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la rete criminale

La coltivazione, l’occultamento e il traffico: dalla Locride alla Piana il fiorente business di cannabis

Piantagioni trovate in montagna, in casolari abbandonati o in bunker. I proventi destinati ai clan, come accertato nel caso dell’inchiesta “Fata verde”

Pubblicato il: 01/11/2024 – 17:00
di Mariateresa Ripolo
La coltivazione, l’occultamento e il traffico: dalla Locride alla Piana il fiorente business di cannabis

REGGIO CALABRIA Coltivata in zone impervie e montuose, all’interno di serre costruite minuziosamente o in bunker con sofisticati sistemi di aerazione; occultata poi all’interno di casolari abbandonati, addirittura sepolta in bidoni, per poi essere immessa sul mercato. Il business che comprende la coltivazione, la produzione, la commercializzazione e il traffico illecito di cannabis è uno dei più fiorenti, con giri d’affari e proventi spesso destinati ai clan, come accertato nel caso dell’operazione “Fata verde” della Dda di Reggio Calabria. Ogni anno sono centinaia le operazioni anti droga condotte dalle forze dell’ordine con azioni di contrasto verso vere e proprie reti criminali che operano sul territorio del Reggino, nodo cruciale per il traffico internazionale di sostanze stupefacenti.

LEGGI ANCHE: Il clan Alvaro e il giro illecito di cannabis, il “piano” di depistaggio dopo i controlli: «Si cambiano i campioni»

La coltivazione: dalle zone di montagna ai casolari abbandonati

Spesso per la coltivazione vengono scelte aree montuose, difficilmente accessibili, se non per chi conosce bene il posto. Nelle scorse settimane, ad esempio, i militari della Compagnia di Locri, con lo Squadrone Eliportato Cacciatori di Calabria, l’8° Nucleo Elicotteri di Vibo Valentia, sono riusciti a individuare e smantellare due piantagioni di canapa che erano state costruite in zone impervie dei Comuni di Careri e di Platì, nel cuore dell’Aspromonte, e comprensive di attrezzature e impianti di irrigazione.

La piantagione a Careri e Platì

Oltre mille piante, con infiorescenze, di altezza tra i 100 e i 210 centimetri, nascoste tra la fitta vegetazione e che secondo gli investigatori erano destinate a rifornire il fiorente e illegale circuito dello spaccio su larga scala, per un giro d’affari di circa 500mila euro. A finire in manette un uomo, trovato dai militari mentre era intento alla coltivazione a Careri.
E sempre nei giorni scorsi, i carabinieri, durante una perlustrazione in una contrada rurale di Gallina, a Reggio Calabria, hanno scoperto all’interno di un casolare in stato di abbandono ben 600 piante di cannabis indiana in fase di essiccazione, insieme a un chilogrammo di cannabis già defogliata e stesa su appositi teli per completare l’essiccazione.

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Lo stupefacente nel casolare abbandonato a Gallina (RC)

I modi per occultarla, confezionarla per poi immetterla sul mercato illegale, possono essere diversi. Nel 2022 i carabinieri scoprirono che un 44enne aveva messo lo stupefacente sottovuoto in numerosi bidoni, interrati poco distanti dalla fiumara tra Taurianova a Rizziconi. A tradire l’uomo, originario della zona, era stato l’odore pungente, tipico della cannabis essiccata, proveniente da un vicino casolare in cui aveva nascosto un ulteriore quantitativo di narcotico ancora da confezionare.

Era così scattata la trappola dei militari dell’Arma che, per ore, si erano nascosti fra la vegetazione, vigilando l’ingresso del rustico, dove l’uomo – condannato in via definitiva – aveva nascosto un tesoretto da 350mila euro in pacchi di marijuana.

Le inchieste “Perseverant” e “Fata verde”

Le inchieste “Perseverant” e “Fata verde”, nell’ultimo anno, hanno documentato gli stratagemmi messi in atto dai gruppi criminali per eludere i controlli e ostacolare le indagini. Nel primo caso gli indagati erano riusciti a costruire un vero e proprio bunker al quale si accedeva tramite una piccola botola a un locale a tre metri sotto un terreno agricolo a Taurianova all’interno del quale veniva prodotto lo stupefacente e gestita l’attività di compravendita. Da lì infatti venivano anche fissati gli appuntamenti per venderlo.

LEGGI ANCHE: Le piante in un bunker con un sistema di areazione: così si coltivava la marijuana nella Piana

L’inchiesta “Fata verde”, invece, ha portato alla luce un giro illecito che si svolgeva tra i comuni reggini di Sinopoli, Sant’Eufemia d’Aspromonte, Taurianova, San Procopio, Candidoni e che coinvolgeva anche Lamezia Terme. Parte dei proventi era destinata alla cosca di ‘ndrangheta degli Alvaro.

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