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Disoccupazione doppia rispetto alla media nazionale: a Cosenza il lavoro resta una chimera

Nel Rendiconto sociale Inps molte ombre (precarietà, gender gap) e poche luci. Pochi i contratti indeterminati

Pubblicato il: 24/10/2024 – 18:16
di Eugenio Furia
Disoccupazione doppia rispetto alla media nazionale: a Cosenza il lavoro resta una chimera

COSENZA Esistono primati “buoni” e altri negativi, chiamatele maglie nere se preferite: ecco – nella provincia di Cosenza che si spopola mentre i giovani che non emigrano sono o disoccupati o precari e il gender gap si manifesta tanto nel mercato del lavoro quanto nei salari e nelle pensioni – è in controtendenza solo il dato delle entrate contributive (+8,4%), segnale nel suo piccolo positivo in termini di emersione del lavoro nero. Non solo: vanno bene i tempi di disbrigo delle pratiche – per una Naspi o una invalidità civile “bastano” 15 giorni – e un dato invidiabile riguarda la produttività ed efficienza della Direzione provinciale dell’Inps: quella cosentina è 5ª su scala nazionale (dopo Trieste, Latina e due direzioni di Roma: Flaminio e Montesacro) ma colpisce anche la decima posizione dell’ufficio di Corigliano Rossano; con un indice di qualità pari rispettivamente a 15,25% e 11,58%, i due poli del Cosentino superano tanto la media nazionale (0,30%) quanto quella regionale (0,91%).

I punti di debolezza

In provincia di Cosenza solo un quinto dei contratti è a tempo indeterminato e solo il 44% dei lavori è stabile (contro una media nazionale del 61%) e sono ben 42mila i disoccupati, pari al 17,5%: più del doppio rispetto al 7,7% nazionale ma superiore anche al dato regionale (15,9%).
Punti di debolezza – tanti – e di forza sono stati elencati stamattina nella sede della Provincia in occasione del “Rendiconto sociale 2023” redatto dal Comitato e dalla Direzione provinciale Inps Cosenza: per la prima volta un documento di oltre 100 pagine viene non solo presentato ma anche condiviso e analizzato da sindacati e Confindustria, Unical e patronati, rappresentati in sala oltre agli ordini professionali (commercialisti da Cosenza, Castrovillari e Paola e consulenti del lavoro).
«È un momento di trasparenza – dice in apertura dei lavori Vincenzo Grillo, presidente del Comitato provinciale Inps prima di passare alle note dolenti –. Desertificazione abitativa, dati drammatici sui disoccupati e una emigrazione giovanile “solo andata”, costante e qualificata, unita all’invecchiamento fanno della nostra provincia uno scenario complesso». L’impegno dell’Inps è quello di offrire servizi, dare risposte e governare i processi mentre non mancano i ricorsi: da maggio a dicembre 2023 ne sono stati esaminati circa 1900, su base annua sono quasi raddoppiati arrivando a circa 4mila.

incontro inps cosenza

«Divari sociali e territoriali ma anche di genere»

Angelo Maria Manna, direttore provinciale Inps Cosenza, riporta la difficoltà di operare in «un territorio esteso con fabbisogni diversi»: «Con una rete capillare in tutta la provincia ce la mettiamo tutta per creare “valore pubblico”, la nostra cultura del servizio l’abbiamo dimostrata in un periodo drammatico come quello del Covid e cerchiamo di avvicinarci alle fasce più fragili con l’iniziativa Inps per Tutti». Manna rivendica il primato nella tempestività di disbrigo delle pratiche, con «valori anche dimezzati rispetto alle regioni del nord eppure – aggiunge – c’è un gap tra le nostre performance e la percezione del servizio presso gli utenti».
Dopo il saluto di Rosaria Succurro, presidente della Provincia e di Anci Calabria, tocca a Maria Mirabelli, docente di Sociologia politica all’Unical, riconoscere all’Inps un ruolo di «pietra miliare del welfare ma anche di presenza dello Stato in un contesto di complessità sociale e ambivalenza, tra culle vuote da un lato e aumento della longevità dall’altro, in uno scenario di divari socio-territoriali e di genere».  

I sindacati: meno precarietà, più patronati, ispettori e medici

Sulla stessa scia Massimiliano Ianni, segretario della Cgil Cosenza, parla di «una condizione di vulnerabilità che fa comodo alla politica, che così mantiene la base su cui costruire il proprio consenso. L’Inps è un fondamentale pilastro sociale e una rete di sicurezza, il nostro impegno – ha aggiunto – è la lotta sia alla precarietà che all’evasione contributiva, monitorando il sommerso e tutelando i diritti. Anche per fare questo servono più sportelli territoriali: noi ci siamo». Dalla Cgil parla anche Giuseppe Guido, segretario generale della zona Pollino-Sibaritide-Tirreno: «La sede di Rossano è una scommessa vinta ma adesso vanno rafforzate quelle periferiche di Castrovillari e Trebisacce e bisogna rimpolpare il numero degli ispettori: le ispezioni diminuiscono».
Per Giuseppe Lavia, segretario generale Cisl Cosenza, «la mission dei dipendenti Inps è importante nella gestione ordinaria tanto quanto lo è stata nella straordinarietà del Covid, in questo l’istituto si conferma un presidio imprescindibile», mentre il suo omologo della Uil Paolo Cretella ha notato che «dietro questi numeri ci sono persone», invitando a puntare sulla «alfabetizzazione previdenziale anche verso i più giovani». Dal segretario confederale Ugl Cosenza, Gugliemo Nucci, invece, l’invito a incrementare la dotazione di medici e legali, per ora ferma a 12 unità (9 medici e 3 legali) e concentrarsi sul contrasto a lavoro nero e caporalato.
La capillarità della rete Inps sul territorio, dirà in chiusura dei lavori Ignazio Ganga, componente del Civ (Consiglio di indirizzo e vigilanza) Inps ed ex dipendente dell’istituto, è tanto più importante in una regione in cui – altro dato in controtendenza con una diffusa disintermediazione e digitalizzazione – il 68% dell’utenza del Cosentino si rivolge ai 191 patronati o ai 28 Caf del territorio: un’altra cartolina dalla «glaciazione demografica». (e.furia@corrierecal.it)

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