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Il Mediterraneo porta d’ingresso per i migranti in Europa. Le vittime in mare «una drammatica costante»

Dal 2014 al 2024 oltre 30mila tra morti e dispersi. In Calabria il 5,6% di stranieri

Pubblicato il: 29/10/2024 – 10:31
di Mariateresa Ripolo
Il Mediterraneo porta d’ingresso per i migranti in Europa. Le vittime in mare «una drammatica costante»

Le rotte battute dai migranti per arrivare in Italia – con numerosi sbarchi anche il Calabria – corrono principalmente lungo il Mediterraneo: nel 2023 sono sbarcate 158mila persone, +50% in un anno, di cui 17mila minori non accompagnati. Lo rileva la 34ª edizione del Dossier Statistico Immigrazione, realizzata dal Centro Studi e Ricerche IDOS in collaborazione con il Centro Studi Confronti e l’Istituto di Studi Politici “S. Pio V”, che offre una panoramica aggiornata sull’immigrazione in Italia, basata sui dati statistici e inquadrata nel contesto internazionale.

Le tragedie in mare: in 10 anni oltre 30mila tra morti e dispersi

Il Mediterraneo è per i migranti la porta d’ingresso all’Europa. La rotta più battuta nel complesso resta quella del Mediterraneo centrale (nel 42,2% dei casi), che rispetto al 2022 ha registrato il +54,1% degli arrivi. Arrivi aumentati anche per le rotte del Mediterraneo orientale (+57,9%) e dall’Africa occidentale (+156,6%), diventata la rotta più letale al mondo con 6.618 morti nel 2023. Diminuiscono invece gli arrivi dai Balcani occidentali. Drammatici i dati sui morti in mare: «in tutto – rileva l’analisi – il Mediterraneo dal 2014 ad agosto 2024 i morti e dispersi accertati sono stati oltre 30.294, di cui 3.155 solo nel 2023 e già altri 1.390 nei primi 8 mesi del 2024. Ma probabilmente altrettante sono state le vittime di naufragi non intercettati. Tra il 2023 e agosto 2024 sono invece 608 le morti accertate durante l’attraversamento del Sahara». E restando sui dati delle tragedie in mare, nel dossier si legge che nel 2023 «oltre 1.000 sbarchi sono stati classificati come operazioni di polizia invece che come eventi di soccorso, causando confusione, ritardi ed esiti nefasti, come accaduto nel naufragio di Cutro». Secondo il Viminale sono «oltre 93mila i migranti bloccati da Libia e Tunisia nel 2023, mentre l’Oim quantifica in almeno 22mila le persone morte o scomparse lungo la rotta del Mediterraneo centrale negli ultimi dieci anni (2.526 solo nel 2023)». «Le vittime – al netto di quelle non accertate – sono una drammatica costante, sempre più difficile da monitorare dopo i blocchi e le sanzioni comminate alle ong che effettuano operazioni di ricerca e soccorso. Soprattutto a seguito dell’obbligo di raggiungere il porto assegnato senza ritardi, del connesso divieto di operare salvataggi multipli e della “prassi dei porti lontani”, nel 2023 le navi umanitarie hanno perso 374 giorni di permanenza nell’area operativa, cui si sommano quelli passati in fermo amministrativo. Di conseguenza, hanno salvato e fatto sbarcare neanche 9mila persone, meno del 6% del totale (contro circa il 10% del triennio precedente), a riprova di quanto mendace sia la connotazione, loro attribuita, di pull factor. Nello stesso anno la guardia costiera italiana ha soccorso quasi 107mila migranti».

Le cause delle migrazioni: tra violenze e crisi alimentari

Violenze ed instabilità nei Paesi di partenza, con conseguenti vie di fuga sicure porta all’aumento dei flussi non programmati, composti in larga parte da persone in cerca di protezione. Nel dossier si rileva che oltre il 70% dei migranti forzati proviene da Paesi in crisi alimentare, fattore scatenante o concausa di conflitti sanguinosi: «Nel 2023 la Fao stima 733 milioni di persone che nel mondo soffrono la fame, numero che sale a 2,3 miliardi includendo chi ha una sicurezza alimentare incerta». 
«La diseguale distribuzione delle risorse – si legge nell’analisi – continua a essere tra le principali cause delle migrazioni: il Nord del mondo, con solo 1,4 miliardi di abitanti (un sesto della popolazione globale), detiene quasi la metà del Pil mondiale, mentre al Sud, con 6,7 miliardi di abitanti, spetta il restante 53,4% e un Pil pro capite 4 volte inferiore rispetto al Nord (14.700 vs 59.800 dollari Usa). Un ruolo compensatorio è svolto dalle rimesse inviate nei Paesi a basso e medio reddito, che nel 2023 hanno raggiunto i 656 miliardi di dollari Usa, contribuendo a oltre il 2% del Pil dei Paesi di origine, considerando anche i canali informali. In Italia le rimesse inviate dai migranti ammontano a 8,2 miliardi di euro (-0,4%: primo calo dopo quasi un decennio di continua crescita). 
Le nuove prospettive di cooperazione allo sviluppo annunciate dal “Piano Mattei”, teoricamente miranti a un partenariato con i Paesi africani basato su pari dignità e reciproco beneficio, rischiano di anteporre l’obiettivo di limitare l’immigrazione e garantire la sicurezza energetica all’effettivo miglioramento ambientale e socio-economico dei Paesi di origine dei flussi». 

I cittadini stranieri: in Calabria il 5,6%

La ricerca rileva che le persone straniere residenti in Italia sono tornate a crescere: «sono 5,3 milioni a fine 2023 secondo il dato provvisorio dell’Istat (+166mila in un anno), il 9,0% della popolazione complessiva. In continuità col 2022, prosegue la ripresa delle iscrizioni anagrafiche per trasferimento dall’estero (360mila), esito di un percorso migratorio già iniziato da tempo (dai familiari o dagli stessi nuovi arrivati), e solo in minima parte conseguenza degli arrivi più recenti. Diminuiscono, invece, i trasferimenti verso l’estero (34mila)». 

A livello nazionale, tra i primi Paesi, per percentuale di residenti stranieri (secondo i dati del 2022) ci sono Romania, Albania, Marocco, Cina e Ucraina. A livello regionale, i residenti stranieri, secondo i dati del 2023, in Calabria – tra le ultime quindi in classifica – corrispondono al 5,6% della popolazione complessiva. A vertice della classifica ci sono Emilia Romagna con 12,7% e a Lombardia con il 12,1%.

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