Venerdì 8 novembre presso The Graduate Center, The City University of New York (CUNY). la presentazione del volume edito dalla Cineteca della Calabria e curato da Eugenio Attanasio, Francesco Misiano cinema e rivoluzione nell’edizione inglese tradotta da Demetrio Iannone in collaborazione con la cattedra di Letteratura comparate e cinema con la prof. Eugenia Paulicelli. Evento importante che celebra i 140 anni dalla nascita di uno dei più grandi operatori culturali del secolo passato al quale partecipano, oltre i sopracitati, anche Peter Doroshennko, curatore del Museo Ucraino di New York e Viktoria Paranyuk della Università di Pace Presentato già in sedi prestigiosissime come Le giornate del Cinema Muto di Pordenone e il Salone Internazionale del Libro di Torino, il lavoro viene ora tradotto in lingua inglese da Demetrio Iannone per consentirne la divulgazione particolarmente negli Stati Uniti, nazione che ebbe prima della seconda guerra mondiale scambi culturali e artistici particolarmente significativi con l’Unione Sovietica.
Il volume racconta la grande storia di Francesco Misiano, nato da Ardore in provincia di Reggio Calabria, che divento il più grande producer del cinema sovietico negli anni ’20 del novecento, protagonista di grandi imprese come quella di invitare a Mosca nel 1926 Douglas Fairbanks Junior e Mary Pickford per promuovere l’industria cinematografica e la casa di produzione, la Mezrabpom di cui era presidente. Per la prima volta negli Stati Uniti si parlerà di questa grande figura del cinema internazionale e del dialogo tra USA e URSS, quando ancora il mondo non era diviso in blocchi, ma nel segno del cinema. Grazie alla Nep, la nuova politica economica promossa da Lenin negli anni ’20 si aprì al libero mercato per cercare di rilanciare l’economia sovietica dopo la fine della prima guerra mondiale con aperture all’iniziativa privata. Il cinema beneficiò di questo nuovo slancio diventando un’impresa e un motore importante della nuova nazione. .La Mezrabpom produce i piu’ importanti registi russi del tempo come Protazanov, Ekk e soprattutto Pudovkin, che firma per questa casa alcuni dei più grandi capolavori della storia del cinema di tutti i tempi. Curiosamente uno dei primi film premiati a Venezia, nell’edizione in cui la mostra non era competitiva, nel 1932 è proprio un film prodotto da Misiano, “Il cammino verso la vita” di Nikolaj Ekk, anche primo film sonoro della storia del cinema sovietico.
Ma la febbrile attività del calabrese non è limitata solo all’Unione Sovietica perchè si estende a tutta l’Europa e particolarmente alla Germania, dove, assieme al socio e amico Willy Munzenberg dà vita alla Prometheus film, struttura che importa in occidente i film girati in Russia, e che produce opere interessantissime di Brecht, Ivens, Piscator, dando vita al “Cinema proletario”, un cinema pensato per rappresentare le esigenze delle classi popolari. L’opera di Eugenio Attanasio che si avvale della collaborazione di Antonio Renda per la ricerca iconografica e Gugliemo Sirianni per la grafica, si giova di prestigiosi contributi di Eugenia Paulicelli sulla figura della costumista del filma Aelita Alexandra Exter, di Demetrio Iannone che fa luce sugli ultimi controversi anni di vita di Misiano, di Domenico Levato.Il volume spazia dal Misiano scrittore e drammaturgo, al cinema prodotto dalle società di produzione, la Mezrabpom in Unione sovietica e la Prometheus in Germania, delle quali era responsabile e socio collaboratore, protagoniste della vita culturale, sociale e politica tra gli anni ‘20 e gli anni’ 30 del ‘900. Un tassello importante del complesso puzzle della vita di Francesco Misiano, viene ora ricomposto, con la pubblicazione delle sue opere inedite per l’Italia: Tenebre e La tessera, che vengono pubblicate in Svizzera, durante la sua fuga all’estero, lavori che si inseriscono nel filone letterario antimilitarista e pacifista della prima guerra mondiale.. Tra gli altri contenuti interessanti vi sono la descrizione dell’incontro tra Corrado Alvaro e Francesco Misiano a Mosca nell’estate del 1934 e lo scritto di Mario La Cava in occasione dei cento anni dalla nascita.
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