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Fusione, ora si accelera: l’ipotesi 2026 nel caso di proroga dei commissari a Rende

Lo slittamento al 2027 proposto dai consiglieri regionali del Pd potrebbe saltare per incardinare il processo prima del voto oltre Campagnano

Pubblicato il: 08/11/2024 – 15:58
Fusione, ora si accelera: l’ipotesi 2026 nel caso di proroga dei commissari a Rende

COSENZA L’attesa è finita: la pronuncia del Tar Calabria che oggi ha bocciato i 4 ricorsi avvia ufficialmente l’iter che porterà alla fusione dei comuni di Cosenza, Rende e Castrolibero. Intanto, domenica 1° dicembre i cittadini saranno chiamati ad esprimersi sulla città unica: dal responso si dipanerà poi una serie di passaggi istituzionali e politici che, in caso di vittoria del Sì, definirà il processo della conurbazione dal punto di vista amministrativo.

Il 2026 anno decisivo?

Fin qui i temi della giustizia amministrativa. Ma si sa che la vicenda della fusione ha anche e soprattutto un profilo politico, legato alle scadenze dei Consigli comunali coinvolti. Se Cosenza e Castrolibero vanno verso la naturale scadenza entro la definizione del processo, per Rende lo scenario è ben più intricato dal momento che un eventuale rinnovo di sei mesi della terna commissariale farebbe slittare una altrettanto eventuale chiamata alle urne al 2026, con la dead line 2027 a fare da riferimento per la fusione: ma in questi giorni prende sempre più quota l’ipotesi che – naturalmente in caso di vittoria del Sì al referendum – la data prima proposta e poi rafforzata da un emendamento bipartisan dal gruppo consiliare del Partito democratico a Palazzo Campanella possa farsi “retrocedere” di un anno per incardinare l’operazione città unica proprio entro il 2026, senza che a Rende si espleti un passaggio elettorale amministrativo che potrebbe “decadere” nel tempo più o meno breve della nascita del nuovo comune.
Qui si aprirebbe un altro fronte, battuto negli ultimi mesi soprattutto dai comitati per il No ma temuto anche ai fautori del Sì, ovvero quello della effettiva durata del processo preparatorio e, in un certo senso, giuridicamente propedeutico alla fusione: dallo Statuto alla definizione della gestione dei servizi integrati, potrebbero passare anche anni – il caso più vicino al capoluogo bruzio, anch’esso evocato da più parti è Pescara – e nei Comuni interessati potrebbe insediarsi una figura commissariale che traghetti l’ente dalla forma primaria alla sua evoluzione. Ma forse è uno scenario troppo lontano per parlarne già da ora. (euf)

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