LAMEZIA TERME Un’associazione a delinquere di carattere transnazionale finalizzata alla commissione di truffe ai danni dello Stato, per il conseguimento di erogazioni pubbliche e di riciclaggio o autoriciclaggio dei profitti. È quanto emerso dalla doppia inchiesta condotta dalla Procura di Monza e quella di Brescia culminate con due operazioni separate, condotte questa mattina dalla Guardia di Finanza di Brescia e Como. Eseguito un sequestro preventivo da 6,7 milioni di euro e tre misure cautelari personali disposte dal gip di Brescia mentre i finanzieri di Como, coordinati dal Procuratore di Monza Claudio Gittardi e dal pm Michele Trianni, hanno eseguito 7 misure di custodia cautelare in carcere, 7 ai domiciliari e 5 persone sottoposte all’obbligo di presentazione alla polizia e un sequestro da 13, 8 milioni di euro disposto dal gip di Monza.
Secondo gli inquirenti e come riportato dal gip nell’ordinanza, il sodalizio, avrebbe acquisito «società di comodo, sostanzialmente inattive o decotte e prive di merito creditizio», falsificandone i bilanci e la contabilità, con aumenti di capitale simulati, «facendole così apparire floride ed operative per poi utilizzarle come veicolo per ottenere da diversi istituti di credito», soprattutto da “Banca Progetto”, ingenti prestiti assistiti da garanzia pubblici. Gli inquirenti hanno individuato la presunte “figura centrale” in Ernesto Maria Cipolla (cl. ’61) finito in carcere e considerato «ideatore del collaudato sistema fraudolento» che, insieme al sodale Simone lacone, avrebbe gestito «di fatto le società “veicolo” delle truffe, coordinando tutte le attività truffaldine finalizzate al “maquillage” contabile».
Nell’inchiesta, inoltre, sono coinvolti anche due soggetti già noti alle cronache. Si tratta di Maurizio Ponzoni (cl. ’66) – finito in carcere – Domenico Trimboli (cl. ’61) originario di Platì – ai domiciliari – e Michele Migliore (cl. ’50). Tutti e tre, sebbene con ruoli diversi, sarebbero stati dei prestanome «nell’intestazione delle quote e nell’amministrazione delle società veicolo dei finanziamenti» annota il gip nell’ordinanza e «meri partecipi all’ipotizzata associazione a delinquere». Ma non è tutto. Ponzoni, infatti, è stato condannato in via definitiva il 28 dicembre 2023 mentre ad aprile di quest’anno ha subito il sequestro di un compendio immobiliare del valore di diversi milioni di euro, detenuto anche per il tramite di società intestate alla propria compagna. Per gli inquirenti, inoltre, Maurizio Ponzoni è «inquadrato quale soggetto connotato da pericolosità sociale di tipo “qualificata”, agevolando la ‘ndrangheta e, in particolare, il locale di Legnano-Lonate Pozzolo. Come riportato dal gip nell’ordinanza, Ponzoni dal 27 giugno 2023 si trova agli arresti domiciliari. Ma, nonostante tutto, avrebbe intrattenuto rapporti con lo stesso Cipolla, attraverso una serie di utenze telefoniche intestate ad altri soggetti. Ma – come annota ancora il gip – la riconducibilità nell’utilizzo di queste utenze a Ponzoni è stata accertata nel corso delle indagini per mezzo di riscontri e verifiche. In primo luogo, proprio Ponzoni avrebbe inviato sistematicamente via WhatsApp a Cipolla un messaggio di testo dalle nuove utenze in suo possesso, firmandole con frasi ricorrenti, “maurizio nuovo numero”, “Maurizio nuovo”, “Mauri nuovo”. Inoltre, gli accordi telefonici finalizzati ad incontri personali a casa di Ponzoni sarebbero comprovati anche dal rilevamento – attraverso il GPS – dell’autovettura di Cipolla rilevata «in quelle circostanze nelle immediate vicinanze dell’abitazione di Ponzoni».
Come riportato ancora nell’ordinanza, Maurizio Ponzoni sarebbe dunque «uno degli organizzatori della frode, lato riciclaggio» e già condannato per l’inchiesta che lo ha visto protagonista, con altri coimputati legati alla ‘ndrangheta di Limbadi, e proprio a Michele Migliore. Quest’ultimo, infatti, è una delle figure chiave dell’inchiesta che ha visto coinvolto anche Enrico Barone (cl. ’69), condannato dai giudici del Tribunale di Busto Arsizio a 11 anni di reclusione per diverse condotte di bancarotta fraudolenta con l’aggravante del metodo mafioso lo scorso 7 giugno 2024.«(…) tu lo sai che se viene fuori il mio nome è un casino, perché c’è Bergamo e Brescia che sono collegati con Alessandria; ad Alessandria sono collegati con Torino; Torino è collegata con Milano, viene fuori un puttaniere…» diceva Migliore a Barone in una intercettazione risalente al maggio del 2020. «Non è perché sono 10, ci danno 10 anni a testa… sono 10 reati è sempre lo stesso, prenderemo 3-4 anni, col patteggiamento stiamo sotto i 4 anni e ti eviti l’arresto. Tutti insieme, i reati quelli sono…» rispondeva – sbagliando – proprio Barone.
Tra gli arrestati c’è anche l’imprenditore originario di Platì, Domenico Trimboli. Secondo il gip, accogliendo la tesi del pm, il calabrese avrebbe avuto «stretti contatti con Cipolla e avrebbe frequentato abitualmente gli uffici a Cinisello Balsamo» e «appare come soggetto che è a disposizione di Cipolla e dei suoi sodali per fungere da amministratore formale delle società da utilizzare per commettere le frodi ai danni dello Stato».
A finire in carcere nella maxi inchiesta anche il fratello del sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia Paolo Savio, l’agente monomandatario di Banca Progetto, Marco Savio (cl. ’65). Il fratello del magistrato è accusato di far parte dell’associazione a delinquere. In particolare, come amministratore della Marfin srl, agenzia monomandataria di Banca Progetto, avrebbe fornito “indicazioni” sulla “contabilità da falsificare”, presentato i “prestanome” ai funzionari di banca e “pianificando” le “simulazioni di operatività aziendale” durante i sopralluoghi preliminari alla concessione delle linee di credito. Banca Progetto è peraltro l’istituto digitale che si trova in amministrazione giudiziaria da due settimane su richiesta del pm di Milano, Paolo Storari, per il “modus operandi opaco e discutibile” e la mancanza di “adeguata verifica della clientela”, si è dichiara parte lesa nelle vicende. (g.curcio@corrierecal.it)
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