COSENZA Poi dicono che Gratteri non ha fiuto e metodo per capire la ‘ndrangheta. Andarsi a rileggere il libro scritto con Antonio Nicaso «come le mafie approfitteranno dell’emergenza Covid-19 per radicarsi nel territorio italiano», analisi compiuta della subitanea intuizione all’apparire della pandemia, con ammonizione pubblica che la ‘ndrangheta era pronta a fare soldi su quello che accadeva.
E’ cronaca di queste ore che la banca d’affari di Milano, Banca Progetto, sia stata posta sotto amministrazione giudiziaria dal Tribunale per legami con la ‘Ndrangheta. Dieci milioni di euro per sostegni del Governo causa Covid e crisi economica provocata dalla guerra con la Russia sono finite in mano alle cosche smistate dai funzionari bancari. La banca non è indagata e sembra un paradosso. E’ la prima volta che si registra un provvedimento di tal fatta. La gestione della banca secondo il Gico della Finanza e la Procura è stata “superficiale e sprovveduta”. Arriva un commissario esterno a vigilare su una banca che ha permesso condotte illegali. Il Cda resta in carica. La Banca d’Italia comunque con i suoi ispettori nel 2021 e nel 2022 aveva segnalato procedure non idonee a evitare riciclaggio e servizi tossici. Era già sul punto decisa una sanzione per centomila euro. Si resta basiti dal fatto che l’imprenditore qualunque che chiede un fido è sottoposto ad ogni tipo di controllo e poi 9 società dei soliti compari prendono fondi pubblici dei ristori per gli italiani. Chi è caduto dal pero è l’Ad della banca che in una conferenza stampa ha dichiarato che su 40.000 clienti 9 sono le posizioni sospette e i nominativi individuati non sarebbero stati nel loro portafoglio. Se la banca fosse stata calabrese magari al manager sarebbe almeno arrivato un avviso di garanzia. Comunque al Corriere della Calabria della cosca di Lonate Pozzolo avevamo tracciato un preciso identikit. A Milano la ‘ndrangheta non controlla solo le curve ma sta anche nella finanza e nelle banche.
***
A proposito di curve milanesi a San Siro, tranne il conduttore tv Giletti, nessuno è interessato al fatto che il sindaco di Milano Sala e la sua amministrazione progressista abbiano dormito sull’appalto dei parcheggi dello stadio. Si spera meglio ora che la capitale morale d’Italia si avvia a costruirne uno nuovo di stadio. Esemplare la storia di Giuseppe Calabrò, 74 anni, un piede a Bovalino e un altro a Milano, un grande vecchio della Santa, il cosiddetto “Dutturicchiu”, alias dovuto a tre anni di studio in Medicina e poi di Farmacia non finite per le sue vicende giudiziarie. E’ solo indagato nell’inchiesta Doppia curva. Ma è lui che aveva intuito che tra i tipacci di Milan e Inter giravano tanti soldi. Il suo ufficiale di collegamento è Pino Caminiti legato all’imprenditore dei parcheggi di San Siro, Gherardo Zaccagni. Stando alle indagini, avrebbe versato circa 4mila euro al mese “per circa due anni”, come gestore di parcheggi vicino allo stadio (per la sua società la Procura ha chiesto una misura interdittiva), ai capi ultrà interisti Vittorio Boiocchi (ucciso nel 2022) e Andrea Beretta. Dagli atti dell’inchiesta risulta che il vecchio Calabrò avesse detto al giovane Bellocco che sarà poi ucciso dal capo ultras dell’Inter «i parcheggi non si toccano fin quando ci sono io. Se c’è qualcuno che c’ha qualche problema viene da me». Il Corsera nelle sue cronache milanesi riporta che Pino Caminiti dicesse del suo capo Calabrò «il vecchio se lo vedi non gli dai una lira. Parenti, tutti parenti. I Papalia sono parenti anche con Morabito e con Calabrò e con Romeo. Più si sposano e si mettono tra di loro, più creano quella cosa di intoccabili, hai capito? Hanno in mano il mondo intero». Ha capito il contesto il sindaco Sala?
***
Domenica prossima il programma di Sigfrido Ranucci Report non si occupa solo dei guai del ministro della Cultura Giuli. Nella prima puntata si accenderanno i riflettori sullo sbarco di migranti a Jonica che durante l’estate capimmo che era una nuova Cutro ben occultata come ho sostenuto in una puntata del mio Quarta parete. Report dovrebbe aggiungere dettagli più precisi sui tempi di intervento della Guardia costiera italiana e sul ruolo della prefettura di Reggio Calabria.
***
A proposito di sbarchi. Ci sono voluti dieci mesi di carcere per accertare che l’attivista iraniana Maysoon Majdi, ventottenne curda che era stata arrestata il 31 dicembre 2013 a Crotone non era la scafista. La magistratura è stata inflessibile quasi come quella dei colleghi iraniani. Maysoon è fuggita da un regime barbarico, quello che impedisce di leggere libri come Lolita alle donne, che le obbliga a portare il velo. E poi dicono che le toghe sui migranti sono rosse. C’è voluta una mobilitazione dal basso per farla uscire dal carcere calabrese. Una buona differenza con l’Iran.
***
Chiudiamo con il calcio. Il presidente del Cosenza Calcio Eugenio Guarascio ha rotto il lungo silenzio e un briefing (non conferenza stampa che sa di domande scomode) ha dichiarato «Non ci sono criticità, ora però facciamo quadrato» . Da tifoso del Cosenza dico che era più elegante continuare con il silenzio. (redazione@corrierecal.it)
Il Corriere della Calabria è anche su Whatsapp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato
x
x