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Sanità, meno calabresi rinunciano alle cure ma preferiscono farlo altrove

Liste d’attesa e motivi economici incidono sulla spesa sanitaria. Permane il desiderio di fuga dagli ospedali della Calabria

Pubblicato il: 22/10/2024 – 15:16
Sanità, meno calabresi rinunciano alle cure ma preferiscono farlo altrove

ROMA I pazienti calabresi preferiscono curarsi altrove. Non è una novità, ma una drammatica certezza cristallizzata anche nella terza edizione del “Rapporto civico sulla salute” stilato da Cittadinanzattiva. L’Emilia Romagna, sul fronte della mobilità sanitaria, è tra le regioni attrattive, insieme a Lombardia e Veneto, mentre quelle di fuga sono Campania, Calabria e Sicilia. Per tradurla in numeri, nel 2022 la Regione Emilia-Romagna e la Regione Lombardia registrano valori equiparabili di saldo positivo tra mobilità attiva e passiva, rispettivamente di 337 milioni e 362 milioni. La gran parte delle regioni del Sud, in particolare la Calabria (0,81), non sembrano in grado di soddisfare la domanda interna di cure, con l’effetto migratorio dei propri cittadini.

Il rapporto con i medici

Il report non si sofferma solo sul dato relativo alla emigrazione sanitaria, ma analizza il rapporto tra il paziente e i medici di base. Tra le criticità segnalate, troviamo gli appuntamenti troppo in là nel tempo, le visite troppo brevi, il deficit nelle informazioni che vengono fornite. Il rapporto tra i cittadini e medico di medicina generale è sempre più complesso. Le segnalazioni di disservizi da parte dei cittadini in questa area – si legge nel rapporto – sono triplicate in 5 anni (si passa dal 5,4% delle segnalazioni ricevute nel 2018 al 14,2% del 2023). Non va meglio negli altri servizi presenti sul territorio. Secondo il rapporto, in particolare, le ricadute positive degli investimenti legati al Pnrr e la riforma dell’assistenza territoriale tardano ad arrivare, nonostante si osservino progressi nella messa a terra della riforma: ad aprile 2024, l’86% dei progetti relativi alle Case della Comunità è arrivato alla stipula del contratto. È invece più variegata la situazione degli ospedali di Comunità, con valori che oscillano fra il 70% e il 100%, sebbene alcune Regioni siano molto più indietro: la Calabria è al 45%, la Provincia Autonoma di Trento al 33%, quella di Bolzano a 0.

La rinuncia alle cure

Un altro campanello d’allarme riguarda la rinuncia alle cure. Sempre più italiani decidono di “risparmiare” sulla salute. Che si traduce in una sostanziale privazione del ricorso ad esami e screening. La quota di rinuncia è pari al 9% tra le donne e al 6,2% tra gli uomini, con un divario che si amplia ulteriormente nell’ultimo anno per l’aumento registrato tra le donne adulte. Sul territorio, l’incremento del 2023 rispetto all’anno precedente si concentra soprattutto al Centro (dal 7,0% all’8,8%) e al Sud (dal 6,2% al 7,3%). Nel Mezzogiorno, spicca – dice il Rapporto di Cittadinanzattiva – la Calabria che ha ridotto la quota di persone che rinunciano alle prestazioni rispetto al 2019 (-3%).
Da segnalare che il 4,5% della popolazione complessiva nel 2023 dichiara di rinunciare alle cure non per difficoltà economiche ma a causa delle lunghe liste di attesa (il 4,2% lo fa per motivi economici).

La spesa farmaceutica

Nel periodo gennaio-dicembre 2023, l’Agenzia italiana per il farmaco, nel monitoraggio della spesa farmaceutica, segnala in lieve diminuzione (-1,3%) la spesa per la compartecipazione del cittadino, pari a 1.481,2. Dall’analisi della spesa pro capite per compartecipazione al livello regionale, emerge che questa è più elevata al Sud e nelle Isole (23,9 euro), mentre al Nord risulta pari a 13,7 euro. La Calabria (25,6 euro), il Lazio (25,3 euro) e la Campania (25,2 euro) sono le Regioni con i valori di spesa più elevati. (redazione@corrierecal.it)

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