COSENZA Sessantasette cittadini impegnati nelle professioni e nel sociale hanno firmato “l’appello della società civile” contro la fusione dei comuni di Cosenza-Rende-Castrolibero, promosso dal Comitato “Cosenza No alla Fusione – Per una Città Policentrica”. Il Comitato, che è composto dal Comitato per una Città Policentrica (Associazione Dossetti, Civicamica, Prima che Tutto Crolli), Auser Cosenza, La Base, Unione Sindacale di Base (USB), nei giorni scorsi ha presentato ricorso al Tar Calabria, patrocinato dall’avvocato Rossella Barberio, contro i provvedimenti di fusione dei comuni di Cosenza-Rende e Castrolibero.
L’appello è fondato su alcuni punti cardine: la difesa della democrazia contro l’iniziativa antidemocratica della Regione Calabria, la difesa del ruolo della Città capoluogo, il contrasto dello squilibrio a nord che si determinerebbe con la fusione, la difesa delle periferie storiche, la difesa dell’ospedale a Vaglio Lise. Tutti coloro che intendono sottoscrivere l’appello possono farlo firmando sulla piattaforma change.org a questo link.
Il Comitato Cosenza NO alla Fusione – Per una Città Policentrica rivolge un appello ai cittadini di Cosenza Castrolibero e Rende perché votino NO al referendum sulla Fusione dei tre Comuni, indetto per il 1° dicembre 2024. «Un appello a tutela dei principi di democrazia e di coesione sociale e territoriale».
«Il NO al quesito referendario riguarda pertanto sia il metodo arrogante e illiberale con il quale si vuole realizzare la fusione, sia il merito della questione. Sul metodo: per la prima volta nella storia della Repubblica, su circa 140 fusioni avvenute, un tale processo non viene promosso su iniziativa dei Comuni, bensì con atto d’imperio della Regione. Le delibere dei Consigli Comunali sono state infatti cancellate dalla norma sulle fusioni. È un referendum truffa, in una regione assediata da mafie, massonerie deviate e vari comitati politico-affaristici, che proprio per questo richiederebbe invece un’assoluta trasparenza e rispetto delle regole da parte delle istituzioni».
«Sul merito: È ingannevole perché, contrariamente a quanto si afferma, i cittadini non vengono chiamati a decidere su una scelta che riguarda lo sviluppo del loro territorio, ma solo ad esprimere un parere su una decisione già dispoticamente assunta. È pretestuoso perché chiede se si vuole approvare la proposta di legge n. 177/12^, la quale prevede lo scioglimento dei tre Comuni “a decorrere dal 1° febbraio 2025”. Viceversa, le forze politiche hanno già deciso di far slittare lo scioglimento al 2027».
«Per entità e importanza è una fusione del tutto inusuale. L’istituto della fusione è nato infatti per i piccoli Comuni ed è malamente utilizzato per i grandi; quella di Cosenza-Rende-Castrolibero rientra in una fascia di grandezze che per economia di scala gli esperti concordemente ritengono insostenibile; coinvolge un Comune capoluogo per di più in dissesto economico; comprende un Comune disciolto per infiltrazioni mafiose; riguarda un territorio particolarmente identitario e ricco di tradizioni e di cultura, con un Centro Storico, quello di Cosenza, definito “Monumento di notevole interesse nazionale”.
La proposta di legge di fusione è un vero e proprio salto nel buio, perché prima di affrontare un problema tanto rilevante si sarebbe dovuto studiare la questione in maniera approfondita. Gravissime perplessità sono state espresse in proposito anche dalla Corte dei Conti, che ha rilevato come un’approfondita analisi preliminare sarebbe necessaria sia per la dimensione della fusione, sia perché essa non corrisponde a “un processo identitario consolidato, ma è dettata da logiche contingenti”.
Molto più appropriata sarebbe l’Unione dei Comuni (anche la Corte dei Conti la suggerisce), che oltretutto ne consentirebbe la sperimentazione e quindi un efficace approfondimento prima di pensare alla fusione.
L’inevitabile spostamento a nord del baricentro urbano, conseguente a una fusione orientata solo in quella direzione (com’è quella che si vuole attuare) trascurerebbe i centri storici dei tre Comuni, e soprattutto ridurrebbe quello di Cosenza (decretato Monumento di notevole interesse nazionale), a periferia estrema insieme alle frazioni di Donnici, Borgo Partenope e S. Ippolito. È un tesoro che non possiamo permetterci di perdere, pena la dequalificazione di tutta la città.
È semmai necessario un riequilibrio nell’area di Cintura di Cosenza, individuata strategicamente dall’Unione Europea: i Casali, le Serre Cosentine, i Comuni del Savuto a sud. A cominciare dallo svincolo autostradale a sud. Intendiamo difendere in tal modo le funzioni di Cosenza capoluogo di provincia, e il territorio tutto, da sud a nord, che le fa corona. Non amiamo i campanili, non abbiamo nulla contro Rende e Castrolibero, ma riteniamo che un unico polo di sviluppo attorno all’Unical sia insufficiente a soddisfare le esigenze di questo vasto territorio. C’è bisogno di un altro polo di sviluppo, turistico e agro-alimentare biologico che coinvolga i Casali presilani, le Serre e la Valle del Savuto e soprattutto la Sila, enorme patrimonio naturale finora sottosviluppato.
La cosiddetta “città unica”, che dovrebbe essere il risultato della ventilata fusione, è strettamente legata alla localizzazione del Nuovo Ospedale di Cosenza, la cui realizzazione è stata già decisa a Vaglio Lise con provvedimenti ufficiali da tutti i livelli istituzionali (Comune destinatario, Commissario ad Acta, Ministeri della Salute e delle Finanze, Presidenza del Consiglio dei Ministri, Conferenza Stato Regioni). Noi difendiamo questa decisione ormai avvenuta, perché ogni ulteriore tentativo di spostamento equivarrebbe a ripartire da zero e, di conseguenza, a perdere i finanziamenti. A meno che non sia questo il vero obiettivo per favorire la sanità privata».
Promuove il seguente appello il Comitato Cosenza No alla Fusione per una Città Policentrica composto da Comitato per una Città Policentrica (Associazione Dossetti, Civicamica, Prima che tutto crolli), Auser Cosenza, La Base, Unione Sindacale di Base (USB).
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