Un agente bresciano monomandatario di Banca Progetto, Marco Savio, è stato arrestato nell’ambito di una doppia inchiesta delle Procure di Brescia e Monza con accuse a vario titolo di associazione a delinquere, truffa aggravata ai danni dello Stato, riciclaggio, autoriciclaggio, bancarotta e falso in bilancio.
Il 59enne è il fratello del sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia Paolo Savio.
Con due operazioni separate questa mattina la guardia di finanza di Brescia ha eseguito un sequestro preventivo da 6,7 milioni di euro e tre misure cautelari personali disposte dal gip di Brescia mentre i finanzieri di Como, coordinati dal Procuratore di Monza Claudio Gittardi e dal pm Michele Trianni, hanno eseguito 7 misure di custodia cautelare in carcere, 7 ai domiciliari e 5 persone sottoposte all’obbligo di presentazione alla polizia e un sequestro da 13, 8 milioni di euro disposto dal gip di Monza. Sotto i fari degli inquirenti ci sarebbero i meccanismi con cui aziende decotte o società neocostituite intestate a prestanome ottenevano finanziamenti dalle banche garantiti dallo Stato attraverso il Fondo di garanzia gestito da Mediocredito Centrale spa, falsificando bilanci e dati contabili. La Procura di Monza in particolare avrebbe svelato l’esistenza di un “sodalizio criminale” dedito ai reati fallimentari, frodi fiscali e truffe che avrebbe stabilito “la propria base operativa in un capannone di Cinisello Balsamo (MI), locato ad una azienda neo costituita attiva nel settore della telefonia e intestata ad un prestanome”. Una volta ottenuti i finanziamenti i soldi veniva ‘drenati’ spostandoli su altri conti correnti di aziende gestite da cittadini cinesi in Danimarca, Belgio, Germania o Repubblica Ceca o con veri e propri “spalloni” e impiegati per spese personali come “l’acquisto di autovetture di grossa cilindrata e camper”. Banca Progetto, l’istituto digitale che si trova in amministrazione giudiziaria da due settimane su richiesta del pm di Milano, Paolo Storari, per il “modus operandi opaco e discutibile” e la mancanza di “adeguata verifica della clientela”, si è dichiara parte lesa nelle vicende.
In particolare come amministratore della Marfin srl, agenzia monomandataria di Banca Progetto, Marco Savio avrebbe fornito «indicazioni» sulla «contabilità da falsificare», presentato i «prestanome» ai funzionari di banca e «pianificando» le «simulazioni di operatività aziendale» durante i sopralluoghi preliminari alla concessione delle linee di credito. Nell’inchiesta di Monza che ha portato all’esecuzione di 19 misure cautelari su 28 indagati Savio avrebbe contribuito a indurre «in errore» Banca Progetto su almeno 5 finanziamenti tra gli 1,4 e 3,4 milioni di euro ciascuno con danni sia «per l’istituto di credito» che «per l’erario». Oltre a Savio in carcere ci sono finiti Ernesto Maria Cipolla, Paolo Cotini, Simone Tacone, Michele Migliore, Massimiliano Musa e Maurizio Ponzoni, quest’ultimo ritenuto in altre indagini delle Procure di Milano e Busto Arsizio vicino a «consorterie di ‘ndrangheta» e alla Locale di Legnano-Lonate Pozzolo.
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