CATANZARO Un altro “salasso” sulle casse della Regione. Puntuale, inesorabile, come una condanna. I pignoramenti, storica “zavorra” eredità del passato, tornano a scaricarsi pesantemente sul bilancio e sugli equilibri contabili e finanziari della Cittadella a cadenza quadrimestrale: in una recente delibera della Giunta regionale infatti si attesta una cifra pari a oltre 8,2 milioni di atti di pignoramento pagati e quietanziati dal tesoriere della Regione, in qualità di terzo pignorato, nel periodo che va dall’1 aprile al 31 luglio 2024. Una somma dunque abbastanza considerevole, che pesa anche perché conferma un trend quasi inarrestabile, aggiungendosi agli oltre 4,2 milioni di atti di pignoramento registrati nei quattro mesi iniziali dell’anno: da aggiungere a loro volta agli oltre 2,4 milioni già pagati e quietanzati dall’1 ottobre al termine dell’esercizio finanziario 2023, ai 1,5 milioni di atti di pignoramento già pagati e quietanzati dal 31 luglio al 30 settembre 2023, agli oltre 4,458 milioni nel periodo dall’1 maggio al 31 luglio 2023 e ai 6,232 milioni nei primi 4 mesi dello scorso anno. Si tratta essenzialmente di debiti maturati sotto amministrazioni precedenti a quella attuale: con riferimento al primo quadrimestre del 2024, a esempio, la somma più consistente afferisce ancora all’Afor, l’ormai ex azienda forestale della Regione, per oltre 1,6 milioni, quella in materia di ambiente per oltre 645mila euro.
Insomma, un meccanismo che ormai si riproduce, in modo perverso, quasi in automaticoe cheda anni continua a drenare risorse alle casse della Cittadella, tanto da essere stato definito dalla Corte dei Conti, tempo fa, un fenomeno “patologico”. Il meccanismo è quello classico di spese sorte a causa del riconoscimento, da parte dei dipartimenti competenti per materia, di debiti fuori bilancio derivanti da sentenze di condanna dell’ente ma anche di procedure esecutive originate da situazioni debitorie di soggetti ed enti terzi a loro volta creditori della Regione Calabria, poste in essere nei confronti dell’ente. Nel Documento di Economia e Finanza della Regione dello scorso anno questa dinamica veniva descritta in modo preciso: «Tali procedure, che continuano a rappresentare il maggior numero di quelle subìte, in termini quantitativi, traggono, pertanto, origine non da un debito proprio dell’ente regionale, ma da un debito che l’ente subisce come terzo e che di sovente è condannato a pagare, nonostante non esistano rapporti economici con i soggetti debitori e vengano conseguentemente rese dichiarazioni negative in ordine all’esistenza di rapporti debitori». Il problema, al quale negli ultimi anni la Regione ha comunque iniziato a porre rimedio, è anche il fatto che non sempre le strutture dipartimentali preposte riescono a individuare la spesa che ha dato l’origine al pignoramento. La zavorra dei pignoramenti del resto è plasticamente resa anche dal fatto che prudenzialmente, in sede di predisposizione del bilancio, la Regione è quasi costretta ad accantonare risorse a scopo difensivo degli equilibri di bilancio: e così il fondo necessario per fare fronte ai pagamenti connessi agli atti giudiziali di pignoramento presso il Tesoriere regionale nel bilancio 2023-25 era stato quantificato in 15 milioni, e in quello vigente, il triennio 2024-26, è stato determinato in 14,35 milioni per ciascuno degli anni 2024-2026. (a. cant.)
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