LAMEZIA TERME Le opportunità e i rischi legati al Ponte sullo Stretto, il progetto e le possibili alternative. Si è discusso di questo nella nuova puntata di Supplemento d’indagine, il format condotto da Danilo Monteleone su L’altro Corriere Tv (canale75), ogni mercoledì alle 20:40. Dopo l’intervista all’amministratore delegato della società Stretto di Messina Pietro Ciucci, nella quale ha definito l’opera un «unicum» che favorirebbe lo sviluppo del territorio, a partecipare al confronto sono Rocco La Valle, già sindaco di Villa San Giovanni oltre che membro del Comitato dell’Autorità Portuale, e Piero Idone, rappresentante del WWF e componente storico del comitato che si oppone alla realizzazione del Ponte.
Un’opera, così come le ragioni di Ciucci, che «non convince» Piero Idone. «È una storia che va avanti ormai da 50 anni, si tratta di un’opera che al momento riteniamo sia campata in aria per tutta una serie di problematiche». Tra le quali, sottolinea l’esponente WWF, «manca soprattutto un progetto esecutivo. Abbiamo solo un progetto di massima rimaneggiato mille volte». Se si vuole ambire a una vera continuità territoriale tra Calabria e Sicilia «serve rivedere il sistema di navigazione di oggi. Non abbiamo a Villa San Giovanni un vero porto, ma solo degli approdi. Quello che ci manca nello Stretto è una vera portualità multimodale, che è la vera alternativa al Ponte. A Messina si sta provando a realizzarla, a Villa sembra che siamo ancora negli anni dell’anteguerra».
«Ci credono più gli altri alla questione ponte che noi» esordisce Rocco La Valle, sottolineando la decisione della Commissione europea di cofinanziare il Ponte anche per la parte ferroviaria. «Credo – aggiunge – che le associazioni ambientaliste facciano bene a porre dei dubbi, perché più dubbi si hanno quando si realizza una grande opera migliore sarà il risultato finale. Però devono collaborare, anche portando soluzioni e indicazioni». Sui soldi finanziati dall’Europa, precisa in risposta Idone, «questi sono indirizzati alla ricerca, non alla realizzazione. Servono sostanzialmente a capire se riusciranno a far passare la ferrovia sul Ponte, perché non sono sicuri neanche di quello». Quello sullo sviluppo ferroviario è un discorso fondamentale anche per La Valle: «L’Europa sta riscoprendo le sue radici mediterranee e c’è la necessità di un collegamento stabile tra Italia e Sicilia. Non possiamo pensare di fermare uno sviluppo che in questo momento ci vede protagonisti nel Mediterraneo».
Lo sviluppo per La Valle passa, soprattutto, dalla costruzione del Ponte che gioverebbe in primis al Porto di Gioia Tauro. «Oggi le navi che escono dal Canale di Suez non si fermano a Gioia Tauro perché manca un collegamento ferroviario di alta velocità e la capacità di raggiungere l’Europa in 24-36 ore». Progetti che sarebbero realizzabili solo come opere legate al ponte, perché «altrimenti non ci sarebbe la sostenibilità economica». Investimenti che consentirebbero, secondo l’ex sindaco di Villa San Giovanni, al porto di Gioia Tauro di diventare «la più grande piattaforma logistica del mondo», capace di competere con porti come Anversa, nei quali «lavorano 50 mila persone, mentre a Gioia Tauro, che fa solo transhipment lavorano 3-4 mila persone. Immaginate 50 mila persone che lavorano a Gioia Tauro, mentre perdiamo dalla regione circa 90 mila giovani. Vogliamo continuare a bloccare le infrastrutture?». Per La Valle, dunque, i veri “nemici” del Ponte «non sono gli ambientalisti, ma quelli che gestiscono la logista nel nord Europa che vedrebbero Gioia Tauro arrivare a competere con loro».
Se da una parte Ciucci ha parlato di un «consorzio d’imprese internazionali», più critico resta Piero Idone. «Parliamo sempre di un progetto di massima, nel momento in cui si firmano i contratti e lo Stato dà il via alla realizzazione dell’opera devono esserci le garanzie minime indispensabili. Le imprese di cui parla Ciucci forse hanno più avvocati che operai, non sono stupide. Ci citeranno in giudizio chiedendoci i soldi dell’appalto senza mettere una pietra per essere stati ingannati dallo Stato perché non c’erano i presupposti per realizzare l’opera». E di dubbi sul progetto, aggiunge Idone, ce ne sono troppi «che non sono stati risolti. Più studiamo questo progetto più troviamo problemi e vogliamo risposta». A questi si associano i problemi nel finanziamento dell’opera, soldi che per il rappresentante WWF potrebbero essere spesi a prescindere dal Ponte per consentire «una continuità territoriale che vada oltre la Basilicata. Qui l’Alta velocità non si è fatta in 30 anni, qui vengono chiusi ospedali, subiamo espropri da tanti anni anche a causa del Ponte». «Se noi calabresi e siciliani la smettessimo una volta per tutte di dire no a questa grande infrastruttura, questa se li porta dietro» ribadisce La Valle, sostenendo che tutto questo «era previsto nell’accordo di programma» stabilito da Ferrovie, Anas, Ministero, la società e le due Regioni. Sui rischi di lungaggini e infiltrazioni della criminalità che un’opera del genere potrebbe portare con sé, l’ex sindaco di Villa chiosa: «Non possiamo negare che esista la criminalità sul territorio, ma ci sono anche magistrati eccellenti e procedure per prevenire infiltrazioni». (redazione@corrierecal.it)
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