LAMEZIA TERME Un rapporto tanto stretto al punto da andare oltre la corruzione, entrando a far parte stabilmente dell’associazione a delinquere, nonostante l’appartenenza all’Arma dei Carabinieri. È uno degli aspetti più importanti emersi dalla corposa indagine condotta dai Carabinieri e coordinata dalla Distrettuale antimafia di Catanzaro, guidata dal procuratore ff, Vincenzo Capomolla, culminata con l’arresto id 59 persone nel corso dell’operazione “Artemis” condotta all’alba di oggi.
Si tratta di Vincenzo Pulice (cl. ’68), Comandante della Stazione dei Carabinieri di Maida dal 15 maggio 2017 al 6 luglio del 2022, poi trasferito d’ufficio alla Sezione Radiomobile della Compagnia dei Carabinieri di Catanzaro, finito in carcere nell’operazione di oggi. Secondo l’accusa e come riportato dal gip nell’ordinanza, Pulice, in qualità di responsabile delle funzioni di polizia giudiziaria nell’area di influenza della cosca, avrebbe «sfruttato il suo ruolo istituzionale asservendolo, letteralmente, agli interessi illeciti del locale sodalizio mafioso» con a capo il presunto boss Domenico Cracolici (cl. ’71), anche lui finito in carcere.
Come è emerso dalle indagini, infatti, l’ex comandante dei Carabinieri «si è rivelato, sin dalle primissime battute dell’indagine, un punto di riferimento per i vertici della cosca» annota ancora il gip nell’ordinanza, con cui avrebbe «intrattenuto rapporti consolidati nel tempo, garantendo loro protezione e tutela, attraverso una sistematica omissione di controlli nei confronti delle attività criminali dagli stessi promosse e poste in essere sul territorio di competenza, in alcuni casi prendendovi parte in prima persona, nonché da leader carismatico, quasi alla pari del boss di Cortale, nel settore del traffico di narcotici», si legge ancora nell’ordinanza.
Vincenzo Pulice, secondo l’accusa, avrebbe quindi avuto contatti e incontri con esponenti della cosca o soggetti contigui e, allo stesso tempo, avrebbe «mostrato di essere a conoscenza dei canali di comunicazione utilizzati dai sodali per trasmettere al capo cosca, Domenico Cracolici, messaggi rilevanti per l’organizzazione». Gli inquirenti hanno ricostruito, dunque, un rapporto “fiduciario” grazie al ruolo di Comandante, sfruttando anche i contatti con i due fratelli, Marcello (cl. ’78) e un altro non indagato, «veri e propri intermediari e deputati a prendere accordi con i fratelli del boss Cracolici», riporta ancora il gip.
È il 1° luglio 2022 quando al Luogotenente Pulice è stato notificato, a cura del Colonnello Sergio Molinari, Comandante del Gruppo Carabinieri di Lamezia Terme, l’invito di presentazione di persona sottoposta ad indagini, per il reato di omissione di atti d’ufficio commesso in concorso con altri due militari in servizio presso la Stazione dei Carabinieri di Maida. Come riporta il gip nell’ordinanza, lo stesso Pulice, prima della notifica dell’atto, avrebbe tentato di carpire maggiori informazioni presso la Corte di Appello di Catanzaro in merito al procedimento disciplinare, sfruttando le sue conoscenze. Il giorno dopo della notifica, inoltre, il militare si era attivato perché fosse scongiurato un possibile suo trasferimento, «ben consapevole – scrive il gip – non solo delle ripercussioni che ciò avrebbe comportato per la cosca, ma anche del rischio che lui per primo avrebbe corso». Un nuovo comandante, infatti, avrebbe certamente scoperto tutte le omissioni, gli abusi e gli atti contrari ai doveri d’ufficio di Pulice. Qualche giorno dopo, il 5 luglio 2022, il generale Salsano, Comandante della Legione Carabinieri Calabria, dispone il trasferimento immediato di Vincenzo Pulice al Nucleo Radiomobile della Compagnia Carabinieri di Catanzaro, notizia appresa dal militare il giorno successivo.
«(…) guardatevi, guardatevi perché gli occhi del ciclone ora sono tutti addosso… ed io sono contento che ad Enzo lo hanno tolto da là… da una parte… hai capito? Là le manette gli avrebbero messo…». A parlare è proprio uno dei fratelli del militare con il boss Domenico Cracolici, nel corso di un incontro monitorato risalente al 2 agosto 2022. Come riporta il gip, infatti, il provvedimento non avrebbe persuaso «Vincenzo Pulice dal mantenere intatti i rapporti con la cosca di Maida e Cortale», inviando anche delle “rassicurazioni”. Consapevole del traffico di sostanze stupefacenti che il fratello Vincenzo e Domenico Cracolici avevano imbastito nel corso del tempo, consiglia a Mimmo di “guardarsi”, poiché erano sicuramente attenzionati dalle Forze di Polizia. E, inoltre, spiegava al boss di sentirsi sollevato riguardo proprio al trasferimento del fratello. Secondo lui, se fosse rimasto a Maida e alla luce di quanto stava succedendo, avrebbe rischiato di essere arrestato. (g.curcio@corrierecal.it)
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