Un piatto di ceramica tondo enorme, esposto in vetrina, luccicante di miele con i turdilli al vertice, issati su altri dolci, quasi sorretti. Ma è già Natale? Vero che ormai impazzano i negozi permanenti di addobbi natalizi, da Camigliatello a Cosenza, e persino pandori e panettoni già sono in offerta nei supermercati, ma quel dolce che fa proprio Natale a Cosenza?
Al bar “Due Palme” la scelta è notevole, ogni racconto che se ne può fare sarà sempre solo una mezza fotografia di quello che tutti i cosentini guardano, toccano e ingeriscono live. Ma quello che forse pochi sanno è che quei turdilli che vanno a ruba anche adesso che è solo fine ottobre, sono diventati un dolce per tutto l’anno. Anche per l’estate. Alla cassa Franco Totera, uno dei tre fratelli proprietari del bar, ammette che è stata una richiesta specifica dei clienti. «Li vogliamo sempre», e il Due Palme, che onora il ricordo di tutti gli affezionati frequentatori quando passano a miglior vita con tanto di post sui propri account social, li ha accontentati con una versione estiva ad hoc, senza miele, con una glassatura sulla quale meglio non indagare troppo perché solo al pensiero sale l’indice glicemico. Non ci sono più le mezze stagioni, dunque, e neppure le quattro stagioni, ma tra ayatollah della tradizione, teorici del consumismo, e bendisposti cultori della semplicità, che male c’è ad accogliere le novità? Un regalo per i 40 anni del bar, passato ai fratelli Totera nell’ottobre 1984 è diventato, verso la fine del secolo scorso, luogo di incontro della politica cittadina ma anche della jeunesse dorée telesiana.
«Chi ci ha preceduto – racconta Franco – ha lasciato il bar non per difficoltà economiche ma perché non c’era più nessuno della famiglia che potesse proseguire nella conduzione. Ci affiancarono, da quel lontano ottobre fino alla Pasqua successiva». Il poi fa parte della storia della città, cassiere, cameriere, banconisti sembrano note che balzano sul pentagramma, ognuno segue l’altro, in perfetta armonia, spettatori di mille appuntamenti, incontri riservati, via via serali, incontri di caffè veloci per infilarsi in macchina diretti altrove. Il futuro chissà. La storia del bar (le due palme ci sono sempre state, altissime, magrissime e impiegabili, In cima alle scale) è stata nelle mani dei tre fratelli e non risulta – per fortuna dei cosentini – un “due palme uno”, e un “due palme due”, ognuno a rivendicare la vera paternità dell’avvio del locale, come è capitato a molte pasticcerie famose in una patetica e avvilente guerra di famiglia (per esempio la pasticceria Sal De Riso di Minori, proprio quelli della torta ricotta e pere). Qui persino le mogli dei tre fatelli sono state tenute ai margini della gestione del bar, a ognuno il proprio lavoro. Ma la nuova generazione dov’è? Molti figli sono fuori, a Milano, “sistemati” professionalmente e sentimentalmente. Qualcun altro lo trovi a turno alla cassa, il lato femminile sembra invece poco interessato.
E dunque? Meglio non pensarci. Il due palme è vivo e vegeto, festeggia la sua maturità con i turdilli tutto l’anno, in fondo come i cullurielli, quando li cerchi lo trovi. E pure le scalille sono già esposte, glassate o al cioccolato. E le lucine che servono in Europa del Nord per illuminare la mancanza di sole, ormai non le utilizziamo anche noi perché fa tanto atmosfera? Com’era quella canzone? “Sarà tre volte Natale e festa tutto il giorno”, di più, molto di più. Per come è messo il mondo aspettiamo solo i miracoli. (redazione@corrierecal.it)
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