COSENZA Curarsi in Calabria non solo è possibile, ma a queste latitudini le eccellenze non sono sempre un’eccezione. Lo certifica una fotografia scattata dal Programma nazionale esiti, presentato dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Agenas), lo raccontiamo spesso sul nostro giornale, rendendo edotti i lettori sugli importanti risultati nel campo della ricerca, sui reparti più virtuosi, sul ritorno di apprezzati e illustri luminari. Nel report, si sottolineano i progressi della Calabria nel settore sanitario. La regione è considerata la grande sorpresa, dopo anni di maglia nera nel garantire i Livelli essenziali di assistenza ha fatto notevoli balzi in avanti. In particolare, miglioramenti rispetto al 2022 si sono registrati all’ospedale di Paola (10° nella top ten delle strutture ad alto volume che nel triennio precedente non avevano raggiunto la soglia del 60% e invece nel 2023 hanno raggiunto o superato il 75%). «Da un po’ di tempo dobbiamo cercare di di raccontare una sanità diversa sia ai calabresi, ma anche a livello nazionale. Il Presidente Occhiuto ha fatto di tutto per cercare di invertire questa tendenza, dandoci oltre ai mezzi la possibilità di contare su collaboratori cubani, così da 2-3 anni siamo riusciti ad invertire questo trend negativo», racconta in una intervista al Corriere della Calabria il dottore Massimo Candela, direttore del reparto di Ortopedia e Traumatologia Spoke Cetraro-Paola.
Candela snocciola numeri e dati. «Non mi riferisco soltanto agli interventi tempestivi entro 48 ore sulle fratture del femore. Lo scorso anno l’ortopedia di Paola ha preso in carico il 91,5% dei pazienti, operati entro 48 ore. Questo è un dato positivo che pone il reparto di ortopedia nella top ten dei reparti con le migliori performance». «Mi preme sottolineare – aggiunge – che i numeri nel 2024 sono migliorabili, perché fino al 30 settembre, dai dati aggiornati, siamo arrivati al 95,17%».
Gli ottimi risultati arrivano grazie ad un costante lavoro sinergico. «E’ un successo legato all’impegno ed alla professionalità del personale infermieristico e di tutti coloro che sono impegnati nel reparto che dirigo, in questi anni abbiamo lavorato con abnegazione». Non solo ortopedia. «Occorre un percorso diagnostico-terapeutico che all’ospedale di Paola, in collaborazione con il pronto soccorso, con la radiologia, con l’anestesia e con la cardiologia, ha permesso di ottenere questi risultati», sostiene Candela.
«Il paziente arriva al pronto soccorso e dopo aver sostenuto gli esami ematici e radiografici, viene preso in carico e se necessario viene affidato alle cure di un cardiologo per una opportuna consulenza. Sappiamo che le fratture del femore nell’anziano prima si operano e prima consentono di evitare quei rischi e quelle complicanze che un paziente fragile tende ad avere».
Donne e uomini impegnati nella presa in carico del paziente, cure ed esami più approfonditi, macchinari di ultima generazione. Il miglioramento del sistema sanitario regionale passa evidentemente da una serie di investimenti in tecnologia e risorse umane. Ed anche negli ospedali più piccoli o periferici, come quello di Paola, è possibile garantire migliori prestazioni sanitarie. «Naturalmente abbiamo delle limitazioni nell’affrontare alcune patologie – precisa Candela – ad esempio il politrauma in un ospedale periferico non può essere effettuato perché necessita di altre specializzazioni, della chirurgia e della neurochirurgia. Però è importante investire in professionalità, il reparto lo fa il direttore. E’ un metronomo e deve far funzionare tutto bene, opero accanto a persone motivate, capaci di lavorare anche con altri reparti, perché un uomo solo al comando serve a poco o nulla».
Il report di Agenas è una boccata d’ossigeno per la sanità calabrese, una lucina in fondo al tunnel che per anni ha ingabbiato medici e infermieri, oscurato il buon lavoro di chi opera con dedizione e professionalità nelle strutture sanitarie regionali. «Rispetto a qualche anno fa abbiamo fatto dei passi notevoli in avanti», osserva Candela che aggiunge: «Non possiamo cullarci ma occorre lavorare tanto, mettendo da parte il campanilismo e continuando ad investire sulla professionalità. Penso che il Presidente Occhiuto abbia dato una inversione di tendenza». (f.b.)
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