VIBO VALENTIA Picchi di salinità, inquinamento e nuove specie aliene che minacciano l’ecosistema dei mari calabresi. È l’allarme lanciato da Silvio Greco, vicedirettore della stazione zoologica Anton Dohrn, intervistato dal Corriere della Calabria in occasione dell’inaugurazione della nuova sede dei Parchi marini regionali nella Tonnara di Bivona. Greco analizza la situazione dei mari che bagnano la Calabria, intervenendo anche nell’animato dibattito sui parchi eolici offshore. Un tema su cui «bisogna essere prudenti nelle dichiarazioni» ammonisce, sottolineando la necessità di informarsi e «parlare con gli esperti» prima di intervenire al riguardo e rilasciare «dichiarazioni mendaci e sbagliate». Ma a preoccupare gli esperti sono, soprattutto, le nuove “minacce” all’ecosistema marittimo, a partire dalla «crisi climatica, perché non si può più parlare di semplice cambiamento climatico. Dobbiamo capire che ormai siamo in una vera e propria crisi».
Effetti che iniziano ad essere evidenti anche nelle acque calabresi. «Siamo preoccupati per la temperatura del Tirreno e dello Jonio, ma quello che ci sta provocando grandi problemi è l’aumento della salinità nel mar Jonio» spiega il biologo marino. «Parliamo di una salinità di 41 grammi per mille unità, un dato che non era mai stato segnalato prima, una quota che ci preoccupa». Condizioni che determinano anche un cambiamento nella fauna, con l’arrivo e il proliferare delle cosiddette “specie aliene”. «Rappresentano un grande problema, riceviamo continue segnalazioni». Tra cui la crescita degli avvistamenti nei pressi di Roccella «del pesce scorpione, il lionfish, un grande predatore di vertice con 16 spine letali pericolose».
Non solo cause “naturali”, ma anche legate direttamente all’uomo. Come l’invasione della plastica. Nell’ultimo report di “Mare pulito”, uscito pochi giorni fa, sono stati documentate oltre 2 tonnellate di rifiuti raccolti nelle acque calabresi. Una situazione ancora grave, come si evince dai dati dichiarati da Greco: «139 mila frammenti di plastica galleggiante per chilometro quadro, il dato peggiore è che più del 97% della plastica si trova in fondo al mare. Circa 8 mila frammenti a metro quadro». Materiale plastico che è «ormai negli organismi, consideriamo che già solo con le microplastiche respiriamo un quantitativo di 5 grammi a settimana, come una carta di credito». A questi si aggiungono i problemi di depurazione e inquinamento: «Noi come Stazione zoologica, dopo tre anni di lavoro con la Regione, abbiamo mappato tutto, sappiamo da dove arriva l’inquinamento e la responsabilità dei depuratori, purtroppo, è solo per il 40%, mentre il restante 60% è ascrivibile all’intera collettività».
C’è anche chi, in nome della tutela del mare e delle coste calabresi, invoca un “freno” agli investimenti nei parchi eolici offshore. Di diverso avviso è Silvio Greco: «Dietro la presentazione al Ministero dei parchi eolici offshore della Calabria c’è la stazione zoologica Anton Dohrn, c’è il consiglio nazionale delle ricerche, ci sono dieci Università italiane, in pratica c’è il gotha della biologia marina» chiosa Greco, tra le altre cose coordinatore scientifico. «Per quanto riguarda i siti individuati da noi l’impatto ambientale è pari al nulla, è modestissimo». Anche da un punto di vista “estetico”, precisa che «non è affatto vero che i bagnanti si faranno il bagno in mezzo ai pali, sono lontanissimi, solo in giornate estremamente chiare si vedranno ma in modo impercettibile». Nessun pericolo, rassicura Greco, per quanto riguarda la fauna, avendo «valutato il rapporto con i cetacei, con i mammiferi marini, con i rettili, con la colonna d’acqua. Abbiamo trovato aree dove non c’è nulla, se non fango distrutto dallo strascico». Al contrario, i vantaggi secondo il direttore dell’Anton Dohrn sarebbero superiori, essendo «impianti galleggianti che durano 25 anni, ma che equivalgono in termini energetici a una centrale nucleare, con la differenza che si realizzano in tre anni, mentre la centrale in vent’anni con tanto di scorie». (Ma.Ru.)
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