CATANZARO Nove ore di lavoro al giorno per sei giorni, una domenica lavorativa ogni due settimane, per cinque ore. Un solo pomeriggio libero alla settimana. In totale 210 ore di lavoro al mese per una retribuzione di 700 euro, ovvero 3,33 euro all’ora. Una paga, dunque, pari a meno della metà del minimo tabellare previsto dal Ccnl di categoria, poiché una paga oraria minima per il settore della distribuzione nei supermercati è pari a 7,77 euro l’ora per il livello minimo.
La proposta – che poi verrà accettata – viene fatta a una 19enne, vittima – come ha accertato dalla Procura di Catanzaro – di una vera e propria «organizzazione criminale volta al reclutamento ed allo sfruttamento di manodopera a basso costo da impiegare nei supermercati del gruppo Paoletti», nell’ambito del complesso aziendale riconducibile all’imprenditore Paolo Paoletti (Paoletti S.p.a. e Food & More S.r.l). L’indagine condotta dalla Guardia di Finanza di Catanzaro è partita dalla denuncia di due ex dipendenti del gruppo.
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Emblematico è l’episodio che coinvolge una giovanissima – che va al colloquio accompagnata dalla madre – alle sua prime esperienze lavorative e che fa parte di una famiglia «poco sopra la soglia di povertà assoluta». Una «vittima perfetta», viene definita dal gip, «una giovane diciannovenne inesperta delle dinamiche lavorative che ha bisogno di lavorare per affrancarsi dalla famiglia. Famiglia composta, oltre che dai genitori impiegati nel lavoro agricolo e di falegnameria, da altri due figli, di cui la maggiore studente universitaria ed il più piccolo di appena dieci anni». La vicenda infatti viene considerata dimostrazione del modus operandi di Paoletti e dei suoi sodali, «poiché – scrive il gip – contenente un concentrato delle condotte di sfruttamento che vengono tranquillamente esposte, con sapiente ars oratoria volta ad ammantare di tranquillizzante paternalismo la dura sostanza dei fatti, ad una ragazza accompagnata dalla madre desiderosa di affacciarsi al mondo del lavoro». Durante il colloquio, captato integralmente, Paolo Paoletti «agisce da persona navigata utilizzando quello che, probabilmente, è lo schema standard per i colloqui».
Inizialmente l’uomo elenca quello che si aspetta dai dipendenti: «La puntualità, la correttezza, il rispetto, il sorriso con i clienti, il benvenuto e la scrupolosità di fare attenzione alle varie mansioni», riferendo poi gli orari: nove ore di lavoro al giorno per sei giorni, una domenica lavorativa ogni due settimane.
La proposta però è di un contratto part-time, l’uomo infatti afferma che le due parti (l’azienda e la neoassunta) avrebbero dovuto trovare un punto d’incontro, fare dei sacrifici reciproci a livello economico: «verrai assunta… mi serve un documento come ti dicevo l’altra volta, in una formula magari part-time per alleggerire… – incompr. – … i costi di quelli che sono i contributi, eccetera. E ovvio che all’inizio ci dobbiamo un po’ sacrificare da ambo le parti, a livello economico… »). Ma non solo: Paoletti infatti – scrive il gip – «si dimostra magnanimo» e spiega alla ragazza e alla madre che lui considera «le figure come lei delle semplici persone da formare, che non sono in grado di fare nulla, il primo periodo lo considera come un periodo di tirocinio, come un corso di formazione, che a suo dire, è a retribuzione zero»: («…nel senso che in genere questi sono tirocini, corsi di formazione che sono retribuzioni a zero… credimi… per far sì che tu quando sei… ti sei iscritta dall’università, all’inizio sei entrata in un mondo che magari nemmeno conoscevi e quindi hai dovuto fare dei corsi hai dovuto pagare tutto all’università… eccetera, eccetera… ”). «Nonostante ciò, con sapiente ars oratoria e trasformando in favore ciò che è un diritto afferma che sarà pagata sin da subito»: («.. in questo caso non è che tu devi pagare … in questo ti dico pure non è che verrai gratuitamente …ci mancherebbe»). Dagli iniziali 500 euro mensili come proposta, passa infine a 700 euro.
La ragazza, dimostrano le indagini, riceveva 3,33 euro all’ora, una paga pari a meno della metà del minimo tabellare previsto dal Ccnl di categoria. In realtà, però, risultava inquadrata nel sesto livello retributivo che prevede una paga minima oraria di 8,51 euro all’ora. «Non solo, – scrive il gip – sono, poi, totalmente violate le norme sull’orario massimo di lavoro venendo imposti alla lavoratrice turni da 50 e 55 ore a settimane alternate a fronte delle 48 ore settimanali massime previste per legge». Nel colloquio di lavoro, poi, non c’è alcun riferimento alle ferie, attribuite a tutti i dipendenti nella misura della metà di quelle previste contrattualmente. Altro elemento di sfruttamento, rilevano le indagini, è «la temporaneità degli incarichi lavorativi». I dipendenti del Gruppo Paoletti infatti vengono assunti a tempo determinato (nel caso di specie fino al 30 giugno 2024) e con un contratto part-time a 22 ore mentre ne presterà 50 nel corso di una settimana ”normale” (55 quando dovrà lavorare anche la domenica mattina). Poi, come buona parte dei neoassunti, «la dipendente verrà sottoposto a contratti a termine, sempre in modalità part-time, passando dalla Paoletti S.p.a. alla FOOD & MORE S.r.l., fino a quando non sarà più possibile prorogare ulteriormente il rapporto di lavoro. Arrivato a quel punto, verosimilmente il dipendente resterà a casa, così come avvenuto in passato per altri dipendenti». (m.ripolo@corrierecal.it)
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