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L’INCHIESTA

‘Ndrangheta, il “peso” di Calabrò per l’anello blu di San Siro. «Se non c’era Peppe gli saltavo in testa»

L’entrata in campo di “U Dutturicchiu” e gli attriti con Lucci. «Stavo andando a fargli male, ma è meglio così»

Pubblicato il: 25/10/2024 – 6:59
di Giorgio Curcio
‘Ndrangheta, il “peso” di Calabrò per l’anello blu di San Siro. «Se non c’era Peppe gli saltavo in testa»

LAMEZIA TERME «Ci andiamo a parlare… Ci andiamo a parlare… Questo dice “se vuole l’anello blu, gli do l’anello blu…». È direttamente Peppe Calabrò a spendersi per risolvere, una volta e per tutte, la vicenda legata allo spazio che il calabrese Vottari era intenzionato ad accaparrarsi all’interno dello stadio “Meazza” di Milano. Quell’anello blu che, nei fatti, era ancora in mano all’acerrimo rivale Luca Lucci, storico capo ultrà del Milan e finito in carcere nel blitz “Doppia Curva” della Distrettuale antimafia di Milano.

L’impegno di “U Dutturicchiu”

“U Dutturicchiu” classe 1950, nome di peso all’interno della criminalità organizzata calabrese attiva da decenni nell’hinterland di Milano, a processo per il rapimento e omicidio di Cristina Mazzotti, avendo usato il proprio nome e la propria influenza, esponendosi in prima persona, «si era raccomandato con il corregionale che, una volta raggiunto lo scopo, questi non avrebbe dovuto avanzare ulteriori pretese rispetto a quanto convenuto», annotano i pm nel fermo emesso nei confronti di Daniele Cataldo (cl. ’72), considerato il responsabile del tentato omicidio di Enzo Anghinelli avvenuto nel 2019.

Lo scontro con Lucci

«(…) una volta che accorda, non andiamo là per dire… tutto…» «È l’anello blu? L’anello blu te lo danno! Non mi va poi… che facciamo il discorso… E dice… E poi ti prendi tutto», si raccomanda Calabrò con Vottari. Nel corso della conversazione – intercettata dalla pg ad aprile 2018 – il calabrese Vottari avrebbe comunque chiarito che «la controparte non avrebbe avuto nulla a pretendere nel caso in cui i tifosi, liberamente, avessero abbandonato gli altri gruppi di tifo organizzato per unirsi a quello dei “BLACK DEVIL” e non avrebbe comunque tollerato alcun tipo di ingerenza dal duo rivale Lucci-Lombardi», annotano i pm nel fermo. «Però Pe’, io vi spiego una cosa: tutte le persone che sono sopra stanno aspettando che ci prendiamo l’anello blu… come noi ci prendiamo l’anello blu, tanto scendono con noi…». Poi si esprimeva in modo ancora più chiaro riferendosi proprio ai rivali e, soprattutto, a Luca Lucci: «(…) loro si devono guardare… io non metto becco dove sta lui… e lui non deve mettere parola dove sto io!», anche se gli riconosce comunque un merito: «(…) la cosa più bella che fa sto Luca Lucci… che è capace di gestire una curva della Madonna (…) perché fa coreografie che manco i cani… va beh i soldi gli entrano… pure che spende 80.000 euro di coreografia, ne incassa 200…».

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«Senza Peppe e Sarino gli sarei saltato in testa»

Come ricostruito dagli inquirenti e riportato nel fermo, Peppe Calabrò aveva preso in mano le redini della situazione e per questo motivo Vottari non si sarebbe mai permesso di “disobbedire” «al volere e agli impegni presi dal sanlucota». Lo stesso “Dutturicchiu” aveva ribadito a più riprese il suo «fattivo impegno» per sostenere Domenico Vottari, organizzando anche un incontro al quale avrebbe preso parte lo stesso Lucci. Vottari – ribadendo la sua intenzione di non contravvenire alle disposizioni di Peppe Calabrò – era convinto che senza la presenza di soggetti dall’alta levatura criminale come il sanlucota e Sarino, entrambi elementi di primissimo piano all’interno delle cosche di ‘ndrangheta di San Luca e Platì, il suo atteggiamento nei confronti di Lucci sarebbe stato ben diverso. E lo avrebbe ribadito, come si legge nel fermo, nel corso dell’incontro in cui era presente, oltre a Calabrò, i due Mendolicchio e Campisi, soggetti calabresi «vicini alla cosca Mancuso» e già coinvolti nell’inchiesta “Ossessione” della Dda di Catanzaro contro il narcotraffico. «(…) Te lo giuro quanto è vero la Madonna che se non era intervenuto Peppe… Non c’era Sarino… Gli saltavo in testa… fino a quando non era intervenuto Sarino, stavo andando con la prepotenza proprio a fargli male…». E ancora: «(…) c’erano amici miei che mi fanno: “Mimmo andiamo ad acchiapparlo!… Vedi che questa sera te lo porto qua nel cofano della macchina tutto gonfio”». Ammettendo, infine: «(…) ma è meglio così guarda… almeno… è meglio così guarda». (g.curcio@corrierecal.it)

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