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L’INTERVISTA

L’arte sacra di Michele Affidato, l’orafo del Vaticano: così anche il Giubileo 2025 “parla” calabrese – FOTO

«I miei volevano che diventassi sacerdote, da 35 anni servo la Chiesa con le mie creazioni». Coi tre figli nell’azienda a conduzione familiare

Pubblicato il: 01/11/2024 – 15:17
di Eugenio Furia
L’arte sacra di Michele Affidato, l’orafo del Vaticano: così anche il Giubileo 2025 “parla” calabrese – FOTO

CROTONE Da mezzo secolo nel mondo dell’oreficeria, da quasi 40 in proprio – ma dopo una “gavetta” iniziata a dodici anni – e oggi definito «orafo dei Papi» da tutti riconosciuto e apprezzato, con passaggi nel mondo del cinema, della musica e della politica. Nelle creazioni di Michele Affidato c’è il sacro e la Magna Graecia, il segno di amicizie importanti e una passione fatta di manualità trasmessa oggi ai tre figli. Il maestro si racconta così, in sei step.

L’arte sacra e le formelle sul magistero di Bergoglio

«Collaboriamo con la Santa Sede» dice al Corriere della Calabria Michele Affidato presentando le formelle che raccontano il magistero pontificio di Papa Francesco – opere commissionate dalla segreteria di Stato Vaticano – sulla cura del creato, con due mani che reggono una ciotola e dei germogli, sui migranti e l’accoglienza, sul dialogo tra le generazioni e il “tendere la mano” – «quest’ultima è tra le preferite dal Santo Padre» racconta Affidato.
«La segreteria di Stato di sua Santità ci ha commissionato altre due formelle, sempre realizzate con mio figlio Antonio, raffiguranti altrettante icone della Madonna: una della Salus Populi Romani, l’icona bizantina raffigurante la Madonna col Bambino che si trova nella basilica di Santa Maria Maggiore dove il Papa va sempre a pregare prima di ogni viaggio e dove ha detto che vorrà essere sepolto, e un’altra su Mater Ecclesiae in ricordo dell’attentato a Wojtyla nel 1981».
Per la Giornata mondiale dei poveri, l’artista calabrese ha invece realizzato un bassorilievo raffigurante l’altare di Pericle Fazzini conservato nell’aula Paolo VI in Città del Vaticano e già si prepara il concerto per i poveri del 7 dicembre nella Sala Nervi con un grande nome di fama mondiale della composizione musicale, con la creazione di un’altra opera.

Si tratta di una produzione variegata e legata spesso ad eventi internazionali: nel 2021, per il cinquantenario del Ccee, il Consiglio delle Conferenze episcopali europee, Affidato ha realizzato delle opere consegnate ai pontefici Francesco e Benedetto, al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, e ad alcuni vescovi e cardinali d’Europa, raffiguranti i Santi patroni europei. Inoltre ha realizzato i nuovi diademi per la Madonna di Częstochowa, in occasione del 300esimo anniversario della sua prima incoronazione, e successivamente anche quelli per il santuario di Doylestown in Pennsylvania (Usa).

Un legame particolare

Di recente l’udienza privata alla luce delle opere realizzate da Bergoglio con tutta la sua famiglia nel Palazzo Apostolico, dove sono stati portati i prototipi delle formelle subito apprezzate dal Santo Padre che ha detto «sono belli e sono contentissimo di ciò che avete realizzato»: tra loro anche Antonio, figlio del maestro Michele Affidato, scultore e docente all’Accademia Belle Arti di Catanzaro che segue le orme del padre nell’azienda a conduzione rigorosamente familiare. Antonio, trent’anni appena fatti, da sempre lo affianca nel laboratorio crotonese, accanto alle due sorelle Vanesse ed Emanuela. Dopo gli studi all’Accademia di Belle Arti di Brera e all’estero, dalla Serbia all’America all’Inghilterra, Antonio è voluto tornare nella sua Calabria: sta lavorando ad una statua di Hera Lacinia, forte di un’eredità artigianale: «Voglio conservare l’aspetto tecnico declinandolo tra artigianato e contemporaneo. Ricerca e consapevolezza sono decisive nel momento della progettazione e il mio sforzo da docente e dare l’input ai giovani anche con il nostro esempio», racconta.

Gli inizi. «I miei volevano che facessi la carriera sacerdotale»

La formazione è un momento importante anche per Michele Affidato. «Faccio l’orafo da quando avevo 12 anni: di mattina andavo a scuola e di pomeriggio a bottega, è stato così per 9 anni. Nel 1987 ho fondato un’azienda tutta mia: siamo partiti da 12 metri quadrati in via Torino, la voglia era a quei tempi più forte delle possibilità economiche e infatti per i primi due anni non ho prodotto nessun gioiello, con quello che costavano le materie prime… Con le riparazioni ho iniziato a comprare l’oro e di lì sono arrivate le prime creazioni, anche grazie al sostegno dei crotonesi, siano essi privati cittadini o associazioni».
Ancora oggi, Affidato realizza tutti i gioielli interamente a mano «badando più alla qualità che alla quantità».

L’“illuminazione” di Pitagora ai Musei Vaticani

Tra arte sacra e simboli della Magna Grecia – un tema approfondito anche all’expo 2015 con 160 pezzi non in vendita e rivolti anche alle future generazioni – si propagano le creazioni del brand Affidato, tra lo showroom di Crotone, la gioielleria di Catanzaro e una settantina di concessionarie. «Amo i Musei Vaticani – racconta il maestro orafo – e ammirando il dipinto di Raffaello “La scuola di Atene” ho visto Pitagora, uno dei simboli della Calabria, che non a caso rientra tra le mie produzioni: l’ho realizzato in forma scultorea con la sua penna in mano. Mi affascinano in generale i dipinti e le statue sacre, il loro mistero, inoltre avendo studiato teologia unisco il momento realizzativo a quello formativo, approfondendo le tematiche puramente spirituali legate al divino».

«La mia – racconta ancora Michele Affidato – è una famiglia molto cattolica, avevamo dei parenti sacerdoti e i miei volevano che diventassi anch’io sacerdote, ma in un certo senso me ne scappai dal seminario (ride, ndr) non sapendo che poi, quel mondo, l’avrei frequentato dall’esterno…».

La prima commissione di arte sacra e il rito della fusione dell’oro votivo

«Oltre trent’anni fa un sacerdote mi commissionò un’opera d’arte sacra: mi sentivo davvero preso da questa produzione. Inoltre per una trentina di volte ho partecipato al rito della fusione dell’oro votivo, un momento davvero molto toccante, dopo che le parrocchie hanno raccolto le offerte dei fedeli utili a realizzare delle opere. Nei paesi questo momento è davvero importante perché è come se venissero messi da parte i litigi, è un momento di riappacificazione che avviene grazie ai sacerdoti ed un rituale pubblico in chiesa: in un crogiuolo è come se si ritrovasse tutta la comunità, puoi trovare la fede del matrimonio o l’anello del fidanzamento, tutto ciò va a finire magari nella corona della Madonna che poi viene esposta in chiesa e venerata».

Affidato negli anni ha legato il suo nome e la sua arte ad altre madonne, come a Polsi e a Torre di Ruggiero, o ad altri simboli del divino come la Sacra Spina. È un filone, quello sacro, che si unisce a quello profano, con personaggi come Sophia Loren, Francis Ford Coppola, Richard Gere, Nicole Kidman e Oliver Stone o Ennio Morricone nel cinema, o Alberto di Monaco, Carlo Azeglio Ciampi e Lech Walesa nel mondo politico, fino ai più recenti lavori per i premier Letta e Conte; alla produzione dei premi speciali consegnati al festival di Sanremo (questo sarà il quindicesimo anno, intanto il 22 novembre ci sarà il primo momento con Carlo Conti a Sanremo è i giovani). E poi c’è il rapporto particolare con Gianni Morandi («siamo amici da anni e ci vediamo spesso») e momenti decisivi come in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia (2011) e un’opera da portare all’allora presidente della Repubblica Giorgio Napolitano raffigurante l’Italia in oro con la fascia tricolore e un diamante per ogni capoluogo. Ai grandi personaggi di caratura nazionale e internazionale, Affidato ha anche donato la colonna d’oro raffigurante l’iconico simbolo storico-archeologico di Capo Colonna, a Crotone.

Michele Affidato tra Gianni Morandi e Mauro Mazza a Sanremo 2011, edizione in cui ha realizzato un’opera dedicata ai 150 anni dell’Unità d’Italia

Il rapporto con Rita Levi Montalcini

Michele Affidato racconta anche del suo rapporto molto particolare con Rita Levi Montalcini: nel 2007 la conobbe a Bari, avendo realizzato un gioiello per lei, amante di pezzi artistici e antichi. «Quando le chiesi come mai era tornata in Italia lei mi rispose “perché da noi esiste l’umanità”. Conservo ancora una lettera che nel 2011 mandò quando inaugurammo la nostra nuova sede in piazza Pitagora e lei non poté venire»: un breve ma intenso testo in cui la scienziata premio Nobel per la Medicina elogia «la sua splendida capacità creativa tanto raffinata e quanto mai elaborata che lo elegge a grande artista orafo» oltre che «dedizione dimostrata verso opere umanitarie» e una «sensibilità» anche «nelle scelte etiche della sua vita di uomo». 

Alla luce della lunga collaborazione con il Vaticano e dell’altrettanto corposa attività imprenditoriale, è tempo di un primo bilancio. «Chi mi porta? Me stesso, la mia passione, quello che faccio. Ho voluto mantenere il mio laboratorio sempre a Crotone, nella mia rampa di lancio, da dove tutto è partito». (e.furia@corrierecal.it)

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