COSENZA «Il Bilancio Sociale Inps e gli altri report statistici disponibili evidenziano le tante crepe del nostro sistema economico-occupazionale – scrive in una nota Giuseppe Lavia, segretario generale della Cisl provinciale di Cosenza – e ci danno una rappresentazione plastica, evidente, dell’urgenza di misure più incisive a sostegno di occupazione, partecipazione al mercato del lavoro e superamento della precarietà.
«In provincia di Cosenza, nel 2023, rispetto al 2022 – prosegue il Segretario Cisl –, crescono tutte le tipologie di assunzione, tranne quelle a tempo indeterminato che calano del 5%. Solo un quinto dei contratti è a tempo indeterminato. In questa direzione, la misura Transformer presente nel Piano per l’Occupazione 23-27 presentato dalla Regione Calabria, che concede incentivi alle imprese che trasformano i rapporti di lavoro da tempo determinato in tempo indeterminato, appare utile».
L’altro dato che necessita di una riflessione è quello delle retribuzioni medie settimanali nel settore privato che si fermano a 450,00 euro, meno della media regionale che è 465,00 euro, a fronte di una media nazionale che è 562,00 euro. Incrociando i dati Istat, Cosenza è nel 2023 la provincia calabrese con il più elevato tasso di disoccupazione.
«Esiste – per Lavia – un tema del lavoro povero, legato alla forte incidenza di alcuni settori, in particolare l’agricoltura e terziario. In base ai dati forniti dal sistema camerale, per esempio, gli occupati nel settore manifatturiero sono solo il 7,3%. La narrazione bucolica di un futuro affidato alle sorti magnifiche e progressive di agricoltura e turismo, settori certamente importanti, si scontrano contro questi dati. Occorre riflettere sull’urgenza di uno sviluppo industriale, manifatturiero e dei servizi avanzati, senza bloccare investimenti importanti come quello saltato di Baker Hughes a Corigliano Rossano, favorendo il rafforzamento degli investimenti privati nel settore dell’innovazione tecnologica».
Incide tanto il part-time involontario, che in Calabria si attesta al 12,4%, dato superiore del 30% rispetto alla media nazionale, così come il fenomeno diffuso del lavoro nero, rispetto al quale servono misure incisive tese all’emersione.
Altro dato importante è quello relativo al tasso di occupazione delle donne 15-24 anni, che cala in maniera vistosa. Il numero degli inattivi nella fascia 15-64 anni: 70.000 uomini e 124.000 donne, con un tasso di inattività al 45,8%.
«Francamente il superamento nel divario dell’occupazione giovanile e femminile doveva essere uno degli obiettivi trasversali del PNRR. Lo abbiamo denunciato più volte: troppe deroghe al 30% di assunzioni di giovani e donne legate ai bandi PNRR, deroghe che sono in contraddizione con lo spirito stesso del Piano. Occorre – aggiunge Lavia – interrogarsi sull’efficacia rispetto agli obiettivi delle misure messe in campo prima con Garanzia Giovani e ora con il Programma GOL. Noi lo ribadiamo: la formazione va finanziata premiando i suoi risultati in termini di ingresso nel mondo del lavoro e non solo per le ore d’aula. La strada verso un sistema di formazione e di servizi per il lavoro pubblico-privato efficiente è ancora lunga. Le crepe del nostro sistema economico occupazionale – conclude il segretario provinciale della Cisl Lavia – ci restituiscono l’immagine di un territorio provinciale fermo, che ha perso il dinamismo di anni precedenti, che probabilmente si è cullato troppo, che si sta avvitando su sé stesso ed impongono serie riflessioni sul modello di sviluppo da adottare».
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