«Mi ha stimolato molto l’articolo di Paride Leporace sulla città unica. Ha costretto il mio cervello ad andare indietro nel tempo, per dimostrare che la mia contrarietà non è frutto di “convenienza” (secondo Paride), ma, viceversa, mi è imposta dalla storia, da una grande tradizione, dal sentimento, dagli affetti, come ci suggerisce Filippo Veltri. Dall’ identità: una identità antica citata da Ecateo, storico e geografo greco del V secolo A.C., e, successivamente, da Cassio Dione, storico dell’età dei Severi. “I pennacchi borbonici” non c’entrano niente; è che non si può cancellare con un autoritario colpo di spugna un patrimonio culturale, ricco di pensiero e conseguenti azioni. In tutti i nostri interventi pubblici del periodo 1975/80, la chiusura era sistematicamente questa: “vi abbiamo illustrato un’utopia”. Perché per noi Rende è sempre stata un’idea da condividere con la comunità e da questa sempre condivisa. Tant’è che la vera protagonista del progresso di Rende è l’intera comunità rendese. Ma quando ad una visione si crede veramente e si ha capacità di programmare e di progettare, con il duro e determinato lavoro di ogni giorno, anche le utopie possono diventare realtà. L’utopia illustrata ai cittadini era di costruire un pezzo di città dell’area urbana di Cosenza, ma totalmente diversa dalla Cosenza Nuova, realizzata nel secondo dopoguerra». È quanto scrive l’ex sindaco di Rende, Sandro Principe, commentando l’articolo di Paride Leporace “Favorevole alla città unica a Cosenza ma con un’aggiunta di sana utopia”.
Ancora Sandro Principe: «Una Rende Nuova con le strade larghe, con tanto, tanto verde, con le case dei lavoratori al centro della città, con una grande area industriale, accogliente per l’Università (a cui assegnare, espropriandoli, centinaia di ettari di terreno ed assicurandole tutti i servizi, sottraendo risorse ai rendesi, poiché il nostro comune serve 80000 utenti con le risorse rapportate a 35000 residenti); una Nuova Rende senza doppi turni per studiare e, quindi, ricca di tanti edifici scolastici, di ogni ordine e grado, per consentire ad un bimbo che nasce da queste parti di svolgere, restando a casa, tutta la sua carriera scolastica dall’asilo nido sino all’università; un pezzo di città con biblioteche, musei ricchi di opere d’arte (ne sono nati 5), teatri, cinema, auditorium (se ne contano 5), delegazioni municipali e tantissimi impianti sportivi. E così è stato. In poco più di 50 anni è sorta una città colta, ricca, vissuta, dinamica. Non sto dicendo che è la città ideale. Come tutte le cose umane è imperfetta, ha difetti; ma i pregi sono molti, molti di più. Dunque, parlare proprio a noi rendesi di utopia è un poco audace. La nostra utopia è diventata realtà a seguito di tanto studiare, programmare, progettare, realizzare con impegno, passione, sacrificio, determinazione. La città unica la si vuole fare a freddo, sulle sabbie mobili, senza studi, programmi, progetti, sperimentazione». «Del resto, l’operazione a freddo, a me pare, è vista male anche da Paride. Ed, infatti, dove sta scritto che i servizi costeranno meno e funzioneranno di più senza uno studio analitico? Intanto godiamo di alcune certezze: 1) i cittadini di Rende e Castrolibero pagheranno l’enorme debito di Cosenza con il pagamento di almeno 3000 euro per cittadino; 2) lo Stato trasferirà al nuovo comune poco più di 2 milioni di euro l’anno e non 10 milioni di euro, come furbescamente affermano i fautori del SI’. Mi rendo conto che questa è volgare praticità.
Anche perché non siamo andati in giro a dire che mentre sognavamo, contemporaneamente studiavamo il Rossellino, redattore del primo piano regolatore nel sedicesimo secolo, il Sangallo, immediato continuatore del Brunelleschi e dell’Alberti, la grande arte figurativa italiana, che ci ha ispirato a riempire i nostri musei di opere di Mattia Preti, di Solimena, di Hendrick, conosciuto come Teodoro d’Errico detto il Fiammingo, di Levi, di Marasco, Balla, De Chirico, Sironi etc; recuperando e restaurando, nello stesso tempo, i beni culturali della città.
Questo per dire di cosa comporta amministrare realtà complesse, per cui sarebbe un azzardo operare una fusione a freddo, con il rischio calcolato di vanificare il grande disegno portato avanti dalla nostra comunità negli ultimi decenni.
Nessuno ci ha spiegato perché non si vuole sperimentare la gestione dei servizi insieme con l‘Istituto dell’Unione dei Comuni, a cui potrebbero aderire anche Montalto Uffugo, i comuni dei Casali, delle Serre, della Presila e del Savuto. Ciò starebbe a significare un federalismo tra i comuni, un nuovo modo di vivere la municipalità, coniugando storia ed identità con la ineludibile collaborazione. In ultimo, c’è una questione democratica grande quanto l’Everest. Chiedere il rispetto dei principi democratici garantiti dalla nostra Costituzione non può essere definita azione “cavillosa”». Secondo Sandro Principe «la proposta di città unica non viene dal basso: è stata cestinata, infatti, la prerogativa dei consigli comunali di avviare la procedura; ed il referendum che, non solo è consultivo, ma è anche regolato da una norma truffaldina, prevede una platea elettorale unica, per cui anche in ipotesi di successo dei NO a Rende e Castrolibero questa volontà delle popolazioni interessate può non essere presa in alcuna considerazione. Senza contare che, addirittura, anche un successo complessivo del No può esser vanificato dalla Regione che, con un antidemocratico atto d’imperio, potrebbe deliberare la fusione che, in realtà, sarebbe un’annessione. Un’annessione voluta da coloro che hanno fatto fallire l’unica iniziativa infrastrutturale strategica, che avrebbe collegato, con un percorso vincolato, l’area urbana e questa a Catanzaro ed a Germaneto. Facendo perdere 160 milioni di euro. Se tutto ciò può andar bene ai vecchi fautori “della potenza dei cittadini”, per noi è assolutamente inaccettabile. Un’imposizione, peraltro, in palese, scandalosa contraddizione con ciò che starebbe a significare il toponimo latino “Consentia”».
«Mi fermo qui, – conclude Sandro Principe – anche se non posso tacere il turbamento che mi suscita l’appoggio incomprensibile, politicamente, amministrativamente e tecnicamente, del centrosinistra a questa squallida operazione autoritaria del centro destra, guidato dal potentissimo Governatore della Calabria. Per il resto, mi riporto a Battista Sangineto, il cui pensiero condivido totalmente.
P.s: sul “calciomercato dei cervelli” meglio sorvolare. Pur riconoscendone l’efficacia giornalistica, nondimeno mi rattrista l’accostamento di uomini di scienza a dei calciatori che, per come noto, si trasferiscono ad altra squadra principalmente per “nobili motivi”».
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