COSENZA «A Cosenza c’è il Palazzo di giustizia con aule dotate degli spazi e della tecnologia per tenere e gestire plurimi collegamenti da remoto, come d’altra parte già avvenuto in occasione di numerosi altri maxi-processi». Lo scrive la Camera penale di Cosenza in una lettera inviata alla Corte d’Appello in cui si chiede che i processi che riguardano la città bruzia tornino ad essere svolti in sede e non a Lamezia. «Oggi, che le calamità naturali costringono a ricollocare il processo n° 3804/17, Magistratura giudicante e Avvocati hanno congiuntamente manifestato la possibilità di celebrare il processo nella sua sede naturale, il Tribunale di Cosenza, semplicemente utilizzando il buon senso.
«Buon senso palesato da tutti gli Avvocati con la loro disponibilità all’utilizzo alternato degli strumenti – microfoni e telefoni – per consentire il sereno svolgimento delle udienze. Buon senso che non necessitava – riteniamo – di esternazioni ma che assume oggi il carattere dell’impegno. Quasi tautologico, ma se per voi rasserenante, siamo disposti anche a questo, dichiarare di impegnarci ad essere ciò che siamo: avvocati. È il buon senso dell’essere e dell’apparire magistrati e avvocati, come sempre, accomunati da una stessa toga». I rappresentanti della Camera chiedono dunque di «agire in nome di questa unica toga» e di «ritornare nel suo luogo “naturale”. Si tratta, anche, di restituire alla cittadinanza il diritto ad assistere, nel rispetto delle norme di sicurezza, al processo nel luogo naturale di celebrazione». Per questo, concludono con l’appello, «riportare il processo a Cosenza».
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