CASTROVILLARI Il collaboratore di giustizia Ivan Barone parla in qualità di testimone nel processo scaturito dall’inchiesta “Reset“, lo fa in videocollegamento dal sito riservato con l’aula bunker di Castrovillari. Una udienza preceduta dai comunicati della Camera penale di Cosenza e dall’ordine degli avvocati cosentini nei quali si chiedeva con insistenza di celebrare il procedimento nella «sede naturale» del tribunale bruzio. Ricordiamo che il processo, dalla prima udienza, si è celebrato nell’aula bunker di Lamezia Terme: oggi inagibile dopo il nubifragio che ha messo in ginocchio il lametino nelle scorse settimane. Domani era previsto un incontro per discutere della possibilità di celebrare il processo nel palazzo di giustizia della città dei bruzi ma la Corte di Appello di Catanzaro – lo scorso 11 novembre segnalano i penalisti – «ha comunicato telefonicamente alla presidente del Coa di Cosenza l’intenzione di annullare l’appuntamento».
Per la Camera Penale si è trattata di una decisione «priva di spiegazioni», motivo per il quale i penalisti cosentini si sono ritrovati a partecipare alla terza assemblea straordinaria delle ultime settimane per discutere il da farsi. Un clima decisamente poco disteso quello che ha accompagnato l’udienza fiume di oggi, in corso come da calendario nell’aula bunker di Castrovillari e con gli avvocati del Collegio difensivo giunti alla spicciolata per presenziare al procedimento dopo l’iniziale intenzione di non partecipare. Intanto il vicecapogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera, Alfredo Antoniozzi, ha preannunciato un’interrogazione al ministro Nordio per chiedere «per quali motivi il processo Reset, che riguarda la ‘ndrangheta cosentina, sia stato spostato a Castrovillari e non possa svolgersi a Cosenza».
Antoniozzi, nell’interrogazione ricorda che «la Camera penale di Cosenza e l’ordine degli avvocati hanno chiesto, ai sensi dell’articolo 145 bis del codice di procedura penale, il trasferimento a Cosenza. Era stato programmato un incontro tra la Corte di appello di Catanzaro e le rappresentanze degli avvocati successivamente saltato». «Lo stato di agitazione degli avvocati cosentini – scrive Antoniozzi – necessita di una comprensione e di un dialogo con gli organismi giudicanti al fine di non trasformarsi in un’astensione che penalizzerebbe ogni diritto di difesa e lo stesso procedimento». (f.b.)
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