Non c’è pace per il Ponte sullo Stretto: in un articolo di Repubblica si riporta che l’Ingv non ha «mai dato il via libera sismico» alla maxiopera da 14 miliardi di euro. Il certificato non c’è e la società appaltatrice si sarebbe avvalsa del lavoro di due tecnici dell’istituto a titolo personale. Il presidente dell’Istituto nazionale di Geofisica e Vulcanologia, Carlo Doglioni, in due lettere non usa mezzi termini: «Servono studi sulle faglie attive» – in primis su quella di Cannitello – mentre allo stato mancano «esami approfonditi» in un’area ad alta pericolosità sismica come quella tra Calabria e Sicilia, e l’Ingv non ha avuto dalla Società Stretto di Messina Spa alcun incarico ufficiale. Il caso è destinato a creare anche polemiche dal punto di vista politico. Arriva l’appello di Angelo Bonelli (Alleanza Verdi Sinistra): «Intervenga Meloni».
«Ma stiamo parlando del Ponte sullo Stretto di Messina o di una infrastruttura costruita con i mattoncini Lego su una zona al alto rischio sismico su cui non sono stati fatti i dovuti approfondimenti relativi ad una delle faglie più pericolose, ovvero quella attiva tra la Sicilia e la Calabria?»: così il segretario regionale del Pd Sicilia e capogruppo dem in commissione Trasporti della Camera, Anthony Barbagallo, che ha predisposto l’atto ispettivo urgente rivolto alla premier dopo quanto scoperto – e denunciato – dal quotidiano La Repubblica. «Non esiste infatti uno studio da parte dell’Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia sull’argomento contrariamente a quanto sostenuto dalla commissione Via del ministero dell’Ambiente e di questo vogliamo che la presidente del consiglio Giorgia Meloni in persona risponda in Parlamento» aggiunge Barbagallo.
«Il nucleo di coordinamento della Commissione tecnico-specialistica per le valutazioni ambientali per la Regione Siciliana ha espresso, all’unanimità, parere favorevole con prescrizioni sull’istanza della società Stretto di Messina per la valutazione d’impatto ambientale relativa al collegamento stabile tra la Sicilia e la Calabria». Lo dice il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani. «Si tratta – prosegue – di un passo decisivo per la realizzazione di un’infrastruttura che non è soltanto un simbolo di progresso, ma un’opera strategica e di importanza cruciale per la nostra regione. La Sicilia, partecipando al finanziamento del progetto con i fondi Fsc, dimostra ancora una volta la propria volontà di sostenere uno sviluppo infrastrutturale che potrà favorire la crescita economica, l’occupazione e migliorare significativamente la qualità della vita dei nostri cittadini, garantendo collegamenti più rapidi e sicuri. Sono certo che il parere trasmesso alla Commissione Via-Vas nazionale, che si esprimerà nei prossimi giorni – conclude Schifani – costituirà un elemento importante per il positivo avanzamento dell’intera procedura di valutazione ambientale, portandoci sempre più vicini alla realizzazione di un progetto che rappresenta una sfida e un’opportunità per la nostra Isola e per l’intero Paese».
«Nuova gravissima puntata sul Ponte sullo Stretto dopo i diversi rilievi sulle carenze sul piano tecnico, ingegneristico e ambientale, con progetti vecchi di oltre 10 anni e la figuraccia di documenti pieni di caratteri e tabelle illeggibili. Adesso l’Ingv fa sapere di non aver mai dato il via libera sismico sull’opera e che servono studi sulle faglie attive. Il governo faccia subito chiarezza in tutte le sedi e in Parlamento. Su quest’opera stiamo bloccando quasi 15 miliardi». Lo scrive il presidente del M5s Giuseppe Conte in un post su Facebook intitolato “Stanno inchiodando il Paese”. «Intanto – prosegue – i pendolari di tutta Italia, a partire da Calabria e Sicilia, sono costretti a viaggiare tra mille disagi e difficoltà. Non se ne fanno nulla dei plastici del ministro Salvini a favore di telecamera se passano ore davanti ai display delle stazioni per capire meglio l’entità di ritardi e interruzioni. Disagi che non sono legati a un “chiodo” come ci raccontano i ministri, ma a un Governo che ha fatto inchiodare il Paese». «Si son ritrovati, senza neppure volerlo, – conclude – 209 miliardi che il mio governo ha portato da Bruxelles e non sanno spenderli per le infrastrutture che servono. Sanno solo dire “no”, come hanno fatto in Parlamento sull’urgenza di una Commissione che vigili sul Pnrr. Non possiamo bloccare 15 miliardi sulla propaganda e sui pasticci del governo».
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