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La storia di Serafina Papalia, la figlia del boss di ‘ndrangheta consulente di bellezza

Oggi la donna lavora in un centro estetico a Milano. Nei giorni scorsi ha preso parte a un evento pubblico in cui erano presenti le forze dell’ordine

Pubblicato il: 10/11/2024 – 7:30
La storia di Serafina Papalia, la figlia del boss di ‘ndrangheta consulente di bellezza

Serafina Papalia oggi ha 45 anni e si presenta sui social network come “consulente di bellezza”, dedicandosi ad «aiutare le donne a sentirsi meglio con loro stesse». Cresciuta in una città che porta con sé un passato complesso e turbolento, Serafina è la figlia di Rocco Papalia, boss di ‘ndrangheta noto per il suo lungo curriculum criminale che include omicidi, sequestri e traffico di droga.
Serafina da anni è anche legata a Salvatore Barbaro, un altro nome noto nella criminalità lombarda. Alle porte di Milano le famiglie Papalia e Barbaro, come evidenziato in una serie di inchieste in cui sono state coinvolte, hanno rappresentato un pilastro della ‘ndrangheta, con un passato di violenza e traffici illeciti, prima legati a crimini violenti e poi ad affari poco puliti nel settore del movimento terra.
A ricordare la storia della donna è stato il quotidiano “Il Giorno”. Oggi, Serafina, conosciuta come Sara, ha intrapreso una nuova strada professionale. È residente a Gudo Visconti e attualmente lavora come consulente di bellezza in un centro medico ed estetico in via Sforza a Milano grazie al quale partecipa spesso a eventi legati al mondo della moda.
«Sono una Beauty Consultant presso Anthosan a Milano – scrive sul suo profilo Instagram – dove mi impegno ad aiutare le donne a sentirsi meglio con loro stesse. Il mio obiettivo è offrire un supporto a 360 gradi nel percorso di bellezza e benessere, accompagnandole in ogni fase: dalla scelta dei migliori trattamenti e prodotti, fino alla consulenza pre e post operazioni estetiche».
Nei giorni scorsi, la donna ha partecipato a un’iniziativa in un negozio di abbigliamento a Buccinasco, città in cui vivono i genitori, dove, nonostante l’atmosfera festosa, la presenza delle forze dell’ordine era palpabile. Dietro ai tavolini imbanditi con bicchieri di prosecco – ha evidenziato Il Giornoerano presenti carabinieri e polizia, impegnati in controlli amministrativi. Il sindaco Rino Pruiti ha segnalato l’iniziativa agli uffici competenti, mostrando una particolare attenzione alle attività illecite nel territorio, considerando l’influenza che i Papalia, insieme ai Barbaro, continuano ad avere in città.
Domenico Papalia, cugino di Sara, è stato recentemente arrestato per traffico di droga, mentre Salvatore Barbaro, marito di Serafina Papalia, è stato condannato a 8 anni nel processo “Parco Sud” sulle infiltrazioni mafiose nell’area edile della Lombardia e del movimento terra nella zona sud-ovest dell’hinterland milanese.

L’intervista a Sandro Ruotolo nel 2012

«Mi sono innamorata, non mi hanno costretto a sposare mio marito – disse Serafina (detta Sara) Papalia nel 2012 a Sandro Ruotolo nel corso di un suo reportage per il programma televisivo di Michele Santoro “Servizio Pubblico” –. Quanti omonimi ci sono? – sottolineò in quella circostanza la donna – non per questo sono tutti mafiosi, a Platì ci sono tanti Barbaro. Noi siamo la nuova generazione che vuole dire basta con quello che hanno fatto mio padre e mio zio. Io non sto dicendo che non esiste la ‘ndrangheta, io mi sono sposata con mio marito, ci siamo fatti una famiglia, lavorare è un reato? Mio marito ha venduto la Edil Company perché io ero stanca di sentire ogni giorno sui giornali “Edil Company…Barbaro-Papalia…Edil Company…Barbaro-Papalia…”. Noi sono da 4-5 anni che facciamo denunce ai giornalisti».
Sull’accusa, rivolta anche al marito, di aver ottenuto i lavori con l’intimidazione mafiosa, Serafina Papalia aveva rimarcato che si trattava solo di un’accusa, «ma non sono stati ancora condannati. Come mai negli atti non c’è nessun imprenditore che dichiara che è stato minacciato da mio marito Salvatore Barbaro?». «Al cancro c’è una cura – aveva detto ancora la donna – ma io adesso chiedo a voi, cosa dobbiamo fare per salvarci? Che futuro abbiamo noi giovani, il campo di concentramento? Ci vogliono mettere dietro al plotone di esecuzione? Io avevo 11 anni quando mio padre non c’era, così come mio marito. Secondo lei noi vorremmo che i nostri figli passassero quello che abbiamo passato noi? E invece cosa abbiamo? La stessa cosa». Appena un anno fa, sempre a Buccinasco, aveva destato scalpore la notizia dell’apertura di un bar gestito dalla figlia 23enne di Serafina Papalia e Salvatore Barbaro.

Chi è Rocco Papalia

Rocco Papalia, dopo aver trascorso 26 anni in carcere (è stato scarcerato nel maggio del 2017), è tornato a Buccinasco, in una villetta, dove il suo nome è sinonimo di una storia nera che ha segnato Milano. In diverse occasioni, ha difeso il suo diritto a rifarsi una vita. La sua residenza si trova sopra una comunità per migranti minori, un particolare che rende ancora più particolare la sua situazione. Papalia ha recentemente intrapreso una causa legale contro il comune proprio per questioni relative al diritto di passaggio della villetta. In un’intervista rilasciata nel gennaio 2023 al Tg3 regionale, Adriana Feletti, moglie di Rocco Papalia, aveva festeggiato la vittoria nel contenzioso, definendo la causa «sciocca». Con un sorriso aveva aggiunto: «Non esiste la mafia», per descrivere poi il marito Rocco come «una persona tranquilla». Tuttavia, per le autorità, Papalia rimane una figura di spicco della criminalità organizzata, considerato il padrino più influente della cosca in libertà. (redazione@corrierecal.it)

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