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‘Ndrangheta, i “cavalli di razza” che comandano in Lombardia con le mani in Svizzera

La sentenza d’Appello contro gli appartenenti al locale di Fino-Mornasco ha cristallizzato l’evoluzione delle ‘ndrine con lo sconfinamento in Svizzera

Pubblicato il: 22/10/2024 – 7:44
di Giorgio Curcio
‘Ndrangheta, i “cavalli di razza” che comandano in Lombardia con le mani in Svizzera

LAMEZIA TERME Un quadro accusatorio sostanzialmente confermato e una sentenza che, in Appello, fissa alcuni punti certi. Come già accaduto peraltro con la sentenza emessa nel processo celebrato con rito abbreviato, l’evolversi della ‘ndrangheta in Lombardia ha «portato ad un arricchimento del panorama umano di riferimento, posto che le locali», ossia i clan, «si compongono non solo di personalità mafiose già note, ma anche di nuove generazioni, nuove reclute e, soprattutto, nuovi meccanismi osmotici rispetto al contesto storico e geografico di riferimento». I giudici della Corte d’Appello (Francesca Vitale presidente) hanno confermato ad esempio i 16 anni e 10 mesi inflitta a Daniele Ficarra e i 16 anni per Antonio Carlino. Per Alessandro Tagliente la pena finale è stata aumentata fino a 16 anni e 4 mesi, mentre a 14 anni e 10 mesi è stato condannato Massimiliano Ficarra, commercialista e presunta mente economica della cosca di Fino Mornasco (Como).

Cavalli di Razza

L’inchiesta “Cavalli di Razza” è il filone milanese dell’inchiesta collegata a quelli della Dda di Reggio e Firenze denominati “Nuova narcos europea” e che ha portato il 22 novembre 2021 alla convalida di 48 dei 54 fermi sottoscritti dalla Dda guidata da Alessandra Dolci.  Già a dicembre del 2022 erano stati inflitti oltre 2 secoli di carcere agli imputati che avevano scelto il rito abbreviato, tra cui gli 11 anni e 8 mesi allo storico boss della ‘ndrangheta in Lombardia, Bartolomeo Iaconis. Dagli atti dell’indagine milanese “Cavalli di razza”, condotta dalla Squadra mobile di Milano e della Gdf di Como e coordinata dai pm Pasquale Addesso e Sara Ombra, con al centro la “locale” di Fino Mornasco (Como), era emerso anche che Attilio Salerni (condannato a 8 anni) e il fratello Antonio (8 anni e 4 mesi) sarebbero stati gli esecutori materiali «di violenze e minacce nei confronti dei dirigenti» della Spumador Spa, azienda di bevande gassate finita nella morsa dei clan e per la quale era stata disposta l’amministrazione giudiziaria per infiltrazioni mafiose, poi revocata. 

Le ramificazioni in Svizzera

L’indagine della Dda di Milano ha ricostruito l’attuale operatività della locale di Fino Mornasco ed il suo sconfinamento sul territorio elvetico dove i sono stabilmente insediati dedicandosi ai traffici di sostanza stupefacente proveniente dall’Italia sul territorio del Cantone di San Gallo nella convinzione apertamente dichiarata di poter operare con maggiore libertà su tale territorio. A Zurigo – ad esempio – si svolge uno dei summit documentati nell’inchiesta lombarda. Pasquale e Michelangelo (detto “Bocconcino”) La Rosa, entrambi calabresi (originari della Piana di Gioia Tauro) trapiantati al Nord ma mantengono forti rapporti con il paese di origine, Giffone. I due La Rosa il 26 maggio si trovano a bordo di una Fiat Stilo diretta a Zurigo. È lì che, nell’orto di un loro parente, si svolge una «”mangiata” a base di capra tenutasi il 30 maggio 2020, a cui sicuramente deve essere attribuita la natura di riunione mafiosa». Il filmato girato dal telefono di Michelangelo La Rosa permetterà agli investigatori di documentare la «presenza al convivio mafioso» di otto persone identificate e di altre rimaste allo stato “anonime”.

Il nuovo capitolo

L’inchiesta Cavalli di razza di fatto rappresenta un “nuovo capitolo” della presenza della ‘ndrangheta in Lombardia, soprattutto in riferimento ad un territorio, quello a cavallo tra le province di Como e Varese, in cui è stata ricostruita la presenza attuale e costante delle famiglie Ficarra e Salerni, in grado di acquisire la gestione e il controllo di settori economici attraverso il sistematico ricorso all’intimidazione mafiosa nei confronti di importanti gruppi imprenditoriali. Se fino al 2014 le indagini di ‘ndrangheta in Lombardia miravano a raccogliere quanti più elementi possibile per dimostrarne l’esistenza, oggi invece il concetto di «esistenza della ‘ndrangheta in Lombardia» è superato perché le sentenze e le nuove inchiesta stanno consentendo, di fatto, di ricostruirne i nomi degli appartenenti e le discendenze. (g.curcio@corrierecal.it)

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