CATANZARO «Il diritto alla salute, nonostante il rango costituzionale da cui discende, è spesso violato: l’aspetto più evidente è rappresentato dalle liste d’attesa. Federconsumatori, tra denunce, accesso agli atti, azioni mirate d’informazione e tutela come la campagna Stop liste di attesa per dare assistenza ai cittadini, segue da tempo il fenomeno che limita l’accesso alle prestazioni sanitarie costringendo a rinunce o cure a pagamento». Lo scrive Mimma Iannello, presidente di Federconsumatori Calabria Aps.
«Il Piano Nazionale di Governo delle Liste di Attesa (PNGLA 2019-2021) disciplina da anni le modalità per governare e mettere in trasparenza il fenomeno stabilendo che ogni Azienda, Regione e Provincia Autonoma debba garantire le prestazioni entro i tempi massimi definiti per ogni classe di priorità, assicurare percorsi di tutela in caso di sforamento dei tempi e rendere accessibile ai cittadini i report di monitoraggio delle liste di attesa. Se pur vero che sui tempi di attesa gravano criticità strutturali nell’organizzazione dei servizi appesantite da anni di Piani di rientro e di tagli alla spesa pubblica, è altrettanto vero che pesano anche fattori di capacità ed efficacia organizzativa dell’offerta sanitaria dentro cui si annidano zone d’ombra al punto che, nella storia sanitaria regionale, non si ricorda sia mai stato reso pubblico un monitoraggio regionale dei tempi di attesa che, con criteri di uniformità e omogeneità dei dati, fornisse, ex ante ed ex post, le performance di ogni Azienda per prestazioni e ricoveri, per classi di priorità, per prestazioni rese dal pubblico, dal privato convenzionato e in regime di intra moenia».
«Eppure – continua la presidente di Federconsumatori – dalla messa in chiaro delle liste di attesa muovono risorse, personale, impiego della strumentazione sanitaria, lo spostamento di risorse verso il privato, la valutazione della dirigenza sanitaria e soprattutto, il rispetto del diritto di ogni cittadino di accedere alle prestazioni sanitarie entro le classi di priorità assegnate dal medico prescrittore. I tempi di attesa sono la cartina di tornasole del buon governo della sanità pubblica e delle sue prerogative di garanzia dei LEA e della presa in carico dei bisogni di cura delle persone. Non possono essere un fenomeno in cui s’intrecciano opacità, deficit organizzativi e interessi di ogni sorta. Per questo, Federconsumatori Calabria chiede alla struttura Commissariale alla sanità che venga messo in chiaro e partecipato lo stato dei tempi di attesa ed affrontate le emergenze in ogni Azienda con tempi e obiettivi certi d’intervento. Troppe volte si sono annunciati programmi e assegnate risorse che restano sulla carta».
«A fronte di dati ufficiali di Aziende dove sembrerebbe che tutto va bene e non necessari interventi aggiuntivi, risultano cronicizzati i ritardi delle liste di attesa come nell’Asp di Vibo Valentia dove, dal portale regionale, per un’ecografia alla mammella occorre attendere 641,5 giorni, per una mammografia bilaterale 397,4 gg., per una colonscopia 576,7 gg., per un’ecografia all’addome 195 gg. e per diverse visite specialistiche sino a 196 gg. Verrebbe da dire che mentre si studia il malato muore considerato che fra un decreto e l’altro passano gli anni, la quantità e qualità dei servizi arretra, i viaggi della salute continuano, tanti costretti a rinunciare alle cure e si muore anche di malasanità perché le ambulanze arrivano tardi e senza medici. La struttura commissariale ha recentemente provveduto al riparto fra le Aziende di 20.059.767,47 euro. Si tratta per la gran parte di risorse finanziate nel 2021 con la legge di Bilancio 2022 e che alla fine dello stesso anno in Calabria risultavano spese solo per il 28% contro il 69% della media nazionale. La Calabria non può permettersi di non spendere o spendere male o in ritardo risorse preziose che servono, oggi e non domani, per alleviare i disagi sanitari dei cittadini».
«Sicuramente la struttura commissariale dispone di dati sui tempi di attesa più attendibili di quelli resi pubblici, sarebbe grave se così non fosse; resta il fatto che la pubblicazione delle liste di attesa è un preciso adempimento a cui devono rispondere Regioni e Azienda. Eppure, a fronte del nuovo riparto di risorse pubbliche, non si conoscono i tempi di attesa per ogni Azienda e, soprattutto, quali obiettivi raggiunti con il Piano operativo di abbattimento dei tempi di attesa delle prestazioni differite durante la pandemia. I tempi di attesa necessitano di trasparenza, non possono riprodurre opacità come per le fatture pagate due, tre o più volte in un vortice di debiti e intermediazioni finanziarie su cui auspichiamo che la Procura di Milano possa fare chiarezza laddove hanno fallito anni di Commissariamento, Advisor e Tavoli di verifica. La pandemia, a fine 2022, ha differito in Calabria 5.322 ricoveri, 746.934 prestazioni ambulatoriali, ritardato le campagne di screening oncologici per 142.070 inviti. Nel frattempo, molti di quei cittadini hanno subito incalcolabili danni sanitari ed economici: molti hanno rinunciato alle cure, altri non sappiamo se ancora in vita, altri avranno aggravato la propria condizione di salute, altri ancora, con sacrifici, si saranno rivolti al privato».
«A questo quadro occorre offrire lo stato dell’arte in ogni Azienda affinché non un solo euro venga sciupato o restare inutilizzato nel rispetto di quei cittadini e di quanti sopraggiunti nell’attesa, la struttura commissariale è chiamata a mettere in chiaro cos’è accaduto delle migliaia di prestazioni differite e se il riparto delle risorse, così preziose in tempi di tagli alla spesa pubblica, è fondato su dati attendibili e “ripuliti” da rinunce indotte dal tempo considerato che, persino AGENAS fatica ad avere dalla Calabria dati certi sui tempi di attesa. Perché? Se ne spieghino le ragioni. Sono evidenti in questo contesto i limiti del portale regionale sui tempi di attesa per l’incompletezza dei dati e la loro difformità rispetto ai tempi assegnati ai cittadini dai CUP. La cosa certa è che i tempi ultimi rilevati in Aziende come Vibo Valentia sono socialmente insostenibili e meritano risposte urgenti nella piena trasparenza degli obiettivi e delle risorse assegnate per rimuovere limiti e impedimenti che ostacolano l’accesso alle cure».
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