REGGIO CALABRIA L’imprenditore reggino e testimone di giustizia Tiberio Bentivoglio ancora una volta bersaglio di una intimidazione. Un incendio di natura dolosa nei giorni scorsi ha distrutto parte della sua proprietà a Orti, frazione collinare di Reggio Calabria. Un nuovo episodio ai danni del commerciante reggino che da oltre trent’anni ha deciso di resistere alle minacce, agli attentati e alle richieste di denaro da parte delle cosche della ‘ndrangheta di Reggio Calabria. Tiberio Bentivoglio e la moglie Vincenza Falsone, sono finiti nel mirino della ‘ndrangheta dopo avere resistito alle pressioni per indurli a pagare la “protezione”, subendo furti di merce per centinaia di migliaia di euro, l’incendio di un automezzo, fino a che, nella notte del 5 aprile del 2003, un potente ordigno esplosivo non distrugge il loro negozio, la “Sanitaria S. Elia”.
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«Ancora una volta, Tiberio Bentivoglio, figura esemplare di coraggio e impegno civile, è vittima di un vile attacco intimidatorio. L’incendio doloso che nei giorni scorsi ha distrutto parte della sua proprietà rappresenta l’ennesimo tentativo della ‘ndrangheta di piegare un uomo che ha scelto di non sottostare alla logica del sopruso e dell’omertà, diventando un simbolo di speranza e resistenza per tutti», afferma la consigliera regionale del Partito Democratico, Amalia Bruni, vicepresidente della Commissione consiliare contro il fenomeno della ‘ndrangheta. «Non possiamo limitarci a semplici attestati di solidarietà – prosegue Bruni – serve un impegno reale e tangibile da parte delle istituzioni per essere al fianco di chi, come Tiberio Bentivoglio, ha fatto della lotta alla criminalità una scelta di vita, a costo di sacrifici enormi. A Bentivoglio, che non ha mai ceduto neppure di fronte alla paura e all’isolamento, va tutta la mia vicinanza, ma anche la promessa di una politica più vicina e attenta alle esigenze concrete di chi ha avuto il coraggio di denunciare». «Bentivoglio vive quotidianamente, da anni, le conseguenze del suo impegno. Non possiamo accettare che a un testimone di giustizia venga revocata la scorta proprio quando il rischio per la sua incolumità è evidente. Ricordiamo, alla luce di quanto accaduto, che lo scorso mese di aprile il Ministero dell’Interno ha comunicato la revoca del servizio di protezione, e solo a novembre si saprà se potrà avere ancora la scorta», sottolinea ancora Bruni. «La sua richiesta di giustizia, supportata dalla decisione del Tar, deve spingerci ad agire per una riforma che preveda misure di sicurezza e supporto continuativo per chi ha scelto di denunciare le mafie. Tiberio Bentivoglio non può e non deve essere lasciato solo. La Calabria ha bisogno di uomini come lui, e lui ha diritto a uno Stato che sappia riconoscere e tutelare il suo coraggio, non con parole, ma con fatti», conclude la vicepresidente della Commissione consiliare contro il fenomeno della ‘ndrangheta.
«Mi duole sapere che, nelle scorse ore, Reggio Calabria è stata nuovamente teatro di due fatti gravissimi, ascrivibili all’azione criminale di gruppi che evidentemente continuano a imperversare sul nostro territorio. Mi riferisco all’aggressione perpetrata da persone di etnia rom ai danni di alcune volanti della Polizia e all’attentato incendiario subito, ancora una volta, dal testimone di giustizia, Tiberio Bentivoglio. Fatti che non possono essere ulteriormente tollerati, né sottovalutati, e sui quali mi sto già attivando per intervenire». Inizia così una nota della senatrice della Lega Tilde Minasi che con amarezza commenta quanto accaduto a Reggio, con riferimento, da un lato, alle pattuglie della Polizia che, nei pressi del campo nomadi di Ciccarello, sono state danneggiate da lancio di oggetti pesanti, tanto da costringere gli agenti ad allontanarsi, per mettersi in salvo, e, dall’altro, all’incendio che ha distrutto, per l’ennesima volta, un deposito di proprietà di Bentivoglio. «Sul territorio dello Stato italiano – prosegue la Senatrice – non si può pensare che esistano “terre di nessuno” in mano a chicchessia. I campi nomadi non possono diventare aree inviolabili, perfino per chi lo Stato lo rappresenta e ne deve tutelare la sicurezza, né chi li abita può continuare a pensare di godere di una particolare impunità. E’ gravissimo che interi quartieri, in alcuni casi, siano ormai impenetrabili, addirittura anche da parte degli agenti di polizia, ai quali viene impedito di svolgere la propria attività di vigilanza sul territorio. Sottoporrò immediatamente la questione al ministro Piantedosi – riferisce Minasi – perché possa valutare le azioni da intraprendere, innanzitutto per garantire la sicurezza dei cittadini e delle forze dell’ordine, ma anche perché l’autorità dello Stato sia riaffermata in tutta la sua forza. Ed esprimo agli uomini della Polizia di Stato la mia massima solidarietà. Stesso ragionamento – continua – vale per quanto accaduto a Tiberio Bentivoglio. Mi sono più volte occupata del suo caso e, qualche mese fa, dopo la sua ennesima denuncia sulle condizioni di vita dei testimoni di giustizia come lui, in qualità di Senatore mi sono presa a cuore la sua situazione portandola in Commissione Parlamentare Antimafia, dove, nonostante le sue reiterate richieste, non era stato finora mai ascoltato. Ebbene, sono riuscita – comunica ora la senatrice – e ne sono molto felice, a far disporre finalmente la convocazione di Tiberio da parte della Commissione perché sia audito, cosa che avverrà proprio tra qualche giorno, il 29 ottobre. Sono dunque particolarmente amareggiata – dice ancora – per la nuova intimidazione che ha subito nei giorni scorsi, avremo modo di parlarne nella sede parlamentare e cogliere le sue segnalazioni e il suo appello, facendo in modo che non cada nel vuoto. Intanto – conclude Minasi – anche a lui e alla sua famiglia esprimo la mia più sincera solidarietà e vicinanza, per farli sentire, spero, meno soli».
«Solidarietà a Tiberio Bentivoglio, testimone di giustizia, vittima di un’ennesima grave intimidazione. La sua determinazione nell’affermare i principi della legalità sono una testimonianza di autentico coraggio e un esempio positivo anche per le istituzioni. Auspico che lo Stato, in tutte le sue articolazioni, individui gli autori di queste azioni violente e metta in campo tutti gli strumenti possibili per tutelare Bentivoglio. La Calabria che faticosamente sta cambiando volto, affrontando con rinnovato spirito le sfide del presente in ogni ambito della vita sociale ed economica, ripudia la ‘ndrangheta e ogni forza criminale che tenta di infangare l’immagine della nostra splendida Regione». Così Roberto Occhiuto, presidente della Regione Calabria.
«A nome mio e della comunità democratica calabrese esprimo solidarietà, vicinanza e sostegno al testimone di giustizia Tiberio Bentivoglio, purtroppo ancora vittima di un grave atto intimidatorio». È quanto dichiara il senatore Nicola Irto, segretario del Partito democratico della Calabria, in relazione a un recente episodio ai danni del commerciante reggino. «È un atto che tutti dobbiamo condannare, ma in questi casi – sottolinea Irto – le parole non bastano. Davanti al coraggio e all’esempio di Bentivoglio, è indispensabile che lo Stato compia ogni sforzo possibile per tutelare al meglio questo testimone di giustizia, per individuare e punire – conclude il parlamentare – tutti i responsabili della nuova intimidazione che egli ha subito».
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