LAMEZIA TERME Un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di reati, volti a conseguire illecitamente «contratti d’appalto di lavori di asfaltatura da Roma Capitale e da altri enti pubblici», nonché a eseguire con modalità fraudolente «i contrati d’appalto illecitamente aggiudicati, attraverso la formazione di falsa documentazione contabile». È quanto si legge nel decreto di perquisizione disposto dal procuratore di Roma, Lorenzo Del Giudice, nelle sedi del “Gruppo Pellegrini” e di una lunga serie di società, legalmente rappresentate da prestanome, ma riconducili a Mirko Pellegrini (cl. ’78) di Frascati.
Le indagini, nello specifico, riguardano accertamenti sulla società “La Fenice s.r.l.”, portando all’emersine di una fitta rete di persone giuridiche tutte dirette e gestite da un unico gruppo di soggetti facenti capo proprio a Mirko Pellegrini, «vero e proprio dominus di una struttura che, avvalendosi di un unico ufficio tecnico amministrativo, fa partecipare ad una molteplicità di gare d’appalto per lavori di asfaltatura e di rifacimento del manto stradale numerose società, governate da un unico centro decisionale che redige e formula ogni singola offerta, al fine di veicolare il risultato della procedura verso la società di volta in volta prescelta», scrive la procura di Roma. Le indagini, inoltre, avrebbero consentito di appurare la partecipazione delle società appartenenti al “gruppo” a numerose procedure di gara per lo più inerenti a lavori di rifacimento del manto stradale, con la conseguente aggiudicazione, che nella maggior parte dei casi hanno avuto quale controparte “Roma Capitale”, per importi di circa 100 milioni di euro.
Quello di Mirko Pellegrini non è un nome nuovo, soprattutto in Calabria. L’imprenditore di Frascati, infatti, è coinvolto nelle inchieste della Distrettuale antimafia di Reggio Calabria “Cumbertazione” e “Waterfront”. Nella prima, eseguita nel 2017, al centro c’era il sistema integrato che da Cosenza a Gioia Tauro avrebbe piegato gli appalti pubblici al codice della ‘ndrangheta, consegnandoli alle imprese dei clan. Occhi puntati sulle attività di due gruppi imprenditoriali: i Bagalà di Gioia Tauro, espressione del potentissimo clan Piromalli, e il cosentino Barbieri, legato ai potentissimi Muto di Cetraro. Il sequel arriva con “Waterfront”, nata nei giorni in cui gli inquirenti notificano il decreto di fermo agli imprenditori sospettati di essere le braccia operative dei clan della Piana. E di “Cumbertazione” approfondisce il contesto, a cominciare dai lavori relativi al lungomare di Gioia Tauro e al porto di Rosarno, assieme a un’altra serie di gare per opere pubbliche aggiudicate tra il 2014 e il 2016. In questa inchiesta, in particolare, secondo l’accusa «Mirko Pellegrini, rappresentante legale, direttore tecnico e socio unico della “Edilstrade S.r.l.”, avrebbe messo a disposizione la propria impresa per la partecipazione alle gare oggetto di turbativa, mettendosi comunque a disposizione di ogni esigenze dell’associazione». Cumbertazione e Waterfront sono processi tuttora pendenti presso il Tribunale di Palmi, in attesa del giudizio di primo grado. (g.curcio@corrierecal.it)
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