CATANZARO «E’ stato notificato oggi da parte dell’avvocato Francesco Pitaro un atto di diffida, nell’interesse di 120 dipendenti dell’Asp Catanzaro, al fine di ottenere il pagamento del buono pasto». Lo riferisce una nota diffusa dal legale. Nell’atto dell’avvocati Francesco Pitaro, notificato all’Asp Catanzaro, si legge che «tutti gli istanti sono dipendenti dell’Azienda Sanitaria Provinciale di Catanzaro con il profilo di medici ed infermieri; che tutti i dipendenti istanti svolgono turni di lavoro di durata superiore a sei ore; che l’ASP Catanzaro ha riconosciuto correttamente a molti propri dipendenti il diritto di ricevere il buono pasto; che, tuttavia, in modo completamente contra ius e discriminatorio e illegale, non è stato riconosciuto tale diritto agli istanti che sono dipendenti dell’ASP Catanzaro e che svolgono le loro prestazioni lavorative secondo turni di lavoro, di volta in volta stabiliti dalla stessa Azienda, e che superano le 6 ore; l’art. 29 CCNL Sanità 20/9/2001 ha disposto che “Le aziende, in relazione al proprio assetto organizzativo e compatibilmente con le risorse disponibili, possono istituire mense di servizio o, in alternativa, garantire l’esercizio del diritto di mensa con modalità sostitutive. Hanno diritto alla mensa tutti i dipendenti, ivi compresi quelli che prestano la propria attività lavorativa in posizione di comando, nei giorni di effettiva presenza al lavoro, in relazione alla particolare articolazione dell’orario. Il pasto va consumato al di fuori dell’orario di lavoro, Il tempo impiegato per il consumo del pasto è rilevato con i normali mezzi di controllo dell’orario e non deve essere superiore a trenta minuti. Il costo del pasto determinato in sostituzione del servizio mensa non può superare L. 10.000 …”; che, pertanto, è stato previsto che il dipendente abbia diritto al servizio mensa o buono pasto; che la detta condotta omissiva e inadempiente dell’ASP Catanzaro oltre che essere antigiuridica, ponendosi in contrasto con il CCNL e con le pronunce della giurisprudenza, costituisce condotta discriminatoria e impari e iniqua determinando, con tutta evidenza, una disparità di trattamento, in violazione dell’art. 3 della Costituzione, tra alcuni dipendenti, a cui correttamente è riconosciuto il diritto al buono pasto, e tutti gli istanti dipendenti a cui contra ius e illogicamente non viene riconosciuto tale diritto». In conclusione l’avvocato Francesco Pitaro, nell’interesse dei 120 dipendenti, «invita e diffida L’Azienda Sanitaria Provinciale di Catanzaro, in persona del Commissario straordinario in carica p.t., a volere, secundum ius, nel termine di sette giorni dal ricevimento del presente atto, riconoscere a tutti gli istanti dipendenti, in aderenza al CCNL e alle pronunce della giurisprudenza, il diritto al buono pasto e al relativo controvalore, nonché a riconoscere tale diritto anche con effetto retroattivo per tutto l’arco temporale nel corso del quale omissivamente l’ASP Catanzaro non ha corrisposto il buono pasto in favore degli istanti dipendenti, oltre interessi legali e rivalutazione monetaria fino al soddisfo. Con avvertenza che, decorso invano il termine assegnato, sarà adita la competente Autorità Giudiziaria al fine di ottenere la tutela dei diritti e delle ragioni degli istanti lavoratori, con aggravio di spese a carico dell’omissiva e inadempiente ASP Catanzaro, e sarà depositato un esposto alla Procura della Repubblica per il reato di omissione e per ogni altra eventuale ipotesi di reato che gli organi inquirenti ravviseranno nella condotta di chi ha negato il diritto degli istanti lavoratori. Con avvertenza, inoltre, che, decorso invano il termine assegnato, sarà segnalato tutto ciò all’Ispettorato del Lavoro affinchè quest’ultimo svolga i necessari accertamenti e adotti i provvedimenti dovuti».
Il Corriere della Calabria è anche su WhatsApp. Basta cliccare qui per iscriverti al canale ed essere sempre aggiornato
x
x