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Due giudici contro il decreto “Paesi sicuri”. E Salvini attacca le toghe

Le decisioni dei tribunali di Roma e Catania scatenato la polemica politica

Pubblicato il: 04/11/2024 – 19:47
Due giudici contro il decreto “Paesi sicuri”. E Salvini attacca le toghe

ROMA Altre due sentenze che mettono in dubbio l’efficacia del decreto “Paesi sicuri” riaprono lo scontro fra politica e magistratura sul tema dei migranti. Il giudice e presidente della sezione immigrazione del tribunale di Roma, Luciana Sangiovanni, ha emesso un decreto di sospensione dell’efficacia al diniego della commissione territoriale sulla richiesta di asilo di uno dei dodici migranti che erano stati trasferiti in Albania ed ha rinviato alla Corte di giustizia europea il decreto sui “Paesi sicuri”, sollecitando una risposta urgente e citando il recente «intervento del governo italiano».
In precedenza il Tribunale di Catania non ha convalidato il trattenimento disposto dal questore di Ragusa di un migrante arrivato dall’Egitto, che a Pozzallo ha chiesto lo status di rifugiato, affermando che una lista di “paesi sicuri” «non esime il giudice all’obbligo di una verifica della compatibilità» di tale «designazione con il diritto dell’Unione europea» e «in Egitto ci sono gravi violazioni dei diritti umani» che «investono le libertà di un ordinamento democratico».
«E’ la prima pronuncia di questo tipo dopo il decreto legge sui paesi sicuri», commenta il legale del migrante, l’avvocata Rosa Emanuela Lo Faro. Nel provvedimento il giudice dichiara «irrilevante la questione di legittimità costituzionale sollevata dal richiedente protezione» e «non convalida il provvedimento del Questore di Ragusa con il quale è stato disposto di trattenimento» del migrante. La decisione è del presidente della sezione Immigrazione del Tribunale di Catania, Massimo Escher, che sottolinea la necessità, nel valutare il trattenimento, di esaminare la qualifica data all’Egitto, con il decreto legge del 23 ottobre 2024, che lo include «in una lista che non prevede alcuna eccezione, né per aree territoriali né per caratteristiche personali». Per il Tribunale questa «qualificazione non esime il giudice dall’obbligo di verifica della compatibilità della designazione con il diritto dell’Unione europea, obbligo affermato in modo chiaro e senza riserve dalla Corte di giustizia europea nella sentenza della Gran Camera del 4 ottobre 2024». E l’Egitto, secondo il giudice, non è un Paese che abbia questi requisiti. «In Egitto – scrive il presidente Escher – esistono gravi violazioni di diritti umani che, in contrasto con il diritto europeo citato, persistono in maniera generale e costante e investono non soltanto ampie e indefinite categorie di persone (come dimostra l’inserimento tra le eccezioni della categoria dei “difensori dei diritti umani”, che individua l’esistenza di violazioni dei diritti di soggetti che agiscono per la stessa tutela dei diritti dell’uomo) ma anche il nucleo delle libertà fondamentali che connotano un ordinamento democratico e che dovrebbero costituire la cornice di riferimento in sui ci inserisce la nozione di Paese sicuro secondo la direttiva europea». «Il presidente Escher – osserva l’avvocata Lo Faro – spiega che il decreto non va applicato perché l’Egitto non è un paese sicuro per svariati motivi derivanti dalle schede per la determinazione del ministero degli Esteri, e, ancora una volta, afferma che in Italia il diritto di asilo è previsto dall’articolo 10 della Costituzione e nessuna legge ordinaria lo può scalfire».

Salvini: «Per colpa di alcuni giudici l’Italia non è sicura»

«Per colpa di alcuni giudici comunisti che non applicano le leggi, il Paese insicuro ormai è l’Italia. Ma noi non ci arrendiamo!». Così in una nota il vicepremier e ministro Matteo Salvini dopo la decisione del giudice di Catania che ha annullato un trattenimento.

Santalucia (Anm): «Tribunale Catania ha applicato le norme Ue»

La decisione del Tribunale di Catania di considerare l’Egitto tra i Paesi non sicuri verso i quali rimpatriare i migranti «è una delle possibili vie interpretative. Io la leggo come giurista come uno dei modi indicati da settant’anni di storia del diritto dell’Unione Europea» che viene applicato «facendolo prevalere sulle normative interne nei settori di competenza. Spero che non venga leggo come un atto di riottosità della magistratura». Lo ha detto il presidente dell’Anm, Giuseppe Santalucia, intervenendo all’assemblea organizzata a Bologna dall’associazione a sostegno dei magistrati che hanno rinviato alla corte Ue il decreto sui Paesi sicuri. «Una volta erano i pubblici ministeri, le toghe rosse della procura, a essere attaccate e i giudici finora erano stati un po’ tenuti da parte. Ora sono proprio i giudici a essere accusati di parzialità e di pregiudizialità per lo più i giudici civili, quelli dell’immigrazione», ha detto Santalucia. «Questa insofferenza nei confronti del potere giudiziario sembra allargarsi a macchia d’olio: non solo le procure oggi riguarda tutta la giurisdizione. In questo troviamo motivi di rinnovata preoccupazione», ha concluso Santalucia. (Ansa)

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