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Pescato calabrese «contaminato» da Pfos. Federconsumatori Calabria vuole vederci chiaro

L’associazione dei consumatori richiama il report di Greenpeace e chiede approfondimenti e rassicurazioni

Pubblicato il: 31/10/2024 – 16:30
Pescato calabrese «contaminato» da Pfos. Federconsumatori Calabria vuole vederci chiaro

COSENZA L’allarme di Greenpeace sulla presenza di Pfas nel pescato nei mari della Calabria, era stato rilanciato dal nostro giornale solo 48 ore fa. L’organizzazione non governativa accende un faro sullo stato di salute del pescato, anche calabrese, soggetto alla contaminazione da Pfos (acido perfluorottansolfonico), un composto classificato come possibile cancerogeno appartenente al gruppo dei PFAS (composti poli e perfluoroalchilici, pericolosi per la salute umana).

Il pescato calabrese

L’indagine, per quanto riguarda la Calabria, riporta i dati rilevati tramite l’accesso agli atti di Arpacal, contenenti il monitoraggio dei livelli di presenza della sola molecola di Pfos dell’ampio gruppo dei Pfas, «registrati tra il 2021 ed il 2023 su un campione di pescato effettuato nei punti di osservazione di Sibari, Roccella Jonica, Crotone, Lamezia Terme e Nicotera». Come si legge in una richiesta di accesso agli atti inoltrata dalla presidente di Federconsumatori Calabria, Mimma Iannello, al direttore di Arpacal e al Dirigente Generale del Dipartimento Salute Welfare, «i campionamenti Arpacal evidenziano la presenza di Pfos nei 45 campionamenti sia di pesci (triglia di fango Mullus barbatus – nasello Merluccius merluccius) che di crostacei (Squilla mantis meglio conosciuta con il nome di canocchia o cicala di mare), entrambe le specie destinate ad uso commerciale». Quanto basta per sollevare interrogativi sullo stato di salute del pescato dei nostri mari.

I risultati

Tornando alle analisi condotte, «i campioni di pescato effettuati nei 3 anni di monitoraggio nelle acque marine costiere hanno rilevato – sottolinea ancora Federconsumatori – il persistere di una concentrazione di Pfos oltre i limiti di sicurezza previsti dal Regolamento europeo sia nel pescato di naselli e triglie che nel pescato del crostaceo (cicala di mare) nei citati punti di prelievo dello Jonio e del Tirreno». Motivi che hanno spinto l’associazione di consumatori a chiedere lumi su «ulteriori indagini e monitoraggi effettuati, sull’ampliamento dello spettro d’indagine ad altre molecole del gruppo dei Pfas, sulle misure adottate al termine del campionamento per mettere in sicurezza la salute dei consumatori» ed ancora, sulle «direttive impartite per limitare l’attività di pesca nelle aree interessate dal maggior indice di inquinamento dal Pfas e sulla mappatura regionale esistente e prescrittiva delle aree rischio per la sicurezza alimentare del pescato ad uso commerciale». (redazione@corrierecal.it)

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