LAMEZIA TERME Poche apparizioni pubbliche – l’ultima il 4 novembre, in occasione della Giornata dell’Unità nazionale e delle forze armate – e ancora meno azioni sulla città. Tra qualche mese si chiuderà il decennio di Paolo Mascaro, sindaco chimerico, avvocato prestato alla politica, civico “ma anche” – per dirla alla Walter Veltroni – tesserato di Forza Italia, da meno di un anno. Abiti sartoriali e tono curiale in cui non mancano aggettivazioni ardite («sviluppo spaventosamente positivo dell’aeroporto»), tifoso sfegatato della Vigor, Mascaro non è stato il il sindaco della primavera di Lamezia ma piuttosto del lungo inverno lametino il cui simbolo è, per rimanere in tema meteorologico, il cratere sulla SS280 spalancatosi nelle ore della gaffe – che poteva evolversi in qualcosa di più dannoso – di aver lasciato le scuole aperte nonostante l’allerta.
«Una ragazza svedese che si è innamorata della nostra città» e un lametino che non vuole trasferirsi a Milano perché «qui c’è il paradiso» (non nel senso di Tranquillo): nel racconto di Paolo Mascaro sembra che i problemi non esistano; anche i conti sono in ordine: e parla senza mezzi termini di «miracolo» a proposito del disavanzo «quasi annientato» e dei bilanci positivi anche nelle partecipate come Lamezia Servizi.
Un gettone che il sindaco uscente vorrà sicuramente spendersi mentre impazzano le manovre – riposizionamenti e candidature da valutare – in vista del voto di primavera. Gli alti dignitari forzisti si interrogano se cercare o meno un nome alternativo a Mascaro. Bisognerà vedere anche cosa pretenderanno gli alleati di Lega e Fratelli d’Italia.
Stesse correnti squassano il fronte degli sfidanti, con Doris Lo Moro che sarà della partita ma con il rebus Gianni Speranza (a breve il risultato del sondaggio commissionato dal Partito democratico), sostenuto da figure influenti come Pasqualino Scaramuzzino che – forte del ticket vincente con Francesco Cicione nel polo dell’innovazione Entopan – potrebbe affiancarlo come un tempo facevano i fedelissimi Rosario Piccioni – che di recente ha lamentato il «silenzio assordante» di Mascaro sul declino dell’aeroporto.
Ma prima delle strategie dei partiti bisogna azzardarsi in un benché minimo “rendiconto” dell’operato di Mascaro sindaco. In quasi dieci anni – nel giugno 2015 la prima volta dell’avvocato con la fascia tricolore, poi non sono mancate le tribolazioni giudiziarie che qui ometteremo – la città più importante e strategica della regione viste la sua estensione (162 kmq), centralità e la presenza dell’aeroporto internazionale ha vissuto come un tempo sospeso, che solo nelle ultime settimane ha registrato uno strano attivismo del sindaco, con annunci di interventi che interessano persino la pulizia dei corsi d’acqua. Intanto, la mancanza della stessa «visione» imputata da Mascaro agli avversari si manifesta nell’area industriale, altra sfida (finora) persa, o nella difficoltà di intercettare finanziamenti proiettati al lungo termine limitandosi a un’attività puramente ragionieristica dei conti.
E poi invece c’è la realtà vissuta dai cittadini. Scordovillo e Ciampa di Cavallo sono enclave della illegalità dove le bonifiche si ripetono ma solo sotto forma di annunci (l’ultimo risale a una diretta facebook ai primi di ottobre: «Ci sono 8 milioni ed entro fino ottobre, al massimo a metà novembre, via a una radicale bonifica e trasferimento di 96 famiglie di etnia rom nelle aree attigue al campo, poi 28 milioni per la rigenerazione urbana e nuovi appartamenti entro tre anni») e con la stessa cadenza dei roghi, una bomba ecologica peraltro a due passi dall’ospedale; ma non mancano altre criticità cui l’amministrazione Mascaro non ha dato risposte: i rifiuti – anche speciali – abbandonati in tutto il territorio comunale, il castello mai riaperto, Sant’Eufemia con il dilagare delle attività in mano ai cinesi e in generale le periferie lasciate nel degrado.
Il sindaco si schermisce e glissa sulle polemiche, suggerisce di concentrarsi sulle «nove cose belle» di Lamezia anziché su quella «brutta» e invita i lametini a non segnalare solo ciò che non va. «Segnalate i problemi all’app City Green Light invece di mandare note ai giornali o fare post sui social», la sua strana idea di partecipazione. Ma se persino gli intervistatori compiacenti gli elencano più disservizi che «cose belle», il sindaco qualche domanda forse se la dovrebbe fare. (e.furia@corrierecal.it)
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