COSENZA «Signor Presidente del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, Signor Presidente della Corte di Appello di Catanzaro, Signori Procuratore generale e Procuratore della Repubblica, in questi anni, avete opposto “questioni di sicurezza pubblica” alle nostre richieste di ritornare a celebrare i processi nel Tribunale di Cosenza, nonostante ritenessimo documentata l’assenza di ragioni ostative al trasferimento. E ora? Che la sicurezza attiene alla vita di tutti gli operatori, cancellieri, polizia penitenziaria, magistrati e … sì, tocca constatarlo (!), anche a quella di noi avvocati, tutti per puro caso non coinvolti nella esondazione dei limitrofi torrenti che in pochi minuti ha travolto l’aula bunker? E, lasciatevelo dire, una via di scampo in meno avrebbero avuto gli avvocati per quella assurda e testarda disposizione che ha da sempre imposto di tenere distanti le loro auto centinaia di metri dall’ingresso; chissà per quale esigenza di sicurezza!». E’ uno dei passaggi di una nota diramata dalla Camera penale di Cosenza.
«E ora, che la “natura” – e non gli avvocati – ha dimostrato che il luogo in cui è stata costruita questa “meravigliosa struttura”, vicino a torrenti, rende imprevedibili rischi per le persone nel caso di condizioni atmosferiche analoghe a quelle recenti? Non ci interessa se la competente magistratura eseguirà verifiche per comprendere la regolarità di una struttura realizzata limitrofa a torrenti, sebbene preposta a contenere centinaia di persone. Si tratta di NON TORNARE MAI PIU’ in un posto che non è sicuro per la vita delle persone. Signor Presidente della Sezione penale del Tribunale di Cosenza, si tratta di ritornare, come hanno scritto efficacemente gli Avvocati nel luogo “naturale” del processo: il Tribunale di Cosenza»
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