REGGIO CALABRIA Via libera all’assestamento di bilancio della Regione Calabria: è stato questo il provvedimento forse più significativo approvato a maggioranza del Consiglio regionale, che inoltre ha “licenziato” anche il bilancio consolidato della Regione e i rendiconti di diversi enti di sottogoverno.
Vale complessivamente 22,5 milioni la manovra di assestamento del bilancio della Regione per il 2024-26. L’assestamento – si legge nella relazione della Giunta regionale – «pone in essere una serie di variazioni tese a rafforzare gli equilibri di bilancio, a garantire la copertura finanziaria di spese di carattere obbligatorio il necessario adeguamento di alcuni stanziamenti carenti in sede di predisposizione del bilancio 24-26 e a soddisfare alcune esigenze provenienti dalle diverse Strutture regionali effettuabili unicamente con legge. La manovra sulle sole risorse autonome per l’annualità 2024… è finanziata per 14,1 milioni di euro da maggiori entrate e 8,4 milioni di euro da risparmi di spesa. Per gli anni successivi la manovra vale rispettivamente circa 5,8 milioni di euro per il 2025 e 5,9 milioni per il 2026, interamente finanziata con risparmi di spesa». Il Consiglio regionale ha poi approvato anche i rendiconti 2023 di Calabria Verde, dell’Ente Parchi marini, dell’Arsac, di Arcea, di Calabria Lavoro e dell’Aterp, il bilancio consolidato della Regione e il bilancio di previsione dell’Ente Parchi marini. In totale, una decina di pratiche di bilancio relazionate tutte insieme – con encomiabile pazienza – dal presidente della seconda Commissione Antonio Montuoro (Fratelli d’Italia).
Quindi, il dibattito. Esordisce Antonio Lo Schiavo (capogruppo del Misto) per il quale «il bilancio rischia di essere sempre più ingessato. Quanto agli enti di sottogoverno, non abbiamo ancora mai fatto il punto sui loro risultati. Mi preoccupano la scarsa informazione su questi enti e lo scarso controllo che la politica esercita su loro, ci sono situazioni come il contenzioso e i pignoramenti fuori controllo». Amalia Bruni (Pd) osserva: «Francamente assistiamo ai soliti finanziamenti a pioggia e alla solita mancanza di programmazione, manca poi una visione strategica e vengono privilegiate certe aree rispetto ad altre, essenzialmente quelle più bisognose». Secondo Raffaele Mammoliti (Pd) «la vera azione riformatrice passa dalla capacità della maggioranza e dal Consiglio di mettere in atto una riorganizzazione degli enti strumentali. Non mai stata fatta ed è responsabilità – va detto – del centrodestra e anche del centrosinistra, ma ormai è improcrastinabile fare un punto della situazione perché mantenere questo status quo è un gravissimo errore. Risollecitiamo ancora una volta il governo regionale e la maggioranza».
Passaggio molto “politico” e poco istituzionale del presidente Filippo Mancuso, che dice ai colleghi di maggioranza, prima di dare loro la parola, «iniziate a rispondere alle tante inesattezze che abbiamo sentito». Secondo Pasqualina Straface (Forza Italia) «è impossibile non riconoscere i passi avanti fatti in questa legislatura, con il risanamento e il rilancio di alcuni enti come Calabria Verde dopo le allegre gestioni del passato o la riforma del Consorzio unico di bonifica». Per Montuoro «non può passare un messaggio diverso rispetto alla realtà, che è quella indicata nei documenti contabili. C’è una chiara controtendenza rispetto al passato. Con riferimento agli enti strumentali e partecipati il patrimonio netto della Regione negli ultimi due anni è cresciuto di quasi 300 milioni. Nell’assestamento di bilancio si è ridotto il fondo perdite per gli enti strumentali, che nel bilancio di previsione era pari a 4 milioni, ora invece destinati ad altre esigenze». Polemica finale da parte di Mammoliti, che si chiede «perché per la maggioranza ha parlato la Straface e non l’assessore Minenna», con la replica di Mancuso: «Ci riserviamo di far parlare l’assessore Minenna quando ci sono cose più consistenti e più importanti rispetto a quelle dette dall’opposizione». Quindi il voto finale, con il via libera all’assestamento a maggioranza, con l’astensione del Pd. (a. c.)
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