VIBO VALENTIA I “soldi” regalati a Pasqua e Natale, le estorsioni, le intimidazioni e gli interessi nel Comune di Mileto. Oksana Verman, ex compagna di Salvatore Pititto e collaboratrice di giustizia, racconta episodi e dinamiche della ‘ndrina di San Giovanni di Mileto. Ascoltata stamani nell’aula bunker di Vibo Valentia, dove il processo Maestrale è tornato a svolgersi dopo l’alluvione di Lamezia Terme che ha portato ingenti danni all’aula bunker, Verman risponde alle domande della pm Annamaria Frustaci, di fronte al collegio giudicante presieduto dalla giudice Giulia Conti, con Luca Brunetti e Rosamaria Pisano a latere. Già collaboratrice dal 2017, dopo essere stata coinvolta nell’operazione Stammer contro la ‘ndrangheta miletese, la Verman riferisce in aula sulla potente e storica ‘ndrina di San Giovanni di Mileto e, in particolare, su Salvatore Pititto, ritenuto al vertice della cosca insieme al cugino Pasquale Pititto.
Più precisamente, il «braccio destro» di Pasquale Pititto, come lui stesso si sarebbe considerato stando alle propalazioni della collaboratrice. Lo dimostrerebbe anche un episodio in cui «ha ricevuto in regalo da Pasquale Pititto più soldi rispetto a Rocco Iannello». Circa 1500 euro a lui, poco più dei 1000 a Iannello, ritenuto partecipe alla ‘ndrina di San Giovanni e imputato nel medesimo processo. «Mi diceva che era molto contento perché significava che era più importante». Sulla provenienza di quei soldi Verman riferisce ancora una volta le parole dell’ex compagno: «Quelli che volevano lavorare o fare qualcosa dovevano pagare, spesso mi diceva che andavano ad incendiare camion della spazzatura o a chiedere i soldi ai negozi». “Regali” da parte di Pasquale Pititto che arrivavano, in particolare, nei periodi natalizi e pasquali: «A Natale arrivava il “panettone” e a Pasqua la “colomba”», linguaggio criptico per riferirsi al denaro. Un forte rapporto tra i due tanto che Salvatore Pittitto sarebbe andato a trovare il cugino «a Villa San Giovanni quando lui era in detenzione domiciliare. Ma si mandavano anche messaggi con scritto “amore mio ti manchi”. Diceva che era per non farsi capire dalle forze dell’ordine».
Oksana Verman racconta anche di una riunione che si sarebbe tenuta tra i membri della ‘ndrina. «Mi ha detto “Rocco (Iannello, ndr) ha fatto un casino“. Aveva incendiato un portone, poco dopo c’è stato un omicidio». Dopo l’atto intimidatorio, a poca distanza di tempo, l’agguato fatale per Giuseppe Mesiano, un omicidio a cui seguì quello di Angelo Corigliano, «il figlio del signore a cui era stato incendiato il portone», in quella che viene ricordata come un’estate di sangue per Mileto. «Salvatore Pititto mi disse che lui guidava la moto, mentre a sparare è stato Domenico (Iannello, ndr). Io gli chiesi come mai anche “Mimmo” e mi disse che era un fratello di Rocco». “Incalzata” dalle domande della pm Frustaci, la Verman parla anche di interessi negli appalti dell’autostrada, dei rifiuti e, soprattutto, degli interessi politici che avrebbe avuto l’ex compagno. «Lui si interessava, raccoglieva i voti, li contava anche a San Giovanni di Mileto. Non è mai stato candidato, ma suoi amici e conoscenti sì. Un giorno è tornato a casa dicendomi che “aveva buttato giù il Comune”. Io pensavo intendesse qualche palazzo, invece intendeva togliere il sindaco perché non erano quelli che volevano loro». L’ente miletese è stato sciolto per mafia nel 2012, mentre ancora oggi è in attesa di conoscere l’esito della relazione della commissione d’accesso. I fatti narrati dalla Verman si riferiscono, comunque, a periodi antecedenti a questa amministrazione, avendo iniziato la sua collaborazione nel 2017. La contesa tra i Pititto e il Comune sarebbe avvenuta per motivi di posizioni dirigenziali al suo interno. Sul perché Pititto avesse voce in capitolo pur non essendo eletto, la Verman risponde: «Mi diceva che dirigeva tutto lui, che sapeva tutto di tutti. Che al Comune comandavano loro». (Ma.Ru.)
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