LAMEZIA TERME Una delle obiezioni più ricorrenti tra chi non vuole il Ponte sullo Stretto – tanto più in queste ore in cui si contano i danni dell’ennesimo evento estremo climatico – riguarda l’utilità di una maxiopera in uno scenario di strade che crollano e uno “sfasciume pendulo” da cui non si vede via d’uscita. Su questo e altri punti Pietro Ciucci, amministratore delegato della Stretto di Messina Spa ed ex presidente Anas, ha risposto nel corso di “Supplemento d’indagine”, la trasmissione di approfondimento in onda su L’altro Corriere TV (canale 75).
«Ho visto le immagini di quanto avvenuto in Calabria come in altre regioni – esordisce Ciucci –, non c’è dubbio che esista un problema di dissesto idrogeologico e cambiamenti climatici aggravati da una scarsa manutenzione del territorio già nei decenni passati. È necessario investire anche in manutenzione ma non penso che la costruzione del Ponte possa essere messa in alternativa a questo tipo di attenzione e interventi di gestione del territorio: anzi, per la sua straordinaria importanza e impatto può essere attrattore di investimenti in un territorio e delle sue esigenze, è un processo che già prima del cantiere ha prodotto i primi segni di attrattività nella progettazione, come più volte ripetuto dal governatore Occhiuto».
Secondo Ciucci «l’investimento può trascinare dietro di sé attenzione sul territorio e innalzare il livello della rete infrastrutturale: il Ponte sullo Stretto non è un monumento o una cattedrale ma un collegamento, un mosaico del sistema dei trasporti stradali e ferroviari, ha una valenza strategica e quindi richiede un innalzamento della qualità generale del sistema».
«Capisco la posizione di chi è contrario al ponte, persone e movimenti che confidano sulla possibilità che non si realizzi: la sua storia passata ispira posizioni di questo tipo – aggiunge il manager –. Ma il progetto è ripartito poco più di un anno fa con una forte volontà politica. La società non è la proponente ma ha ricevuto un mandato preciso da parlamento e governo per fare quanto necessario per realizzare questa straordinaria opera: stiamo lavorando intensamente, abbiamo aggiornato il progetto definitivo, abbiamo risposto alle richieste di integrazioni del Mase e del Mic, ministeri che entro metà novembre dovranno esprimere il loro parere, ed entro il 31 dicembre ci sarà un esame da parte del Cipess (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile, ndr), fondamentale per qualsiasi infrastruttura: approverà sia il progetto definitivo e aggiornato che il piano degli espropri, che partiranno con gradualità. Gli sfiduciati? La settimana scorsa a Milano ho incontrato alcuni imprenditori lontani dalla realtà quotidiana italiana: all’estero opinione pubblica, esperti e opinionisti hanno grande attenzione sull’opera. Dobbiamo rispondere alla paura che il ponte possa incidere su uno status quo che limita lo sviluppo economico di queste aree».
«Attualmente l’investimento è stimato in 12 miliardi di euro, probabilmente avremo un modesto incremento negli aggiornamenti del progetto richiesto dalla progettazione esecutiva, aggiornamenti connessi ad attività di sicurezza. Il piano finanziario ha una caratteristica fondamentale: verrà certificato che sarà interamente coperto da Cipess e ministero delle Infrastrutture, un passaggio rivoluzionario che forse accade per la prima volta. Nessun rischio su ritardi o interruzione dei lavori per mancanza di risorse. La fase realizzativa di cantierizzazione inizierà dopo i primi espropri, la soluzione delle interferenze e la programmazione esecutiva. Il tempo di realizzazione è di otto anni: un fabbisogno di un miliardo e mezzo circa ogni anno, non parliamo dunque di un’opera così pesante per la finanza pubblica», chiosa Ciucci.
«Alla realizzazione del ponte partecipano grandissime imprese: insieme alla italiana WeBuild nella compagine ci sono imprese giapponesi, spagnole, statunitensi, e poi progettisti danesi di ponti sospesi in Danimarca e Svezia con il “Messina style”… Anche in questo, il Ponte sullo Stretto rappresenta un unicum. La difficoltà di attrarre investitori esteri è stata superata dalla nascita di un consorzio in cui la componente estera di grandi gruppi specializzati costituirà una eccezionale ricchezza».
«La sicurezza? Il massimo impegno è stato profuso sotto tutti gli aspetti – sisma, vento, impatto ambientale – mentre con posizioni supponenti i professionisti No Ponte di parte fanno affermazioni non provate che svalutano quello che i nostri esperti e professionisti, ingegneri e progettisti affermano con certezza. La realizzazione del ponte è possibile, è una sfida ma abbiamo studiato molto, impiegato grandi risorse, conoscenze e professionalità, siamo convinti che potrà essere realizzato e gestito in estrema sicurezza», conclude l’amministratore delegato della Stretto di Messina Spa. (redazione@corrierecal.it)
Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato
x
x