CATANZARO Accordi non scritti e accettati da lavoratori in stato di bisogno, condizioni di lavoro deteriori rispetto quelle riscontrabili dalla documentazione negoziale ma solo formalmente e artefatta. È questo il quadro ricostruito dagli inquirenti della Procura di Catanzaro e condiviso dal gip del Tribunale del capoluogo che, questa mattina, ha disposto l’applicazione di misure cautelari nei confronti di 5 soggetti. Paolo Paoletti (cl. ’66) finito in carcere, e poi ai domiciliari la 52enne Anna Valentino e la 48enne Maria Teresa Panariello. Disposto l’obbligo di dimora nel comune di residenza per il 51enne Antonio Citriniti e il 52enne Paolo Giordano. Disposto il sequestro preventivo per le società Food & More Srl e Paoletti Spa, entrambe con sede a Montepaone, per le quali sono stati nominati amministratori giudiziari Alberto Mingrone e Francesco Mazza.
Sarebbero più di 60 i lavoratori interessati da quella che il gip definisce «un’organizzazione criminale volta al reclutamento ed allo sfruttamento di manodopera a basso costo da impiegare nei supermercati del gruppo Paoletti», nell’ambito del complesso aziendale riconducibile all’imprenditore Paolo Paoletti (Paoletti S.p.a. e Food & More S.r.l). L’indagine condotta sul campo dagli uomini della Guardia di Finanza è partita dalla denuncia di due ex dipendenti del gruppo. I due, oltre a narrare il proprio vissuto lavorativo contraddistinto da condizioni di lavoro degradanti e del tutto illegali sotto molteplici aspetti, avevano denunciato una situazione di fatto comune a tanti altri lavoratori assunti nel gruppo Paoletti.
L’aspetto più comune denunciato è, ad esempio, uno stipendio di 1.400 euro mensili dai quali, però, i lavoratori erano costretti a restituire ogni mese 300 euro in contanti, corrispondenti grossomodo agli assegni familiari. «I trecento euro che dovevo restituite per garantirmi il posto di lavoro. Queste era imposto ante, come ai miei colleghi, per tutte le somme eccedenti i mille euro al mese», denuncia uno dei due. Lo stesso lavoratore, come riportato dal gip nell’ordinanza, ha riferito di «presunte gravi violazioni in materia di sicurezza sui luoghi di lavoro, consistenti nell’omessa consegna dei DPI e nella mancata formazione disciplinata dal T.U.S.». Ma, ancor più grave, è poi l’infortunio sul lavoro riferito dal dichiarante. «(…) è anche capitalo io mi tagliassi le mani, lavorando in macelleria, ma su disposizione di Paolo Paoletti, in Pronto Soccorso, ho dovuto dichiarare di essermi fatto male a casa».
Un altro lavoratore, invece, ha riferito di aver prestato la propria opera alle dipendenze delle società Paoletti S.p.a. e Food & Moore S.r.l. «con contratti part-time, pur lavorando circa dieci ore al giorno», annota il gip, ma il quadro era ancora più grave. «(…) la pausa pranzo di ogni giorno, veniva da me fruita nei locali magazzino della sede di Montepaone, in condizioni igieniche pessime. Capitava spesso mi passassero tra i piedi topi ma non avevo altro luogo dove mangiare il panino che, ogni volta ero costretto a comprarmi nello stesso supermercato». E ancora: «Mi è stato anche chiesto di lavorare di notte, per pulire frigoriferi fatiscenti, le cui ventole e scarichi erano intasati dal grasso». Dichiarazioni convergenti che, secondo il gip, descriverebbe la «dilagante condizione di sfruttamento dei dipendenti» assunti dalle aziende riconducibili a Polo Paoletti. (g.curcio@corrierecal.it)
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