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Filippo Ceravolo, il dolore e la rabbia della famiglia: «Ci hanno massacrato un figlio, vogliamo giustizia» – FOTO

A Soriano ricordato con una messa il giovane di 19 anni ucciso dalla ‘ndrangheta. Le parole di papà Martino a 12 anni dall’omicidio

Pubblicato il: 26/10/2024 – 7:54
Filippo Ceravolo, il dolore e la rabbia della famiglia: «Ci hanno massacrato un figlio, vogliamo giustizia» – FOTO

VIBO VALENTIA «Era un ragazzo buono, solare, con un sorriso unico». La mano tremante dall’emozione, la maglietta con il volto di Filippo Ceravolo e una lettera per ricordare l’innocenza di un ragazzo di 19 anni ucciso dalla ‘ndrangheta. Sono le parole della piccola cugina di Filippo a far scorrere le lacrime, fin lì trattenute a stento, di papà Martino e mamma Anna, genitori da dodici anni in attesa di giustizia per l’omicidio del figlio Filippo, raggiunto da una sparatoria il 25 ottobre del 2012. L’obiettivo dell’agguato era Domenico Tassone, con lui in macchina, presumibilmente come regolamento di conti in dinamiche ‘ndranghetiste. Soltanto supposizioni e sospetti, però, perché l’indagine per l’omicidio di Filippo Ceravolo è stata archiviata nel 2016, un caso ancora oggi irrisolto, ma che potrebbe presto rivedere nuova luce e novità. Un’archiviazione che aveva completamente «buttato nello sconforto» la famiglia, come dice Martino Ceravolo, a margine della commemorazione svolta ieri sera nel Santuario di San Domenico a Soriano Calabro.

Il dolore e la rabbia di Martino Ceravolo

«Mi hanno massacrato un figlio» ripete più volte con la commozione e la rabbia di un padre che ancora resta, dopo 12 anni, senza una verità. «Non è giusto che abbiano ucciso un ragazzo di 19 anni. Aveva una vita, aveva dei sogni, si voleva sposare». Parla di una «famiglia distrutta» dal dolore, invoca «certezza della pena» e chiede giustizia. In chiesa, come verrà sottolineato, sono in tanti al fianco della famiglia di Filippo: ci sono le autorità, tra cui il comandante provinciale dei Carabinieri Luca Toti, c’è il Comune con il Sindaco Antonino De Nardo, ci sono i testimoni di giustizia e gli altri familiari delle vittime innocenti. Manca, però, una buona parte della comunità sorianese. «Io lotto anche per loro, perché quello che è successo a mio figlio può succedere a chiunque. Può succedere ai loro figli, di essere sparati mentre sono dal parrucchiere o in macchina come Filippo. Tutto questa va fermato» continua Martino, che racconta anche il dolore che arriva ad ogni anniversario. «Non ho dormito, ho lasciato che la mia famiglia si addormentasse a mezzanotte, poi ho preso la macchina e sono andato al cimitero con Filippo». Un dolore straziante «ma dobbiamo continuare ad andare avanti, non so come sto facendo a restare in piedi, ma ho visto una bara bianca e qui a Soriano, a Vibo e in tutta la Calabria io non ne voglio vedere più».

La cerimonia

Dopo la messa in sua memoria, sono stati consegnati riconoscimenti da parte della famiglia Ceravolo e da Libera Vibo Valentia al prefetto di Vibo Paolo Giovanni Grieco, al direttore della Tgr Rai Riccardo Giacoia, al questore di Vibo Rodolfo Ruperti e al procuratore di Vibo Camillo Falvo, questi ultimi due assenti per impegni sopraggiunti all’ultimo momento. « La storia di Filippo Ceravolo ha lasciato un segno indelebile perché è un simbolo un po’ di quella che è la drammaticità di questa situazione» ha detto il prefetto di Vibo Grieco. «Un segno che la criminalità organizzata non guarda in faccia a nessuno pur di portare avanti le proprie attività e i propri interessi, sacrificando bambini, giovani e vittime innocenti. Ma vedo anche una grande consapevolezza da parte della gente e una voglia anche di riscatto». Poca, però, la gente presente alla cerimonia, tanti i banchi del Santuario rimasti vuoti, mentre in tanti passeggiavano sul corso antistante la chiesa. «Oggi molti dei sorianesi qui non ci sono. Quando questa chiesa sarà sempre più piena la battaglia sarà stata vinta. Ma al di là degli esiti processuali, possiamo dire che c’è stata comunque maggiore sensibilità e consapevolezza e noi confidiamo soprattutto su questo».

Il ricordo della piccola Martina

Nel corso della cerimonia è stata letta anche una lettera da parte di Martina, la piccola nipote di Filippo. «Per me è come se ti conoscessi da sempre, conosco tutto di te. Eri un ragazzo dolce, gentile, rispettoso e onesto. Eri bello dentro e fuori» ha letto di fronte a Martino, Anna e mamma Maria Teresa, prima di una corsa e un lungo abbraccio con loro. Anche sulla sua maglia il volto dello zio, sul suo viso invece un sorriso innocente, quasi a dare forza e speranza a una famiglia che da 12 anni vive nel dolore e, soprattutto, che resta ancora senza giustizia. (Ma.Ru.)

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