COSENZA La sua storia criminale inizia nel 2003, quando si avvicina a Franco Bruzzese e Giovanni Abbruzzese, prima che i due venissero arrestati per il tentato omicidio di Vincenzo Bevilacqua. Condannato per associazione a delinquere ed estorsione nell’ambito del processo “Nuova Famiglia“, Luciano Impieri sceglie di collaborare con la giustizia per salvare la sua famiglia e i suoi figli da un futuro segnato dagli ambienti criminali. Diventa prima autista e uomo di fiducia di Franco Bruzzese. Alla guida della Bmw 535 biturbo, lo accompagnava a diverse riunioni. Impieri ha frequentato a lungo gli ambienti criminali cosentini, conosce i vertici dei principali gruppi della mala.
Dopo l’ingresso ufficiale nel clan, Luciano Impieri riceve il «battesimo». Finisce in carcere, nel 2006, per il tentato omicidio di Francesco Sbano commesso a Paola. Nel penitenziario bruzio, nel 2009, «è stato battezzato da Franco Bruzzese con la “prima” e la “seconda” vale a dire con il grado di “camorra”». E’ un momento di svolta nella carriera criminale dell’ex autista, da quel momento riceverà lo stipendio (500 euro al mese). In cella, Impieri non commette errori. Un comportamento che convince Michele Di Puppo a comunicargli che avrebbe dovuto dargli “la terza” ovvero il grado di “sgarro”, «perchè si era comportato bene ed era meritevole di essere innalzato ad un grado superiore». Lo stesso Di Puppo – annotano i carabinieri – «disse ad Impieri di riferire a Maurizio Rango che questo era il suo volere».
La redenzione
Dopo anni vissuti nella galassia criminale bruzia, Impieri dice basta. Strappa tutte le camicie con incise le iniziali del suo nome e del suo cognome, e con un martello distrugge un orologio d’oro. Sono simboli di una vita che vuole cancellare, beni acquistati con soldi sporchi. Da quel momento, Impieri non solo non torna indietro ma inizia un percorso che lo avvicina sempre di più alla fede. Oggi, il collaboratore di giustizia è diventato diacono, dopo un lungo periodo di frequentazione di una comunità religiosa cristiana. Come racconta Caterina De Luca, avvocata di Impieri, alla Gazzetta del Sud: «chi crede veramente nella riabilitazione ha modo di farlo davvero se lo vuole, perchè il caso di Impieri ne offre piena rappresentazione». (redazione@corrierecal.it)
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