ROMA «Dopo mesi di accuse il centrodestra butta giù la maschera e ammette a denti stretti che il dietrofront della Baker Hughes sul progetto a Corigliano-Rossano non è un caso ma sarebbe da ricondurre ai fondi Zes 2023, più appetibili rispetto a quelli del 2024. Proprio a partire dal 1 gennaio 2024 risulta infatti istituita la Zes unica per il Mezzogiorno e soppresse le 8 e più limitate territorialmente Zes esistenti. Ecco quindi la necessità di piegare l’interesse pubblico a quello privato. Ecco quindi le sortite del centrodestra urbi et orbi per mascherare il proprio fallimento». Così in una nota Vittoria Baldino, vicecapogruppo del M5S a Montecitorio. «La realtà è semplice. Accade quello che il M5S ha sostenuto dal principio: il passaggio da 8 e limitate Zone Economiche Speciali, di cui una era la Zes Calabria, ad una Zona Economica Speciale unica estesa in modo indiscriminato ha ampliato notevolmente la platea dei beneficiari. Conseguenza? Le risorse sui benefici fiscali nel 2024 per le imprese risultano annacquate. Così mentre il governo Meloni ha promesso un credito d’imposta pari al 60% quest’estate è stato ridotto a poco più del 17%. Un fallimento a cui a più riprese il governo sta cercando di mettere una toppa alimentando però dubbi sulla reale portata dell’iniziativa – rimarca Baldino. Non è ancora possibile sapere infatti con certezza a quanto ammonterà il vantaggio fiscale per le imprese. Concepita come strumento di sviluppo per aree più svantaggiate è stato trasformato così in un contentino per tutti».
«Nel mondo non esiste un altro esempio di Zes estesa come quella del Mezzogiorno con i suoi 123 mila chilometri quadrati – prosegue Baldino. Lontano dal rappresentare un elemento di forza del modello italiano la Zes unica è semmai un elemento di debolezza che ne depotenzia le reali capacità attrattive. Le Zes di successo nel mondo confermano caratteristiche precise: tutte sono identificabili con aree geografiche limitate e nate perlopiù in prossimità di grandi città e ben collegate con importanti infrastrutture come porti, autostrade e aeroporti. Così si è finito solo col rendere tutto più confuso e meno gestibile da un punto di vista amministrativo. Nessuna grande impresa potrà mai scegliere di insediarsi nelle aree interne o luoghi periferici poco attrezzati dal punto di vista infrastrutturale. Prova ne sono gli investimenti legati alla Zes in Calabria praticamente fermi al palo. Pochissimi nuovi insediamenti, qualche ampliamento di stabilimenti esistenti e poco altro. Occorreva salvaguardare le Zes esistenti, rinunciare alla tentazione dell’accentramento, che è tipico delle destra, per costruire con gli attori locali, partendo dai sindaci, lo sviluppo dei territori ricadenti nelle Zone economiche speciali già esistenti». «La vicenda Baker Hughes confermerebbe dunque – conclude Baldino – che la riforma delle Zes voluta dal governo Meloni è solo una brutta operazione di potere del governo a danno della Calabria, dopo la sciagurata riforma dell’autonomia differenziata».
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