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«Bisognerebbe riportare Cosenza al centro di un progetto, invece viene ignorata la sua storia»

La sociologa Nadia Gambilongo: l’area Sud della città e il suo prezioso centro storico da tempo sono dimenticati e in degrado

Pubblicato il: 02/11/2024 – 14:54
«Bisognerebbe riportare Cosenza al centro di un progetto, invece viene ignorata la sua storia»

COSENZA Lo scorso martedì si tenuta la prima riunione di coordinamento a Cosenza dei gruppi, associazioni, comitati, personalità politiche cittadine che hanno deciso di fare fronte comune e dire NO ad una fusione dei comuni condotta in maniera antidemocratica:  Filippo Veltri, Nadia Gambilongo, Battista Sangineto, Franco Salatino, Francesco Intrieri, Paolo Veltri, Tonino Capizzano. In questi giorni nell’area urbana  il tema della fusione dei comuni è diventato rovente.
La prima questione che è necessario mettere a fuoco, è che la fusione dei comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero non nasce da un percorso condiviso e maturato tra i cittadini dell’area urbana, non è espressione dalla volontà e delle decisioni delle comunità interessate, che per la verità sarebbero molto più estese. Purtroppo, è il frutto di una scelta scellerata calata dall’alto con una decisione assunta dalla Regione Calabria ai limiti della costituzionalità, che ha esautorato dalla possibilità di scegliere le amministrazioni  comunali. I tre comuni interessati si sono dovuti difendere presentando ricorsi al TAR, nei prossimi giorni sapremo come si determinerà rispetto al referendum.
La Legge Regionale 15/2006 ha esautorato i comuni dal potere, garantito dalla costituzione, di decidere sul proprio territorio e sulla comunità d’appartenenza; di fatto, cancellando la possibilità di partecipare attivamente ai processi decisionali di unione tra i comuni, di avviare una programmazione partecipata e di individuare i tempi e i modi per arrivare alla realizzazione di una comunità variegata, ma condivisa tra i comuni interessati, che sono con molta evidenza non soltanto Cosenza, Castrolibero e Rende. Esistono e sono potenzialmente interessati al processo di unione anche le realtà della  cintura a Sud di Cosenza e l’area collinare, nonché il Comune di Montalto, ma è necessario allargare la consultazione e la partecipazione  con tempi necessariamente più lunghi e democratici. Si è preferito invece avviare un tentativo di fusione a freddo ai limiti dell’alchimia amministrativa, su cui i comuni e i comitati dei cittadini hanno presentato ben quattro ricorsi. Inoltre, non esiste un progetto condiviso che fotografi l’esistente e prefiguri un’area urbana allargata con un piano urbanistico, del verde, del traffico degni di questo nome. Non è dato sapere – e rimane un mistero – cosa si farà dopo la fusione e come lo si realizzerà. Progetti di cementificazione e di impermeabilizzazione del suolo incombono, mentre i cambiamenti climatici ci dicono chiaramente che dobbiamo cambiare direzione. Si dice, per la verità senza cognizione di causa, che la fusione porterà vantaggi economici ai comuni. Le cifre sbandierate sono false e tendenziose, non ci sono studi socioeconomici che le avvalorino, i docenti dell’Unical sono sbigottiti di fronte a un disegno di fusione senza studi e proiezioni. Dunque, i vantaggi economici sarebbero solo frutto di una propaganda scorretta.
L’area Sud di Cosenza e il suo prezioso centro storico da tempo sono dimenticati e in degrado, bisognerebbe riportare Cosenza al centro di un progetto; invece, viene ignorata la sua storia e la fusione renderebbe il suo ruolo ancor più marginale rispetto allo sviluppo dell’area Nord.
Non esiste un progetto condiviso sui servizi socio sanitari, mentre l’Ospedale dell’Annunziata attende di essere potenziato con risorse e personale, ma nel frattempo si avviano altri studi di fattibilità.E’ necessario fare comunità con una progettazione partecipata dal basso, per questo motivo ogni giorno nascono nuovi comitati a Castrolibero, a Cosenza, a Rende per dire “NO”.

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