REGGIO CALABRIA La politica in movimento, tra tornate elettorali, posizionamenti, convenienze, ricerca di spazi e di agibilità, ambizioni. Al traguardo dei tre anni della legislatura partita con le elezioni dell’ottobre 2021, un viaggio tra i banchi del Consiglio regionale delinea una “geografia” o una “mappa” profondamente modificata. Non propriamente “sliding doors” (traduzione “porte girevoli), perché non ci sono stati trasformismi clamorosi, passaggi da uno schieramento all’altro, per intendersi dalla maggioranza all’opposizione o viceversa, ma tanti cambiamenti per linee interne: l’ultimo quello del consigliere regionale Pietro Molinaro, anche presidente della Commissione Anti-‘ndrangheta, dalla Lega a Fratelli d’Italia.
I primi assestamenti dopo le Politiche del 2022, con l’elezione al Senato di consiglieri regionali come Simona Loizzo (Lega), Giovanni Arruzzolo (Forza Italia), Fausto Orsomarso (Fratelli d’Italia) e Nicola Irto (Pd), surrogati a Palazzo Campanella rispettivamente dallo stesso Molinaro, da Domenico Giannetta, da Sabrina Mannarino e da Giovanni Muraca (quest’ultimo a sua volta temporaneamente sostituito da Antonio Billari per la sospensione dovuta alla Legge Severino, sospensione poi finita), un altro cambiamento tra i banchi di Forza Italia con Antonello Talerico subentrato a Valeria Fedele avendo vinto un ricorso elettorale (Talerico inizialmente si sarebbe piazzato al Misto per poi aderire formalmente al gruppo azzurro). A parte questi cambiamenti quasi “dovuti”, nel corso della legislatura in diversi hanno fatto scelte in direzione diversa rispetto a quella elettorale: se il passaggio dal Misto al gruppo del Pd di Amalia Bruni, candidata presidente nella sfida persa contro Roberto Occhiuto, è sembrata una naturale evoluzione politica, più “impattanti” – sul piano degli equilibri nei e tra i partiti e soprattutto nella maggioranza – sono stati i passaggi di due consiglieri regionali eletti con Forza Italia, Giuseppe Mattiani e Katya Gentile, tra l’altro presidenti di due Commissioni, alla Lega, al culmine del “braccio di ferro” elettorale tra Carroccio ed Fi. Gli azzurri hanno in parte compensato con l’”ingaggio” – peraltro scontato – tra i propri ranghi di Salvatore Cirillo, eletto nell’ottobre 2021 con quella Coraggio Italia – fondata tra gli altri da Giovanni Toti- che è ormai sparita dalla scena, per quanto in Consiglio regionale ci sia ancora sotto quell’insegna Francesco De Nisi, che nel frattempo però ha abbracciato Azione così come con Azione Giuseppe Graziano, eletto a Palazzo Campanella con l’Udc, due new entry per i calendiani che però in Calabria sono con il centrodestra. Oltre a loro, infine, c’è da segnalare il percorso di Antonio Lo Schiavo, eletto con l’aggregazione DeMa di Luigi De Magistris, ma poi transitato al Misto con la sua compente Liberamente Progressisti.
Al tirar delle somme, così si sono configurati i cambiamenti in Consiglio regionale rispetto a tre anni fa: Forza Italia aveva 8 consiglieri regionali e oggi ne ha 7, la Lega è passata da 4 a 5 consiglieri regionali così come Fratelli d’Italia (nelle cui fila peraltro va ricordata la posizione di Giuseppe Neri, autosospeso da FdI dopo il coinvolgimento in un’inchiesta della magistratura reggina). Invariata Forza Azzurri (2 consiglieri) così come l’Udc (1), Coraggio è scesa da 2 a un consigliere regionale. All’opposizione, in aumento il Pd (5 nell’ottobre del 2021, oggi 6), stabile il Movimento 5 Stelle (2), DeMa è rimasto solo con un consigliere (Ferdinando Laghi) dai 2 di inizio legislatura. Nel complesso, quindi, oggi una “geografia” a Palazzo Campanella sicuramente molto diversa da quella di partenza, anche se i rapporti di forza all’interno delle coalizioni e tra le coalizioni non hanno subito particolari scossoni. Probabilmente, con l’avvicinarsi della fine della legislatura e l’inizio delle nuove “manovre elettorali”, il tourbillon al Consiglio regionale è destinato in futuro a riprendere con più vigore, mentre qualcuno ipotizza correttivi – come il vincolo di mandato – che però sembrano francamente ingiustificati. E forse sarà in questa fase che quelli che oggi sembrano posizionamenti alla fine diventino trasformismi veri e propri. E allora non resta che attendere. (a. cant.)
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