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Dalla lotta alla ‘ndrangheta al furto di informazioni. L’ex superpoliziotto: «Con lo SDI passiamo i guai»

La carriera di Carmine Gallo: gli arresti di “U Tiradrittu” e Gambazza, la stagione dei sequestri. Ora si trova ai domiciliari

Pubblicato il: 26/10/2024 – 15:35
di Giorgio Curcio
Dalla lotta alla ‘ndrangheta al furto di informazioni. L’ex superpoliziotto: «Con lo SDI passiamo i guai»

MILANO «(…) noi possiamo darli i report eh… se ti faccio vedere i report di Enrico… 200… ne ho fatti a migliaia ho fatto di report a Enrico…». E ancora: «(…) te l’ho detto no, con lo SDI passiamo i guai perché non…perché se sa lo SDI siamo fottuti perché quello te lo chiede ogni giorno…». È una delle intercettazioni più significative finite nell’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Milano, Fabrizio Filice, nei confronti di 6 persone, 4 delle quali finiti agli arresti domiciliari mentre sono 60 in tutto gli indagati.
E tra loro c’è anche l’ex superpoliziotto Carmine Gallo. Il suo nome è uno dei più importanti tra quelli emersi dall’imponente inchiesta coordinata dalla Dda di Milano con l’accusa istruita dai pm Francesco De Tommasi e Gianluca Prisco, che avrebbe permesso di accertare, attraverso una serie di intercettazioni telefoniche, telematiche e ambientali, l’esistenza di un’organizzazione di persone e mezzi attiva – in modo professionale – nel commercio di servizi di investigazione privata, attuando però «condotte illecite di accesso abusivo a sistemi informatici in uso al Ministero dell’Interno e alle Forze dell’ordine» di fatto inaccessibili ai privati perché protetti da misure di sicurezza e relativi all’ordine pubblico e alla sicurezza pubblica.  

La carriera e i successi

Quello di Carmine Gallo non è affatto un nome qualunque. L’ex superpoliziotto classe ’58 ha un curriculum di tutto rispetto. Prima l’Antiterrorismo della Digos di Milano, poi la specializzazione nel contrasto alla ‘ndrangheta calabrese a Locri nel Gruppo operativo antisequestri e poi di nuovo a Milano. È un’epoca drammatica per il Paese, la stagione dei rapimenti che proprio Gallo vive da molto vicino. Da Cesare Casella a all’imprenditrice Alessandra Sgarella. Il primo sequestrato a Pavia il 18 gennaio 1988 e rilasciato il 30 gennaio 1990 dopo due anni di prigionia in Aspromonte, la seconda rapita l’11 dicembre 1997 e portata prima a Buccinasco, poi in Calabria, e infine liberata dopo 266 giorni in mano ai sequestratori. Il passaggio alla Squadra Mobile di Milano consente a Gallo di toccare con mano la penetrazione della ‘ndrangheta calabrese nel capoluogo lombardo.

La lotta alla ‘ndrangheta

Ma nel lunghissimo curriculum del poliziotto campano c’è anche il ruolo di referente italiano per la polizia tedesca che il 15 agosto del 2007 ha scoperto il terrorismo dei clan di ‘ndrangheta con la sanguinosa e terribile strage di Duisburg. Gallo fu Il primo ad arrivare fu Giuseppe Morabito noto come “U Tiradrittu”, espressione delle cosche di Africo. Poi Antonio Pelle “Gambazza”, boss di San Luca morto nel 2009. Per ultimo giunse Antonio Papalia, boss di Platì, referente al nord della mafia calabrese e padrone di casa. «Non si era mai verificata una cosa del genere, un summit storico – raccontò Gallo sentito come testimone al processo sulla cosca Morabito e come riportato dal Fatto Quotidiano – abbiamo visto tre personaggi principali delle tre maggiori organizzazioni criminali operanti in Calabria e in Lombardia, credo che sia una cosa che mai più si è verificata». 

Giovanni Melillo e Marcello Viola durante la conferenza stampa in procura 

Le società e gli accessi abusivi

Per Gallo, dunque, una parabola discendente. Nel mirino dell’inchiesta sono finite tre società operative sul mercato: la “Equalize s.r.l.”, facente capo a Enrico Pazzali, quale socio di maggioranza (95%) e presidente del Cda, e proprio a Carmine Gallo, socio cli minoranza (5%) e amministratore delegato della società. E poi le società Mercury Advisor s.r.l.s., di Massimiliano Camponovo e Nunzio Samuele Calamucci, e la Dag s.r.l.s. di Giulio Cornelli. Come ricostruito dagli inquirenti e riportato dal gip nell’ordinanza, dunque, i tre effettivi amministratori e gestori della struttura, Gallo, Calamucci e Cornelli avrebbero «sbaragliato di fatto la concorrenza, offrendo sul mercato un servizio indisponibile alle altre società del ramo, perché illegale: ovverosia inserire nei “report reputazionali” redatti su mandato dei clienti non solo le informazioni tratte da “fonti in chiaro” (Open source intelligence, OSINT in breve), ma anche informazioni inaccessibili al pubblico e alle società di investigazione private, perché contenute nelle banche dati istituzionali del Ministero dell’Interno e di altre istituzioni pubbliche: lo “S.D.I.” delle Forze di Polizia, le banche dati delle Agenzie delle Entrate, il Punto Fisco e Serpico, la banca dati SIVA delle Segnalazioni Operazioni Sospette, la banca dati INPS, la banca dati ANPR, contenente le certificazioni e le informazioni anagrafiche dei cittadini, la banca dati FSE (Fasciolo Sanitario Elettronico), nonché l’anagrafe dei rapporti bancari e delle informazioni tributarie, sempre della Agenzia delle Entrate», annota il gip nell’ordinanza.

La mappa della criminalità organizzata

Secondo l’inchiesta, inoltre, il gruppo era in grado di accedere addirittura allo strumento Ma.Cr.O. Mappe Criminalità Organizzata, riservato solo a pochissimi operatori sul territorio nazionale, all’interno del quale sono riportati tutti i nominativi dei soggetti affiliati ad organizzazioni criminali di stampo mafioso, con indicazione dei ruoli dagli stessi ricoperti all’interno delle rispettive organizzazioni, famiglie, cosce, clan, ‘ndrine, locali. E sono presenti anche atti, documenti, ordinanze e fotografie. Informazioni “classificate” e strettamente istituzionali, in alcun modo accessibili ai soggetti privati. Gli accessi abusivi vengono realizzati dall’organizzazione illecita secondo due modalità: nell’instaurazione di rapporti illeciti, di natura corruttiva, con pubblici ufficiali in servizio.

La “messa a disposizione”

Per gli inquirenti, dunque, si tratta di una vera e propria “messa a disposizione” del pubblico ufficiale verso la Equalize, «essenzialmente nella persona di Gallo, per l’effettuazione di un numero molto elevato di accessi “a richiesta”, dietro la percezione di un compenso stabile, praticamente una voce mensile, e di altre utilità dirette», riporta ancora il gip nell’ordinanza. Come «l’instaurazione di rapporti di lavoro a favore di congiunti dello stesso pubblico ufficiale». Sono questi i casi dei pubblici ufficiali Marco Malerba (per il quale è stata disposta la sospensione dall’esercizio del pubblico uffici per 6 mesi), in servizio presso il Commissariato di Polizia di Rho-Pero ed ex collega di Gallo, e del maresciallo della Guardia di Finanza, in servizio alla Dia di Lecce, Giuliano Schiano (stessa misura di Malerba). L’altra modalità attraverso cui il gruppo criminale arriva a carpire le informazioni riservate contenute nelle banche dati in dotazione agli apparati pubblici, consisteva, invece, nella violazione diretta dei software che proteggono quelle informazioni. (g.curcio@corrierecal.it)

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