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Mario Caligiuri: «Nel caso di Milano l’intelligence non c’entra nulla»

Il direttore del master Unical: «Cyberspionaggio? Gli apparati dello Stato, agenzie o servizi, selezionano informazioni per pubblica utilità»

Pubblicato il: 31/10/2024 – 18:12
di Eugenio Furia
Mario Caligiuri: «Nel caso di Milano l’intelligence non c’entra nulla»

COSENZA Il cyber-spionaggio è una cosa, l’intelligence è un’altra. Potremmo semplificare così il commento che Mario Caligiuri – presidente della Socint (Società italiana intelligence) e direttore del master in intelligence dell’Unical – riserva al caso della società Equalize che, con non poche ricadute sullo scenario criminale calabrese, sta turbando il dibattito politico e giudiziario in questi giorni, con l’inchiesta e gli arresti sulle attività di dossieraggio rivolte a personaggi pubblici e aziende. 

Come si dice spesso per la massoneria, esiste una intelligence buona e un’altra cattiva?
«No semplicemente nel caso di Milano l’intelligence non c’entra nulla, parliamo di un’attività privata di una società di investigazione che ha agito senza rispettare la legge» taglia corto Caligiuri rispondendo al Corriere della Calabria subito dopo un convegno della Socint e del Centro alti studi di difesa ospitato a Roma e dedicato al Mediterraneo, con Marco Minniti presidente della fondazione Med-Or tra i relatori. 

Nell’Italia del folklore e delle macchiette, dunque, c’è differenza tra una spia e uno spione?
«Sì, ripeto, è il motivo per cui penso che si debba parlare di intelligence e di cultura di intelligence avendone gli strumenti e facendo formazione: non parliamo né di cyber spionaggio né di dossieraggio ma di attività di pubblica utilità. Tanto più in questi tempi di disinformazione, l’intelligence rappresenta apparati dello Stato, siano essi agenzie o servizi finalizzati alla selezione delle informazioni con un metodo ben preciso: anche lei nel fare questa intervista ha operato un processo di raccolta di informazioni, poi di analisi e infine ha perfezionato la sua operazione informativa. Parliamo di valutazioni e processi legati ai nostri comportamenti quotidiani».

Cosa si insegna a chi segue il master dell’Unical?
«Si parte proprio dal presupposto educativo dell’intelligence: non è un caso che gli scritti al master siano per gran parte esponenti delle forze di polizia che arrivano da tutta Italia e non solo, in passato abbiamo avuto studenti anche dalla Spagna, solo per fare un esempio. L’obiettivo è proprio difendere la cultura dell’intelligence e trasmettere il meccanismo di raccolta, analisi e infine utilizzo delle informazioni». 

Può farci un bilancio del master? 
«Beh, anzitutto mi piace ricordare che è il più antico master d’Italia e il primo nel suo genere: fondato nel 2007 su impulso di Francesco Cossiga, unico uomo politico italiano che maggiormente si è occupato di quella cultura dell’intelligence cui facevo riferimento prima, il master si basa da sempre sul contributo di un corpo docente di altissimo livello. È il più longevo d’Italia e il più autorevole, e penso che dia lustro all’intera università». 

Il 31 ottobre scadono le iscrizioni del master, quali sono le prossime scadenze? 
«Il 23 novembre il master verrà inaugurato con un convegno scientifico sul Vaticano e l’intelligence, poi ci sarà una iniziativa per presentare la pubblicazione degli atti di quella giornata, opera che farà parte della collana dedicata all’intelligence ed edita da Rubbettino con l’Unical, collana che ha ricevuto al Salone del Libro di Torino il plauso del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, come collana scientifica di grande prestigio. Si tratta di oltre 40 volumi, l’ultimo dei quali dedicato a De Gasperi e presentato alla Camera con la Fondazione omonima presieduta da Angelino Alfano, un corpus cui si aggiungerà il nuovo titolo sul Vaticano». (e.furia@corrierecal.it)

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