BELVEDERE C’è una delibera datata 30 ottobre 2019 finita nel mirino della Corte dei Conti. Il documento, il numero 71, si riferisce alla richiesta di dissesto presentato dal Comune di Belvedere Marittimo, in provincia di Cosenza. Al documento vengono allegate la relazione del responsabile del servizio economico finanziario e il parere espresso dall’organo di revisione dell’ente. Nel testo redatto, la responsabile del settore economico finanziario ha descritto la situazione economica dell’ente «oltremodo precaria e di difficile soluzione nell’immediato».
In 60 pagine, il vice procuratore generale Giovanni Di Pietro snocciola cifre e presunte responsabilità nelle condotte legate alla gestione economica dell’ente che porta alla richiesta di condanna dei presunti responsabili. «Un primo grave aspetto di criticità riguarda la riscossione delle entrate correnti». Il comune, infatti, «ha riscosso solo il 62,7% di quanto accertato e il 13,8% in rapporto ai residui preesistenti». Inoltre, sottolinea la Corte, «l’ente ha ripetutamente utilizzato fondi vincolati e destinati alla realizzazione di specifici interventi per sopperire alla scarsa disponibilità di risorse». Questo non ha scongiurato l’accumulo di una «significativa e insostenibile» massa passiva, al 31 dicembre 2018 pari a oltre 14 milioni e 460mila euro.
Ci sarebbero altre criticità, prontamente segnalate, e riguardano la raccolta dei rifiuti e la gestione del servizio idrico. Per quanto attiene il primo servizio, il comune «non è riuscito a raggiungere i necessari livelli di raccolta differenziata richiesti», nell’anno 2018 la percentuale era pari al 29,5% che ha portato la pagamento di una tariffa «onerosa». Sul consumo idrico, inevece, «si sono evidenziate specifiche sul consumo medio pari a 729 litri per abitante».
Il ricorso presentato dalla procura regionale della Corte dei Conti ha dato avvio al giudizio per «l’applicazione della responsabilità sanzionatoria nei confronti degli amministratori e dei revisori dei conti del comune di Belvedere Marittimo che hanno concorso al verificarsi del dissesto». Oltre alle criticità richiamate, il vice procuratore generale ritiene «gli amministratori in carica del quadriennio 2010-2014 responsabili di non avere posto in essere, dopo la pubblicazione della delibera 39 del 2012 della sezione di controllo della Corte dei Conti, gli interventi correttivi richiesti». In definitiva, per i giudici contabili in un comune di piccole dimensioni «gli amministratori non possono non considerare l’importanza della riscossione delle entrate, della verifica effettiva della consistenza debitoria, della reale esigibilità dei crediti conservati in bilanci». Questo atteggiamento viene cristallizzato in un passaggio dove si sottolinea il presunto «disinteresse ed una grave trascuratezza degli equilibri di bilancio dell’ente».
Le richieste formulate dalla procura regionale presso la sezione giurisdizionale per la Regione Calabria riguardano l’ex sindaco Enrico Granata, per una cifra pari a 50mila euro; l’ex assessore Mario D’Aprile (6.580 euro); l’ex assessore Vincenzo Spinelli (17.750 euro); l’ex assessore Carlo Cesareo (14.220 euro); l’ex assessore Vincenzo Cristofaro (11.859 euro); l’ex assessore Giuseppe Filicetti (11.859 euro); l’ex assessore Francesca Impieri (10.673 euro); l’ex assessore Marco Liporace (5.336); l’ex assessore Maria Rachele Filicetti (5.536 euro) e l’ex assessore Ciriaco Campilongo (11.859,00). (f.b.)
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