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‘Ndrangheta e Cosa Nostra studiano nuove rotte della droga. Dal drop off alla strategia delle navi di migranti

Le imbarcazioni cariche di polvere bianca salpano insieme a quelle cariche di profughi. L’imbroglio per tentare di distrarre gli agenti

Pubblicato il: 10/11/2024 – 6:59
‘Ndrangheta e Cosa Nostra studiano nuove rotte della droga. Dal drop off alla strategia delle navi di migranti

LAMEZIA TERME Il più grande gruppo criminale della droga in Sud America è il clan del Golfo. In un recente articolo sul Corriere della Calabria, abbiamo raccontato di una “truffa” messa in piedi dagli investigatori per incastrare i narcos e frenare un traffico di polvere bianca in transito nei porti italiani. Del clan ha riferito in una intervista ad Avvenire, Antonio Nicaso: studioso e profondo conoscitore della criminalità, insegna in Usa e in Canada ed è coautore di molti libri sulla ‘ndrangheta realizzati insieme al procuratore Nicola Gratteri. Lo scrittore tratteggia i contorni del modus operandi dei signori della droga colombiani. Che «utilizzano una strategia particolare nella gestione dei migranti e del carico di droga facendoli partire contemporaneamente su imbarcazioni identiche con destinazione finale gli Stati Uniti sempre passando dal Messico». Fin qui lo stratagemma svelato grazie alle indagini svolte, ma quando Nicaso riempie il suo commento di ulteriori e preziosi dettagli il quadro restituito è decisamente drammatico. «Secondo le autorità colombiane, quando si sono palesate le forze di sicurezza hanno gettato i migranti in mare per distrarre gli agenti dalle imbarcazioni impegnandoli a salvare le persone e consentendo all’imbarcazione con il carico di cocaina di raggiungere il Messico». Con tutti i rischi connessi per la vita dei migranti.

I viaggi, il business dei migranti

E così i disperati diventano arma di distrazione per le forze dell’ordine, costrette a tamponare due diverse emergenze: quelle legate alla vita delle persone in fuga da guerra, fame e povertà e quella dei trafficanti di morte e di droga pronti a tutto pur di metter in salvo il carico di polvere bianca. In questi viaggi della speranza diventano protagonisti i social, strumento utilizzato per promuovere l’itinerario di fuga. Uno dei passaggi più pericolosi è il Darién Gap, «costituito da oltre 97 chilometri di fitta foresta pluviale, al confine tra Panama e Colombia, un labirinto impenetrabile di animali selvatici e natura ostile dove diverse e spietate gang hanno stabilito il loro quartier generale. Questa rotta, attraversata da più di 500.000 persone nel 2023», confessa Nicaso. E qui entra in gioco il clan del Golfo che non si accontenta di lucrare con il traffico di droga ma pensa anche a guadagnare sulla pelle dei migranti, ai quali impone una tassa di ingresso per completare la complicata traversata. Ai poveri disperati vengono addebitati anche i «costi per il pagamento delle guide, una sorta di pedaggio con un costo che oscilla tra i 150 e i 300 dollari». Il totale dell’incasso accumulato, in un anno, dal clan del Golfo consente di comprendere i motivi per i quali i colombiani hanno optato anche per questo particolare business. Si parla di 60 milioni di dollari.

La droga via mare, Cosa Nostra sfida la ‘ndrangheta

La rotta della droga via mare è sicuramente quella più battuta dalle mafie. Non solo la ‘ndrangheta, ma anche Cosa Nostra sta tentando di occupare uno spazio non definito e non definibile nell’immenso specchio d’acqua che collega il mondo e consente l’attraversamento di navi e imbarcazioni cariche di droga. Quella brasiliana è una delle rotte più “apprezzate” e battute, i clan italiani – negli anni – hanno stabilito contatti diretti con le organizzazioni criminali sudamericane. A settembre, un’operazione coordinata dalla Guardia di Finanza ha portato al sequestro di 540 chilogrammi di cocaina nel mare antistante le coste siciliane. Un sigillo al patto siglato e definito tra i signori della droga dell’America Latina e quelli siciliani. Le recenti indagini, tuttavia, hanno permesso di scoprire un “nuovo” sistema utilizzato per far giungere la cocaina in Italia via mare. Oltre ai soliti container carichi di frutta e droga, vi è il ricorso al sistema denominato “drop off”. Materialmente si tratta dell’abbandono in mare dei carichi. Nel marzo 2023, al largo di Catania, la Guardia di Finanza ha sequestrato quasi 2 tonnellate di cocaina, scaricate in mare per consentirne il successivo recupero da parte di imbarcazioni nazionali. (f.b.)

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