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inchiesta “levante”

I migranti disprezzati dai trafficanti: “piccioni” e “pecore” a cui chiedere sempre più soldi

Un giro d’affari che passava per l’Italia, ma non solo. Da Francia e Inghilterra, all’Iraq, alla Turchia: una ramificazione su scala internazionale

Pubblicato il: 22/10/2024 – 14:54
di Mariateresa Ripolo
I migranti disprezzati dai trafficanti: “piccioni” e “pecore” a cui chiedere sempre più soldi

LAMEZIA TERME Una ramificazione su scala internazionale. Un giro d’affari che passava per l’Italia, ma non solo. Da Francia e Inghilterra, all’Iraq, alla Turchia. Un business ingente quello che coinvolgeva l’associazione transnazionale smantellata dall’inchiesta “Levante” della Procura di Catanzaro. Un’organizzazione ben articolata e formata da soggetti che svolgevano compiti diversi ma che avevano un obiettivo comune: sfruttare la disperazione dei migranti per farli arrivare prima in Italia, attraverso i viaggi nel Mediterraneo e poi farli espatriare verso l’Europa. I componenti dell’organizzazione criminale, secondo gli investigatori «hanno mostrato di lavorare in sinergia tra loro per organizzare al meglio i flussi di migranti dall’Asia verso l’Europa».

L’associazione transnazionale

L’organizzazione era formata da diversi esponenti. Sono stati individuati, – si legge nell’ordinanza – ma non compiutamente identificati, ulteriori trafficanti coinvolti negli episodi riportati che, in sinergia con i soggetti identificati, operavano dai Paesi di provenienza o di partenza delle imbarcazioni. Risultano rapporti tra Sirwan, di stanza a Ventimiglia, con Harem, cellula operante per la tratta Francia-Inghilterra, Sirwany, operante in Iraq e Bahoroz, localizzato in Turchia. «Dall’altro lato – scrive il gip – c’erano i soggetti impegnati nella fase di attraversamento del confine italiano. La ricostruzione dei diversi episodi ha permesso di individuare alcuni dei drivers (o procacciatori di drivers), che collaborano con i trafficanti per il trasporto dei migranti da Ventimiglia verso la Francia, prevalentemente Nizza o Parigi, i quali vengono pagati in contanti o dall’organizzazione o dagli stessi migranti che, una volta saliti a bordo, salderebbero direttamente all’autista il prezzo del trasporto».
Le indagini hanno permesso inoltre di individuare il canale utilizzato per il finanziamento dei traffici, che avveniva attraverso il metodo “Hawala“, al cui vertice si pone la figura di Agha Kaifi Agha Qarani, detto “Kaifi” o “Keifi” il quale – scrive il gip – «oltre ad essere attivo nel traffico transnazionale di migranti, ricopre il ruolo di Hawaladar italiano, che si avvale della collaborazione di ulteriori soggetti, operativi nei punti di ritiro del denaro presenti a Ventimiglia, Milano e Roma».

Il disprezzo per i migranti definiti “piccioni” e “pecore”

«Dammi il numero del ragazzo dell’ufficio come si chiama? (numero di Malik) a Crotone, perché ci sono i “piccioni” (le persone, ndr) e dopo escono». Nelle conversazioni gli indagati si riferivano spesso ai migranti chiamandoli “piccioni” o addirittura “pecore”. Un totale disprezzo nei confronti di chi era disposto a tutto pur di andare incontro alla possibilità di un futuro migliore. «Accertato anche il pagamento di pedaggi dai 7 ai 12 mila euro per arrivare dalla Turchia, poi 350 euro per passare il confine. Moltiplicare questi importi significa parlare di flussi finanziari enormi», ha spiegato Gianluigi D’Alfonso, comandante regionale della Guardia di Finanza nel corso della conferenza stampa dell’operazione “Levante” della Procura di Catanzaro. Un giro d’affari ingente, dunque, portato avanti da un’organizzazione che coglieva ogni opportunità di speculare sui trasporti, facendo leva sulla disperazione delle persone: «Non ti preoccupare per i soldi. Chiedi più soldi». (m.ripolo@corrierecal.it)

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