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“La libertà non ha pizzo”

‘Ndrangheta ed estorsioni, i commercianti reggini scelgono la via della legalità e chiedono «un sostegno concreto»

Diminuisce la sensazione di isolamento, ma c’è necessità di collaborare per “fare sistema”. L’analisi nel report di Libera

Pubblicato il: 04/11/2024 – 11:07
di Mariateresa Ripolo
‘Ndrangheta ed estorsioni, i commercianti reggini scelgono la via della legalità e chiedono «un sostegno concreto»

REGGIO CALABRIA Imprenditori e commercianti oppressi dalle estorsioni dei clan. Minacce, violenze, intimidazioni che spesso portano a cedere alle richieste di denaro o addirittura di merce per migliaia di euro. Un fenomeno che in Calabria colpisce tantissime imprese costrette con la violenza a piegare la testa. Lo dimostrano le tante inchieste contro la ‘ndrangheta. A Reggio Calabria, in particolare, le evidenze investigative emerse durante il processo “Epicentro” – con il quale la Direzione distrettuale antimafia reggina ha riunito le operazioni “Malefix”, “Metameria” e “Nuovo corso” – raccontano di una «consolidata e comune sinergia operativa attiva» tra i De Stefano, i Tegano, i Condello e i Libri, che vengono definite «le “quattro famiglie” tra le quali avviene la spartizione dei proventi delle estorsioni imposte a commercianti e imprenditori del centro storico di Reggio Calabria». Un fenomeno diffusissimo tra i commercianti reggini, tanto che più volte l’ex procuratore Giovanni Bombardieri ha lanciato appelli ai commercianti e agli imprenditori affinché trovino la forza di denunciare: «La denuncia – ha detto – è l’unico mezzo per far terminare questo controllo asfissiante».

L’indagine

E la via d’uscita c’è e sembra efficace. Lo dimostrano i dati analizzati da Libera nel report “La Calabria, le Calabrie, storie di illegalità, percorsi di impegno“, e raccolti con la prima indagine sulle imprese iscritte a ReggioLiberaReggio, “La libertà non ha pizzo”, l’associazione nata a Reggio Calabria nel 2010 e che raccoglie oltre 70 piccole e medie imprese reggine operanti in diversi settori. L’indagine, i cui risultati sono presentati nel report curato da Dario Musolino, docente presso l’Università Bocconi e l’Università della Valle d’Aosta, si è concentrata su diversi temi. «Scegliere la strada della legalità e non accettare compromessi o condizionamenti con la criminalità organizzata – viene rilevato – non penalizza le imprese di Reggio Calabria, ma sembra addirittura premiarle. Più del 40% delle imprese intervistate afferma che, da quando ha aderito a “ReggioLiberaReggio, La libertà non ha pizzo” la percezione della propria attività economica è migliorata, mentre poco meno di un altro 40% registra che è rimasta invariata, ovvero non è peggiorata. La percezione positiva della rete RLR, La libertà non ha pizzo è ulteriormente rafforzata dai dati sulla clientela e sui principali indicatori aziendali prima e dopo l’adesione. Nessuna delle imprese di servizi partecipanti all’indagine ha dichiarato una diminuzione della clientela, e quasi il 20% ha registrato un aumento. In pochissimi casi, fatturato, utile netto e numero di addetti sono calati dopo l’adesione alla rete».

Diminuisce la sensazione di isolamento, ma persistono criticità

Il report contiene dati molto incoraggianti se si tiene in considerazione che «circa l’80% delle imprese valuta positivamente o molto positivamente l’esperienza, evidenziando come la rete colmi la “sensazione” di isolamento che diverse imprese lamentano. Dopo l’adesione, quasi il 60% delle imprese si è sentito supportato nella propria attività. Inoltre, quello delle estorsioni a detta delle imprese, sempre essere un fenomeno «forse meno opprimente rispetto al passato (anche grazie all’azione repressiva dello Stato), e sempre più specifico di determinati settori (per esempio, settore edile) e funzioni aziendali (per esempio, forniture, reclutamento personale)». «Nonostante la pressione della criminalità organizzata, – inoltre – i vincoli infrastrutturali e la carenza di servizi, le imprese intervistate riescono comunque a ottenere risultati economici positivi».
Tuttavia il fenomeno rimane un «fattore cruciale che continua a penalizzare gravemente l’imprenditorialità e il libero funzionamento dell’economia locale». Tra i fattori negativi c’è da rilevare che «le imprese esprimono critiche anche verso il tessuto imprenditoriale e produttivo locale, considerato non all’altezza di “fare sistema” e di promuovere collaborazione, cooperazione e creazione di reti tra imprese».

Le richieste delle imprese: «Necessario un sostegno concreto»

Nel report infine vengono fatte presenti le richieste avanzate le imprese di “ReggioLiberaReggio” per superare le criticità: «Chiedono maggiore controllo e vigilanza sul territorio, e maggiore capacità di intervento per proteggere al meglio aziende e cittadini; invocano un supporto economico a chi denuncia (come agevolazioni fiscali) e un intervento più efficace da parte degli enti di governo nazionale e locale per migliorare il contesto istituzionale, infrastrutturale e sociale. È necessario un sostegno concreto al tessuto imprenditoriale locale che rigetta i condizionamenti mafiosi e fa impresa in modo sano e con successo. Le politiche per migliorare il contesto devono concentrarsi su investimenti nelle infrastrutture e nei servizi, nonché su un’azione più efficiente degli enti di governo. Inoltre, per contrastare i condizionamenti mafiosi nell’economia, serve un controllo più mirato e un sostegno effettivo alle imprese che denunciano». (m.ripolo@corrierecal.it)

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