«Una delle problematiche principali delle modifiche al credito di imposta Zes contenute nel dl Fisco è l’aumento della complessità amministrativa. Le imprese devono gestire una maggiore quantità di comunicazioni integrative per aggiornare gli investimenti, il che può comportare ritardi o errori e rallentare l’accesso ai benefici. Questo processo rischia di creare incertezze, soprattutto per le aziende che pianificano investimenti in base al credito d’imposta». Lo afferma la Uil nella memoria sul dl Fisco depositata alla commissione Bilancio del Senato. Sulla norma la Uil solleva «alcune criticità, sia dal punto di vista operativo che strategico che potrebbero comprometterne l’efficacia, se non gestite adeguatamente». Oltre all’aumento della complessità amministrativa, la Uil punta il dito sull’allocazione delle risorse residue: «Non è sempre prevedibile la disponibilità di tali risorse, il che rende difficile per le imprese pianificare con precisione gli investimenti futuri. Inoltre – prosegue -, potrebbe verificarsi una distribuzione disomogenea delle risorse, con un vantaggio per le imprese che presentano investimenti successivi, penalizzando quelle che non riescono ad accedere alle risorse residue». Un altro “punto di debolezza”, per la Uil, è «l’estensione temporale per gli investimenti: il periodo di ammissibilità (dal 1° gennaio 2024 al 15 novembre 2024) potrebbe risultare troppo breve per permettere una pianificazione adeguata, lasciando fuori alcune imprese che non riescono a completare gli investimenti in tempo utile». Inoltre, aggiunge la Uil, «esiste il rischio di disparità tra le diverse aree tre Zes: alcune di queste, più organizzate, potrebbero beneficiare maggiormente delle modifiche, mentre altre potrebbero rimanere indietro a causa di minori capacità di attrarre investimenti o di infrastrutture meno adeguate».
Per la Uil sussiste anche «la possibilità che il credito d’imposta Zes si sovrapponga ad altri incentivi già esistenti, creando confusione». Infine, le modifiche «introducono un sistema più complesso, che richiede una maggiore vigilanza da parte delle autorità per garantire la conformità degli investimenti e la corretta allocazione delle risorse». «Inoltre – prosegue la Uil -, la complessità delle nuove norme potrebbe favorire abusi, richiedendo verifiche più rigorose». Per questo, secondo la Uil, resta «fondamentale aprire la partecipazione all’interno della Cabina di regia Zes, delle parti sociali e delle Regioni interessate per competenza territoriale».
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